non ti arrenderai facilmente, vero?

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novanta gru

- Un daifuku alle fragole, grazie. -

- Mh? Ah sì, certo. -

novantuno gru

- Due dango e un mochi. -

- Sì, solo un istante... Ecco a lei. -

novantadue gru

- Jun. -

- Sì? -

- Jun, tesoro mio... Cosa diamine stai facendo? -

- Che intende? -

Ribattè sollevando lo sguardo verso la signora Abe, una cinquantenne bassa e robusta con le braccia incrociate al petto e i piccoli e vispi occhietti scuri, incredibilmente simili a quelli di un topo, puntati carichi di perplessità e disappunto sulla progenie della sua cara socia in affari.

- Sto facendo l'origami di una gru. -

- Una gru? -

Ribattè la donna, calcando molto sulla parola "una".

- Beh... Qualcuna... -

Concesse l'adolescente distogliendo lo sguardo a disagio.

- Qualcuna... -

Ripetè la signora Abe, osservando sconcertata la piccola scatola di cartone, un tempo contenente dello zucchero, ora strapiena di quasi un centinaio di piccole gru di carta.

novantatré gru

- Jun. -

Chiamò nuovamente, sospirando sconfortata.

- Sì? -

- La carta. -

- Cosa? -

- La carta che stai usando. -

- Cos'ha che non va la carta che sto... Oh... -

Solo allora Jun si rese conto di aver usato per errore nelle ultime gru pezzetti della carta che sarebbe dovuta essere utilizzata per incartare i dolci.

- Senti, già so che me ne pentirò, ma come mai stai facendo tutti questi origami? -

- È tutta colpa di Ōnishi. -

- Avrei dovuto intuirlo... Hai combinato qualcosa nel tempio per caso? -

- No, niente del genere. - Ribattè scuotendo lentamente il capo, mentre le mani, che ormai avevano imparato a memoria i movimenti, continuavano a piegare la carta. - Ha presente quella leggenda che dice che se fai mille origami della gru, poi puoi esprimere un desiderio? -

- Sì, ce l'ho presente. Ma non pensavo che tu credessi a cose del genere. -

- Infatti non ci credo. - Disse mentre riponeva altre due gru all'interno della scatola. - Ma Ōnishi mi ha detto che se riuscirò a farne mille, poi proverà a convincere i miei genitori a... - E qui rivolse una rapida occhiata verso la strada, ancora gremita di gente. - ...Insomma, lei lo sa. -

- Sì, lo so. - Sospirò la signora Abe alzando per un istante lo sguardo al cielo. - Quante ne hai fatte fin'ora? -

- Novantasette. -

Rispose mentre metteva insieme alle altre gru quella che aveva appena finito di sistemare.

- E hai iniziato solo oggi? - Domandò strabuzzando gli occhi. - Notevole, non c'è che dire... -

- Punto di finire entro venerdì. -

- Beh, oggi è ancora domenica, ne hai di tempo. Sono certa che ce la farai. -

All'udire quelle parole Jun sollevò con stupore i grandi occhi cerulei verso di lei, rivolgendole un piccolo sorriso spontaneo carico di gratitudine.
Quindi si rimise all'opera.

- Però... - Riprese la cinquantenne in tono perentorio prima di afferrare con un gesto svelto la gru che aveva tra le mani e l'ormai ex scatola di zucchero. - Basta per oggi, o almeno, basta farne qui. -

- Ma... -

- Jun, hai aspettato sedici anni... - Sospirò la signora Abe, parlando ora in tono più dolce nel vedere la sua espressione sconfortata. - Non dovresti avere problemi ad aspettare altri cinque giorni, no? -

- Si, ha ragione... -

Sospirò Jun chinando il capo verso il basso.

- Ottimo. - Esclamò allora la donna cambiando tono di voce così repentinamente, da far quasi prendere un colpo all'adolescente. - Allora torna subito a lavoro, mentre parlavamo si è formata una bella fila. -

Jun si voltò alla sua sinistra e quasi si prese un colpo nel vedere che il bancone dal negozio era affollato da almeno una decina di persone, per non contare quelle che, incuriosite dalla folla, si avvicinavano per dare un'occhiata.

Ci volle circa mezz'ora per accontentare tutti i clienti e al termine Jun per poco non si lasciò cadere a terra dalla stanchezza.

- Si sono già fatte le dieci. - Commentò la cinquantenne mentre si strofinava sbrigativamente le mani sul grembiule. - Tra dieci minuti chiudiamo, ok? -

All'udire quelle parole subito Jun annuì energicamente con il capo, facendo scoppiare a ridere la donna.

- Adesso vado un attimo in bagno, te la sai cavare per cinque minuti, giusto? -

- Sì, certo. -

- Perfetto. -

Sorrise prima di voltarsi e avviarsi a passi svelti verso il bagno.
E Jun stava già pregustando la sua ormai vicina libertà, quando...

- Mi scusi, avete gli Inari-zushi? -

Sussultò nel sentirsi rivolgere la parola e subito si voltò verso il nuovo arrivato.
Si trattava di un'adolescente, incredibilmente Jun non avrebbe saputo dire se maschio o femmina, dai capelli corti e candidi e la pelle diafana. Sarebbe quasi potuto passare per un'albino, non fosse stato per le iridi, così scure da confondersi con la pupilla.

- Inari-zushi? - Ripetè chinando lo sguardo sul bancone. - Mi dispiace, ma lo abbiamo finito. -

L'Inari-zushi era un particolare tipo di sushi e si riteneva che fosse il cibo preferito delle volpi del dio Inari.
Proprio per questo motivo, benchè solitamente il negozio vendesse esclusivamente dolci, durante quel periodo di festa ne venivano preparati moltissimi.

- Mhm... - Mormorò il cliente storcendo il naso, mentre chinava lo sguardo sul bancone. Quindi strabuzzò gli occhi ed entusiasta puntò l'indice sul vetro. - Ma no, guarda! Ne è rimasto ancora uno! -

Jun osservò con incredulità l'ultimo Inari-zushi rimasto.
Come aveva fatto a non notarlo?

- Oh, scusa... - Mormorò afferrandolo con un fazzoletto e porgendoglielo. - Sono 100 yen. -

Il cliente ridacchiò e lasciò la moneta sul bancone.

- Grazie mille. -

Sorrise per poi voltarsi.

Jun si aspettava che a quel punto avrebbe subito ripreso il cammino verso il tempio, invece per qualche motivo si fermò girato di spalle dopo aver fatto appena un paio di passi.

- Tu... Non ti arrenderai facilmente, vero? -

- Che intendi di... -

Ma non ebbe il tempo di finire la frase, che quest'ultimo si voltò in direzione del tempio e iniziò a correre.

Subito Jun si sporse sul bancone e forse fu colpa di un gioco di luci, della stanchezza o di chissà cos'altro, ma mentre correva, gli parve quasi di vedere un'enorme coda bianca spuntare tra l'orlo della sua maglia e quello dei pantaloni.
Poi, un attimo prima che quello strano, stranissimo individuo scomparisse tra la folla, Jun ebbe quasi l'impressione di vederlo rimpicciolirsi, finché non assunse le sembianze di una piccola volpe bianca.

Ehi sommo Inari...
Posso chiederle un favore?

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