4 - jorōgumo

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- Non te la prendere, sono certo che non sia andato via perché ce l'ha ancora con te. -

- Lo so. -

- Voglio dire, ormai ci abbiamo fatto l'abitudine. Sappiamo bene come sei fatta e che non lo fai a posta. -

- Lo so. -

- Quindi non ti devi preoccupare se adesso Kunio è... -

- Akinari. - Lo interruppe Saya, prendendo un respiro profondo. - Al contrario di te, io non sono affatto preoccupata. -

- Eh? - Ribattè il biondo preso alla sprovvista. - Guarda che neanche io lo sono. -

- E allora perché ne stiamo ancora parlando se abbiamo risolto tutto con Kunio più di due ore fa? -

Il ragazzo ammutolì, rimanendo in silenzio a rifletterci per alcuni istanti, quindi le rispose con un'alzata di spalle e le fece segno di riprendere a camminare.

Quel pomeriggio all'Inari Futaba non c'era anima viva, forse perché avrebbe iniziato a piovere a breve o forse più semplicemente perché di solito alle quattro e mezza di un lunedì pomeriggio, la maggior parte degli adulti si trovava a lavoro, mentre i ragazzi a scuola per partecipare alle attività dei vari club scolastici.

Ad ogni modo, quale che fosse la ragione, in quel momento all'interno del piccolo negozio di dolci si trovava solo un'adolescente.
Aveva i capelli leggermente mossi e castani, ma così chiari da sembrare quasi biondi, lunghi fino alle spalle.
Il viso era invece pallido e dai tratti delicati, non esattamente femmineo, quanto androgino.
Indossava inoltre un ampio grembiule, che rendeva ancora più arduo riuscire a stabilire a quale genere appartenesse.

- Ha un'aria familiare. -

Commentò Saya mentre si avvicinavano.

- Beh, sarebbe strano il contrario. - Ribattè Akinari ridendo leggermente. - Frequenta la nostra scuola e un paio di anni fa era perfino nella nostra stessa classe. -

- Ah, sì... -

Rispose l'altra, seppur in tono non particolarmente convinto.

Quando si avvicinarono ulteriormente, la ragazza si accorse che l'adolescente teneva il capo chino verso il basso, rivolto verso qualcosa che si trovava dietro il bancone.
Che stesse facendo i compiti?

- Ehi, ciao Jun! -

Esclamò Akinari quando i due giunsero di fronte al bancone del negozio.

Jun sussultò nel sentirsi chiamare e subito sollevò lo sguardo verso i due, lasciando cadere ciò che teneva tra le mani nello zaino situato ai suoi piedi.
Fu questione di un istante, ma a Saya quasi sembrò di intravedere due piccole gru di carta precipitare verso terra.

- Oh, buongiorno! - Salutò Jun, sorridendo nel riconoscere i due. - Cosa volete? -

- Per me un mochi alla fragola. -

Rispose subito Akinari, frugando nelle tasche alla ricerca di qualche spiccio.
Intanto Jun prese il dolce e lo infilò all'interno di una piccola bustina, che porse poi al biondo.
Quindi si voltò verso Saya, sussultando leggermente nell'accorgersi che la ragazza teneva lo sguardo fisso sul suo viso.

- Hai... - Mormorò, a disagio. - Hai deciso cosa prende... -

- Ma tu sei maschio o femmi... -

- Anche per lei un mochi alla fragola! -

La interruppe Akinari, parlando ad alta voce in modo tale da sovrastare quella della ragazza.

Per alcuni istanti non accadde nulla.
I tre rimasero semplicemente in silenzio, cercando di realizzare cosa fosse appena successo.

Quindi Jun senza dire nulla prese un secondo mochi, lo mise in sacchetto e lo porse alla ragazza.

- Perché mi hai fermata? -

Sbuffò Saya due minuti dopo, quando lei e Akinari si furono allontanati abbastanza dall'Inari Futaba.

- Ma ti sembrano cose da chiedere? - Replicò il biondo, addentando il mochi e tirandolo finchè la pasta morbida e gommosa non cedette. - E adesso non provare a tirare fuori l'alessitimia, perché uno può essere privo di empatia quanto ti pare, ma ciò non significa che deve essere anche irrispettoso. -

- Che esagerato. - Sbuffò la corvina alzando lo sguardo al cielo. - A me sembra una domanda più che lecita. -

- Non riesci proprio a capire, eh? -

Mormorò a quel punto il ragazzo, parlando tra sè e sè piuttosto che con lei.

E nel sentire quelle semplici parole, Saya iniziò a sentirsi male.
Così, di punto in bianco, senza che neanche lei ne sapesse la ragione.
Sentiva quel maledetto buco nero, quella voragine che si sentiva nel petto, agitarsi e rimescolarle le viscere, per poi salire su fino a raggiungere la gola, bloccandole il respiro.

- Io giro a destra. - Mormorò con un filo di voce quando Akinari fece per svoltare a sinistra. - A domani. -

- Ciao, a domani! -

La salutò di rimando il biondo, aggrottando la fronte perplesso nel vederla affrettare il passo, per poi girare l'angolo e sparire dalla sua visuale.

"Eppure viviamo nello stesso condominio... Dove starà andando?"

Se la corvina avesse saputo ciò a cui il ragazzo stava pensando in quel momento, probabilmente gli avrebbe risposto "bella domanda", dato che neanche lei ne aveva la più pallida idea.
Così continuò a camminare senza meta, affrettando sempre di più il passo, finché non ce la fece più e fu costretta a fermarsi per riprendere fiato, decidendo di sedersi per alcuni minuti lì sul marciapiede.
Si era però appena sfilata lo zaino dalle spalle, che d'un tratto qualcuno le venne addosso, urtandole la spalla e proseguendo come se nulla fosse.

- Ehi! -

Esclamò voltandosi verso lo sconosciuto.
Si trattava di un ragazzo sulla ventina, i capelli lisci e scuri pettinati con cura e i vestiti così puliti e in ordine da dare quasi l'impressione di essere appena usciti dalla lavanderia.
Benché le fosse appena venuto addosso, non sembrava andare di fretta. Procedeva invece con calma, un passo per volta, le braccia abbandonate lungo i fianchi e lo sguardo perso nel vuoto, eppure diretto verso un punto ben preciso.

Fu allora che la ragazza udì uno strano suono, come di uno strumento a corda, provenire da uno dei vicoli che aveva appena sorpassato.

Prima che se ne rendesse conto, si stava dirigendo anche lei in quella direzione, guidata dal suono.
Quando però il ventenne svoltò l'angolo, immettendosi nel vicolo, lei si ritrovò ad esitare, per poi affacciarsi leggermente titubante.

Fu allora che per la prima volta in tutta la sua vita provò due emozioni contrastanti nel medesimo istante.

Ovvero un terrore raggelante, misto al più strano, insensato e travolgente senso di attrazione che la ragazza avesse mai provato.

mille gru Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora