7 (lunedì)

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- Ehi, aspetta! Fermati un attimo! -

Chiaramente all'udire quella richiesta il piccolo animale dal manto candido accelerò ulteriormente, costringendo Jun a fare lo stesso.

Ormai non sapeva neanche più da quanto tempo stesse inseguendo quella volpe bianca, su per le rampe di scale che conducevano ai santuari più sconosciuti e nascosti del tempio di Inari, sarebbero potuti essere dieci minuti come un paio d'ore.

Fino a poco tempo prima aveva sentito i piedi andare a fuoco, la testa scoppiare, una fitta alla milza e le gambe che mano a mano si facevano sempre più deboli e instabili.
Poi però, all'improvviso, senza che quasi se ne rendesse conto, il dolore e la stanchezza erano scomparsi, sostituiti da una strana sensazione di intorpidimento.
Si era fatto tutto ovattato, dal rumore dello scalpiccio dei suoi passi, alla sensazione gelida e pungente dell'aria che respirava attraverso il naso.
Tutto ciò che riusciva a percepire in quel momento era quella piccola macchia bianca indistinta, abbastanza vicina da poterla distinguere in mezzo all'oscurità, ma al tempo stesso troppo agile e distante per poterla afferrare.

Durante l'inseguimento Jun inciampò un'infinità di volte, altrettante a causa del buio finì con l'andare a sbattere contro un torii, o un paio di volte addirittura contro dei piccoli santuari di pietra, ma in qualche modo non perse mai di vista quella volpe.
Non tanto perché facesse in fretta a riprendersi e rimettersi in cammino, quanto perchè quella pareva quasi intenzionata a farsi inseguire più che a scappare.
E così ogni volta che per sbaglio inciampava o perdeva tempo, poi alzando lo sguardo la trovava ferma lì, seduta compostamente qualche gradino più avanti, che gli rivolgeva le spalle e teneva lo sguardo verso l'alto, in attesa che si rimettesse in moto.

Ma poi, perché la stava inseguendo?

Jun non avrebbe proprio saputo cosa rispondere a questa domanda, non essendoselo chiesto neanche una volta.
Semplicemente aveva sentito di doverlo fare.

Quando poco prima giù in strada l'aveva riconosciuta, aveva sentito il viso diventare rosso dalla rabbia e lo stomaco agitarsi, proprio come succedeva tutte le volte che si ritrovava a dover far visita al santuario di Inari.
Non aveva neanche considerato l'idea di ignorarla e andare via.

E così in quel momento stava salendo di corsa quella miriade di gradini e sentieri in salita, chiedendosi se sarebbero mai finiti.
Il monte di Inari era alto circa duecentotrenta metri, quindi quanti gradini potevano volerci per arrivare fino in cima?
Jun non ne aveva idea, ma temeva che fossero decisamente troppi.

Stava pensando proprio a questo, quando all'improvviso, sollevando lo sguardo, si rese conto di un piccolo particolare: la volpe era scomparsa.

Strabuzzò gli occhi, affrettando subito il passo, rifiutandosi di credere di aver fatto tutta quella fatica per nulla.
Non dovette salire che un'altra decina di scalini, però, che alzando lo sguardo si rese conto di due cose: che riusciva a scorgere la fine di quella che sperava fosse l'ultima rampa di scale e che, seduto esattamente sull'ultimo gradino con i gomiti puntati sulle cosce e il volto preso tra le mani, c'era qualcuno con addosso un kimono bianco.

Ma non era solo il suo abbigliamento ad essere di quel colore, bensì anche i capelli, lunghi fino a poco sopra le spalle e tutti spettinati e il viso diafano, che illuminato dal fioco bagliore della luna pareva assumere quasi una sfumatura perlacea.
L'unica "macchia" erano i suoi occhi, piccoli e dall'iride scura, che si confondeva con la pupilla.

Nonostante ci fosse almeno un altro centinaio di gradini a separarli, in qualche modo Jun riuscì a sentire lo sguardo di quello strano individuo puntato contro e per un istante si bloccò, incapace di dire o fare alcunchè. Con il piede destro già pronto sul gradino successivo e lo sguardo colmo di stupore e un lieve terrore puntato in quei piccoli e divertiti occhietti scuri.

Sebbene in un primo momento, rendendosi finalmente conto della situazione, Jun fu quasi sul punto di voltarsi e correre via, alla fine si ritrovò a salire quegli ultimi gradini, ma lentamente, con esitazione, senza quasi rendersene conto, come se avesse momentaneamente perso il controllo del suo stesso corpo.

E mentre si avvicinava non distolse mai, neanche per un solo istante, lo sguardo da quello che ben presto riconobbe come l'adolescente che il giorno prima si era presentato all'Inari Futaba e aveva preso l'ultimo Inari-zushi rimasto.
Ben presto però si rese conto di una piccola quanto sostanziale differenza tra il ragazzo che aveva davanti in quel momento e l'adolescente del giorno prima, ovvero il fatto che il primo, nonostante la corporatura esile e i tratti delicati, era senza ombra di dubbio un maschio, mentre l'adolescente del giorno prima aveva dei tratti quasi androgini, impossibili da definire.
Eppure, nonostante questa differenza così sostanziale, continuava ad avere la sensazione che i due fossero la stessa persona.

- Hai l'aria turbata. - Sorrise il ragazzo quando Jun gli fu davanti, solo tre gradini più in basso. - Per caso devi dirmi qualcosa? -

Se la situazione non fosse stata così assurda, Jun avrebbe quasi riso all'udire quella domanda.
Una risata forte, improvvisa e fragorosa, di quelle che ti lasciano senza fiato.
Dirgli qualcosa?
Se il ragazzo che aveva davanti era davvero chi pensava che fosse, allora ne aveva eccome di cose da dirgli!
Eppure quando dischiuse le labbra per prendere la parola, si rese conto di non avere più fiato.

- Non ti preoccupare, so già cosa vuoi chiedermi. - Disse la volpe continuando a sorridere. - Lo sguardo da brivido che mi stai rivolgendo non lascia decisamente spazio a dubbi...
Ti stai chiedendo se io sia Inari, non è vero? -

Jun strabuzzò gli occhi a quelle parole, chiedendosi con un misto di meraviglia e incredulità se alla fine fosse davvero giunto il tanto atteso momento della resa dei conti.
Di fronte a quella consapevolezza, il sangue gli affluì rapidamente al viso, rendendolo rosso bordò dalla rabbia, mentre lo stomaco iniziò ad agitarsi e tutto d'un tratto si rese conto di non avere neanche più la gola secca.
Si avvicinò quindi ulteriormente al ragazzo, salendo un altro gradino per sovrastarlo in altezza e chinando lo sguardo pieno di odio e rancore verso di lui, il quale, affatto turbato dalla situazione, continuava a starsene seduto a gambe incrociate, con i piccoli e vispi occhietti scuri rivolti pacatamente verso quelli di Jun.
E...

- No, non sono io. -

Disse con un'alzata di spalle, per poi scoppiare in una fragorosa risata.

- Dovresti proprio guardarti in questo momento, è un'espressione davvero impagabile! Voglio dire, davvero credevi che una divinità potesse decidere di perdere tempo standoti dietro? È un pensiero un po' arrogante, non trovi? - Continuò a sghignazzare. - Sai, ti confesso che poco fa, mentre ti guardavo salire, mi stavo giusto chiedendo se dirti o meno la verità, giusto per sapere quanto creativi sarebbero stati i tuoi insulti se avessi creduto che io fossi davvero il sommo Inari, poi però mi sono reso conto di non volere incubi stanotte e così ho deciso di dirti la verità.
Quindi no, non sono Inari, ma solo una delle sue volpi.
Ah, e comunque, tanto perché tu non inizi a montarti la testa, sappi che neanche quello che hai visto ieri era Inari, ero sempre io, semplicemente oggi mi sono trasformato in modo diverso. -

Silenzio...

- Che succede? Troppe informazioni tutte in una volta? - Ridacchiò la volpe mentre sollevava nuovamente lo sguardo verso Jun. - In effetti forse avrei dovuto dirti le cose con più calma, ma mi sembrava il minimo darti delle risposte soddisfacenti dopo tutta la fatica che hai fatto per arrivare... -

Ma non ebbe il tempo di finire la frase che, strabuzzando gli occhi dalla sorpresa, si ritrovò di punto in bianco a dover allungare le mani verso l'alto nel tentativo di impedire al corpo privo di sensi di Jun di piombargli addosso.

- Tipico degli esseri umani... - Borbottò tra sè e sè mentre distendeva l'adolescente al suo fianco. - Prima si mettono in testa di poter tenere testa a un dio e poi si fanno sconfiggere da qualche rampa di scale di troppo! -

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