8 (lunedì)

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Buio.
Tutto era avvolto nel buio più assoluto.
Benchè Jun avesse l'impressione di aver aperto gli occhi, continuava a non vedere assolutamente nulla.

Protese una mano verso l'alto, posizionandola di fronte al viso, ma non vide che una sagoma scura, così accennata da non riuscire quasi a distinguerla da tutto il resto.

Per un istante si chiese se quello non fosse solo un sogno, uno dei sogni più strani che avesse mai fatto.
Ma poi si rese conto di riuscire a percepire nitidamente tutta una serie di sensazioni che sarebbe stato impossibile avere all'interno di un sogno, come ad esempio il lieve e gelido venticello che aveva causato la pelle d'oca su tutto il suo corpo, oppure il dolore che sentiva in testa e quello allo stomaco, o ancora quello strano odore d'incenso, così intenso da pizzicare il naso, che aveva appena iniziato a percepire.

Poi improvvisamente si accese una piccola fiammella traballante, come prodotta da una candela, e Jun scoprì di trovarsi al chiuso, in posizione supina sotto un soffitto di legno.
Ma forse dire "al chiuso" non è l'espressione più adatta dato che, senza considerare il soffitto, quel piccolo spazio era costituito da solo tre pareti, come una fermata dell'autobus.
Voltando lentamente il capo verso la sua destra, Jun scorse infatti uno strano paesaggio all'aperto, rischiarato solo dalla fioca luce lunare.
Riuscì a scorgere dei piccoli altarini, circondati da bassi arbusti e altri oggetti che da quella distanza non riuscì a definire, oltre ad una scala di pietra della quale non riusciva a scorgere la fine.
Assottigliando lo sguardo, si rese inoltre conto della presenza di una miriade di statue di pietra, sparse un po' ovunque e di ogni grandezza possibile, ma tutte raffiguranti il medesimo soggetto: volpi.

- Ehilà! -

Esclamò di punto in bianco una voce alle sue spalle.
All'udirla Jun sobbalzò, voltandosi di scatto verso la sua sinistra.

Il ragazzo con il kimono bianco era lì, seduto a gambe incrociate al suo fianco con un piccolo sorriso divertito sulle labbra.

Jun fece per dire qualcosa, come chiedergli cosa diamine ci facesse lì, cosa fosse successo, per quanto tempo avesse perso i sensi e via dicendo, ma le parole morirono in gola ancora prima che avesse potuto pensare a come iniziare, nel momento in cui si rese conto di un nuovo particolare al quale in un primo momento non aveva fatto caso.

C'era qualcosa che spuntava dietro la figura del ragazzo, qualcosa di grande, soffice e bianco. O meglio, tre qualcosa grandi, soffici e bianchi.

- Che hai? - Domandò lui aggrottando la fronte. - Stai facendo una faccia... Che guardi? -

E nel dirlo si voltò a sua volta alle sue spalle, capendo con un'esclamazione sorpresa cosa fosse ciò da cui Jun non riusciva a distogliere lo sguardo.

- Beh, che posso dirti? È faticoso rimanere trasformati troppo a lungo. - Si limitò a dire con un'alzata di spalle. - Ma visto che da volpe non posso parlare, ho pensato che questa fosse l'opzione migliore. È molto meno faticoso mantenere questa forma. - Quindi agguantò una delle tre code e se ne portò un'estremità in grembo, accarezzandola un paio di volte. - Per caso ti fa senso? -

- Eh? - Ribattè Jun, non sapendo cosa dire. - Ecco... No, certo che no. È solo che è un po' strano... -

Mormorò mentre sollevando leggermente lo sguardo notava anche la presenza di due piccole protuberanze sulla sommità del capo del ragazzo. Due piccole orecchie da volpe.

- Allora diciamo che siamo pari. -

Sorrise a quel punto l'altro lasciando andare la coda e alzandosi lentamente in piedi, scrollandosi la polvere dal kimono.

All'udire quell'affermazione Jun aggrottò la fronte, chiedendosi cosa intendesse dire.
Solo quando un istante dopo si ritrovò a rabbrividire a causa di uno spiffero di vento improvviso, comprese il significato delle sue parole.
E così subito, istintivamente, sollevò il busto e le ginocchia, stringendosi le gambe al petto.
Aveva addosso solo la biancheria intima.

- Stanotte non fa troppo freddo e ho pensato che facendoti prendere un po' d'aria avresti ripreso prima i sensi. - Disse semplicemente il ragazzo con un'alzata di spalle, affatto dispiaciuto o imbarazzato per ciò che aveva fatto. - Ti ridarei i tuoi vestiti, ma da quanto hai corso ora sono tutti inzuppati di sudore e preferirei non toccarli. Ma se vuoi posso prestarti un kimono, ne ho a volontà. -

- Magari... -

Rispose Jun rivolgendogli un'occhiataccia carica di vergogna e astio.

Senza fare una piega, la volpe si diresse verso un angolo del piccolo ambiente e afferrò da terra un kimono bianco piegato ordinatamente, come se lo avesse già preparato in anticipo.
Lo porse a Jun senza aggiungere altro.

Mentre l'adolescente si vestiva in fretta e furia, cercando di capire come fare ad indossare un abito del genere, l'altro se ne stette in un angolo in silenzio, osservando con un misto di curiosità e stupore i suoi occhi cerulei rivolti verso il basso e velati da un sottile strato di lacrime trattenute.

- Te ne vergogni così tanto? -

Jun sussultò nel sentirsi porgere quella domanda, ma non rispose, affrettandosi invece ad avvolgersi l'obi intorno alla vita.

- È per questo che odi Inari, vero? Perché è come te. -

- Non odio Inari perché è come me. - Ribattè Jun di getto. - ...Ma perché io sono come Inari. -

- Non vedo dove sia la differenza. - Commentò il ragazzo con un'alzata di spalle. - Ma comunque dovresti smetterla di metterti continuamente sullo stesso piano del sommo Inari, è alquanto irrispettoso, sai? Soprattutto considerando che ci troviamo nei pressi di uno dei suoi santuari preferiti. -

- Vuoi dire che è qui vicino? -

Chiese subito l'adolescente voltandosi di scatto alle sue spalle, quasi temesse di vedere arrivare Inari da un momento all'altro.

- No che non lo è. - Sbuffò la volpe alzando gli occhi al cielo. - Ma se anche lo fosse, di sicuro non passerebbe qui per salutarti. Ma ad ogni modo, non ti ho ancora spiegato il motivo per cui ti ho condotto qui. -

Jun non rispose, continuando a tenere lo sguardo rivolto verso l'esterno, come per accertarsi che il ragazzo avesse detto il vero.

- Posso esaudire il tuo desiderio. -

L'adolescente sussultò e si voltò di scatto, rivolgendogli uno sguardo incredulo.

- Hai sentito bene. - Sorrise la volpe. - Niente quattro anni di attesa e niente più preghiere ad un vecchio che non ti darà mai retta.
Posso fare in modo che il tuo desiderio venga esaudito entro questo venerdì.
Tutto ciò che ti chiedo sono mille gru, contando ovviamente anche quelle che hai fatto fino ad ora, e che recuperi per me una certa cosa della quale ti parlerò più nel dettaglio tra poco.
Fallo e io farò in modo che tu abbia finalmente ciò che desideri: la possibilità di scegliere. -

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