1 - bakeneko

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È buffo ciò che la disperazione può spingerti a fare.

Anche qualcosa che un tempo avresti guardato con scetticismo, per poi scrollare le spalle e metterti a pensare ad altro, in un momento di disperazione può apparirti come la soluzione ideale, proprio ciò che stavi cercando.

E così metti da parte ogni tipo di dubbio e semplicemente decidi di crederci.
Non perché sia effettivamente così, ma perché hai paura di ciò che potresti fare se non ti affidassi anima e corpo a quella speranza, seppur questa fosse così effimera da poter a malapena essere definita tale.

- Kunio! -

Esclamò la ragazza aprendo la porta senza neanche bussare, annunciandosi con quell'unica esclamazione.

Nell'entrare nella camera del cugino, non poté fare a meno di aggrottare la fronte.
Non solo perché in questa si respirava un'aria così stantia da stare male, ma anche e soprattutto perché il sedicenne, al momento del suo ingresso, si era piegato di slancio sulla sua scrivania, coprendo ciò che c'era sopra con il suo corpo.

- Ma che fai? -

Domandò ridendo mentre si dirigeva verso l'unica finestra della stanza, spalancandola per far cambiare un po' l'aria.

- Niente che ti riguardi... -

Borbottò il ragazzo mentre lentamente con le mani tirava verso di sè qualunque cosa stesse nascondendo, facendo finire tutto nel cassetto della stessa scrivania, per poi richiuderlo all'istante.

- Perchè fai lo scorbutico? - Sbuffò la diciottenne andando a sedersi sul letto del cugino. - Non sei felice che la tua cuginetta preferita sia appena arrivata direttamente da Sapporo solo per farti compagnia? -

- Non mentire, lo so che sei venuta con l'unico obbiettivo di ingozzarti di Inari-zushi. -

- Non posso negarlo. - Sospirò alzando le spalle con fare melodrammatico. - Ma devi ammettere che come li fanno qui a Kyoto non li fanno da nessun'altra parte. -

- Sono solo polpette di riso rivestite di tofu fritto, non ci vuole un genio per farli. -

- Ma com'è che oggi sei così acido? - Sospirò la maggiore alzando lo sguardo al cielo. - Sei così gentile di solito... È successo qualcosa? -

All'udire quella domanda il sedicenne sussultò leggermente, ma stringendo le labbra si affrettò a distogliere lo sguardo da quello indagatore della cugina.

- Lo sapevo! - Esclamò lei, alla quale il gesto di Kunio non era affatto sfuggito. - Cos'è successo? -

- N...Niente di importante... -

Mormorò il sedicenne prima di alzarsi e andare a richiudere la finestra, dalla quale stava iniziando ad entrare un venticello un po' troppo freddo per i suoi gusti.

- Oh, non farti pregare. -

Ribattè la mora prima di battere un paio di volte con la mano destra sul letto, facendogli segno di sedersi accanto a lei.

- Sto bene qui. -

Ribattè lui mentre si sedeva nuovamente sulla sedia davanti alla sua scrivania.

Forse fu colpa della luce, in quel momento così forte da essere quasi accecante, ma per un istante alla diciottenne parve quasi che gli occhi del cugino fossero umidi, come prossimi alle lacrime.

- È solo che... Yoichi non torna a casa da più di una settimana. -

- Cosa? - Esclamò sgranando gli occhi incredula. - Avete avvertito la polizia? Sicuramente sì... Ma i suoi genitori che dicono? Saranno così preoccupati! Cos'è successo il giorno prima che lui... -

- Yoichi è il mio gatto. -

La interruppe il minore, puntando i liquidi occhioni verde bottiglia in quelli castani dell'altra.

- Oh... - Mormorò allora lei, non sapendo più cosa dire. - Beh, non credo che dovresti preoccupartene così tanto, i gatti fanno sempre così, no? Vanno e vengono a loro piacimento. -

- Yoichi non era mai sparito per più di due giorni. - Ribattè Kunio, lo sguardo desolato chino verso un punto indefinito del pavimento. - Ho sentito dire che quando i gatti spariscono per molto tempo, è perché sentono che stanno per morire. -

Il tono macabro e addolorato con il quale il cugino pronunciò quelle ultime parole la fece rabbrividire e non poté fare a meno di sentirsi ancora più in pena per lui.

- Kunio, io... Non so che dire... - Ammise osservandolo dispiaciuta. - Mi dispiace. -

- Tanto lo so a cosa stai pensando. -

- Eh? -

Ribattè la maggiore presa alla sprovvista.

- Stai pensando che ti dispiace per me, ma che dopotutto se anche Yoichi fosse morto sul serio non sarebbe poi chissà che tragedia... Perchè alla fine era solo un gatto. -

Inizialmente la cugina fece per ribattere, ma alla fine fu costretta a rinunciare e, mordendosi frustrata il labbro inferiore, arrossì violentemente sulle gote dall'imbarazzo: era proprio ciò a cui stava pensando.

- Non fa niente. - Aggiunse però Kunio e il sorriso piccolo e triste che le rivolse le strinse il cuore, facendola sentire la persona peggiore del mondo. - È normale fare pensieri del genere quando a soffrire è qualcun'altro. -

All'udire quelle parole la maggiore fu quasi sul punto di ripetergli che le dispiaceva molto, ma alla fine, rendendosi conto di quando al cugino quelle parole sarebbero sembrate vuote, capì che non era il caso.

- Hai ragione. - Mormorò alla fine, con lo sguardo chino anch'ella verso il basso. - È facile essere dispiaciuti per qualcuno che sta male, ma è impossibile comprenderlo davvero, anche se si è vissuta in prima persona un'esperienza simile. Quindi posso dirti solo una cosa... - E qui alzò lo sguardo verso il cugino, rivolgendogli uno dei suoi sorrisi migliori. - Aspetta ancora un po' prima di iniziare a parlare di lui al passato, ok? -

Kunio le rivolse un sorriso carico di gratitudine e annuì leggermente con il capo.

- Aiko! -

Si sentì chiamare tutto d'un tratto.

- È mia madre. - Disse la diciottenne alzandosi. - Vado a vedere cosa vuole. -

Benché Kunio fosse certo che il dispiacere della cugina nei suoi confronti fosse sincero, non gli sfuggì il sospiro di sollievo che fece quasi senza pensarci un istante prima di richiudersi la porta alle spalle.
Ma chiaramente non poté biasimarla per questo.

Così, decidendo di non pensarci più, il ragazzo riaprì il cassetto della scrivania e, sorridendo tristemente, ne tirò fuori un pezzetto di carta tutto piegato.
Pezzetto di carta che ben presto sarebbe diventato una bella gru.

Intanto, a chilometri e chilometri di distanza, il corpo senza vita di un gatto dal manto grigio cenere giaceva scomposto sul margine di una strada.

mille gru Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora