Capitolo 15

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Mano per mano, Brandon e io camminammo lungo i marciapiedi della città, in direzione sempre più verso la periferia.

Non sapevo dove mi stesse portando, ma non mi interessava per davvero. L'importante era che lui fosse lì con me.

Non parlammo molto durante il tragitto, a parte qualche commento scherzoso sull'eccentricità di alcuni passanti.

Apprezzai il fatto che non fece riferimento a Luke, speravo si dimenticasse della telefonata. E speravo di dimenticarmene anche io, non volevo ripensare al fatto che l'avevo fatto piangere, anche se avevo tutte le ragioni per farlo. In fondo, se ci eravamo lasciati, la colpa era solo sua.

Decisi che non ci avrei più pensato, che il tempo per Luke era finito. Avevo voltato pagina, ora si apriva una nuova epoca della mia vita, insieme a Brandon, e speravo che durasse per sempre.

Mentre pensavo queste cose mi girai a guardare Brandon: lui era reale, era proprio lì con me, solo con me.

Si accorse del mio sguardo su di lui e sembrò divertito.

"Cos'hai?"
"Niente, stavo pensando..."

Lui mi lasciò la mano per potermi mettere un braccio attorno alle spalle.

"Spero siano bei pensieri allora".

Sentii di stare arrossendo.

"Questo non posso dirtelo".

Mi piaceva tenerlo sulle spine.

"Nemmeno un indizio?" mi chiese fingendo di fare il muso.

"Posso dirti che stavo pensando a te" risposi. Tanto l'aveva sicuramente capito.

"Allora sono bei pensieri di sicuro" scherzò.

Ecco di nuovo il Brandon arrogante che avevo conosciuto la sera prima. Ricordarmene fu come risvegliarsi da un bel sogno, come un pugno nello stomaco.

Perché ero lì con lui? Come poteva piacermi? Davvero non riuscivo a capire...

In qualche modo lui si accorse del distacco che aveva creato con quella risposta, forse dal fatto che gli angoli della mia bocca si erano abbassati.

Cercò di rimediare, il tono serio: "Amy, stavo scherzando, lo sai".

"Lo so".

Smise di camminare, e io feci lo stesso.

"Ho rovinato tutto anche stavolta?" mi chiese.

Sapevo che non aveva capito il motivo della mia fredda reazione.

Vedendo che non rispondevo aggiunse: "Ti ho rovinato la serata ieri e anche la mattinata oggi... Forse è meglio se me ne vado, prima di rovinarti la vita."

Continuava a guardarmi, e io non sapevo cosa dire, la lotta interna tra cervello e cuore era ancora in atto.

Vidi che gli occhi gli stavano diventando lucidi a causa del mio silenzio: allora quel ragazzo ce l'aveva davvero un cuore...

Fece per girarsi e andarsene, ma io feci uno scatto e gli afferrai il braccio.

Il cuore aveva vinto un'altra battaglia.

"No! Non andartene!" esclamai.

Quando si girò di nuovo verso di me aveva la guancia rigata da una lacrima, ma cercò di nasconderla.

"Per favore" aggiunsi, a voce più bassa.

Lui si sforzò di sorridere, mentre cercava con tutte le sue forze di non far scendere nessun'altra lacrima.

Probabilmente voleva giocare il ruolo del "vero uomo" con me, ma io mi accontentavo anche del "ragazzo sensibile". Anzi, lo preferivo.

Riuscivo a percepire il suo disagio per il fatto che lo stavo guardando piangere, perciò feci un passo verso di lui e lo abbracciai: con la testa sulla sua spalla non potevo vederlo.

Lui mi strinse forte: lo presi come un ringraziamento.

Restammo abbracciati a lungo, almeno fino a quando non sentii il suo cuore battere relativamente più lentamente. Si stava calmando.

Quando ci staccammo l'uno dall'altro ricominciamo a camminare in silenzio. Notai come lui cercasse di evitare il mio sguardo.

Non potevo credere che si vergognasse di aver pianto, non proprio lui che poche ore prima si era masturbato davanti a dieci persone senza fare una piega.

Decisi di non mettere il dito nella piaga, perciò non dissi nulla.

Per rassicurarlo mi limitai a far ricongiungere le nostre mani e ad intrecciare le dita con le sue.

Ormai eravamo fuori città.
Dopo poco Brandon si fermò: "Siamo arrivati".

Eravamo sulla riva di un piccolo fiume, quasi prosciugato. Sapevo della sua esistenza ma non ero mai stata lì. In fondo chi mai vorrebbe andare a vederlo? È praticamente solo una pozzanghera.

Ma a quanto pare per Brandon era importante.

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TUTTO PER COLPA DI UNA FIRMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora