12 (lunedì)

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- Scappato di casa? -

Ripetè la donna sgranando lentamente i piccoli occhi castani.

Il figlio si limitò ad annuire un paio di volte con il capo, rivolgendo un occhiataccia alla cugina nel momento in cui la vide fare una smorfia indispettita e alzare gli occhi al cielo, ancora convinta che delle sue tre teorie fosse la terza quella corretta.

- È grave... - Stava dicendo nel mentre la madre del ragazzo, massaggiandosi delicatamente le tempie con il pollice e il medio. - Allora, innanzitutto bisogna chiamare i suoi genitori per rassicurarli, non oso neanche immaginare quanto debbano essere preoccupati in questo momento... Quindi dovremo prendergli un biglietto per il treno o magari accompagnarlo direttamente noi o... -

- Non è necessario. - La interruppe però Kunio, scuotendo vigorosamente il capo. - Ho prestato il mio cellulare a Yoichi poco fa, li ha già chiamati. -

- Oh, bene. - Commentò la donna sospirando sollevata. - Cos'hanno detto? -

- Che lo verranno a prendere loro non appena si libereranno dal lavoro. -

- Ovvero? -

Ribattè la madre, molto più rilassata ora che era stata trovata una soluzione al problema.

- Un paio di settimane. -

- Come scusa? - Ribattè strabuzzando gli occhi, certa di aver sentito male. - Hai detto due settimane? -

- Circa. - Rispose il figlio annuendo un paio di volte. - Sono molto occupati ultimamente e hanno capito le motivazioni di Yoichi, inoltre lui non rischia neanche di saltare dei giorni di scuola visto che studia con un'insegnante privato. -

- Oh, capisco... - Mormorò la donna, portando lentamente la mano destra al capo, riprendendo a massaggiarsi le tempie, ora però con movimenti più lenti e stanchi, dettati dalla rassegnazione più che dall'ansia. - Beh, immagino che non ci siano problemi a ospitarlo qui per un po' di tempo. -

- Grazie! - Esclamò di getto il figlio sorridendole raggiante. - Vado subito a dirglielo. - Quindi si voltò e a passi svelti si diresse verso la sua camera.

- Lo sapevo che avremmo dovuto prendergli subito un altro gatto... -

Mormorò la donna prima di incamminarsi a passi stanchi verso la sua camera da letto, facendo scoppiare a ridere la diciottenne.

La ragazza attese finché la zia non si fu richiusa la porta alle spalle, quindi si affrettò per raggiungere Kunio, il quale era appena arrivato davanti alla porta della propria camera, situata in fondo al corridoio.

- Che vuoi ancora? -

Sospirò il sedicenne nel vedere la cugina.

- Sembri andare piuttosto di fretta. - Commentò l'altra nel vedere la mano del ragazzo già pronta ad abbassare la maniglia, con l'indice che picchiettava insistentemente la superficie metallica. - Per caso hai paura che Yoichi abbia passato gli ultimi dieci minuti a metterti a soqquadro la stanza? - Quindi scoppiò a ridere, ammutolendo però solo pochi istanti dopo nel vedere l'espressione impassibile e leggermente corrucciata del cugino, quasi stesse realmente temendo una cosa del genere.

- Devi chiedermi altro? -

Sospirò allora Kunio nel vedere che la ragazza non si smuoveva da lì.

- Solo un'ultima domanda. - Rispose lei, sollevando l'indice destro davanti al viso dell'altro, come a sottolineare il concetto. - Che sia davvero scappato di casa o meno, Yoichi lo conosce o no il giapponese? -

- No che non lo conosce. -

- Ma allora, visto che abbiamo già appurato quanto Google Traduttore faccia schifo, come ha fatto prima a riportarti la conversazione che ha avuto con i suoi genitori? -

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