Non avevo mai mangiato all'ospedale. Non mi ero nemmeno mai rotta niente prima di quel giorno.
Come potevo immaginare, però, il cibo era pessimo."Quando posso tornare a casa?" chiesi impaziente all'infermiera.
"Anche stasera, se vuoi. L'unica cosa è che devi tenere il gesso per un mese."
Un mese intero???
"Preferisci la carrozzina o le stampelle?" mi chiese poi.
"Le stampelle, assolutamente" risposi decisa.
Non mi andava di dipendere da qualcuno."Sei sicura? Le hai già usate in precedenza?"
"No"
"Allora ti consiglio di provare anche la carrozzina e vedere come ti trovi meglio"
"Mmh... ok"
Non ero molto convinta.
Poteva essere così difficile usare le stampelle?Alla fine quel pomeriggio mia madre dovette andare al lavoro, e io ne fui felice: finalmente potevo restare da sola con Brandon, che tra l'altro non mi aveva lasciata sola un secondo, se non per uscire un attimo a comprare un panino. Era il suo pranzo, e lo stava mangiando davanti a me.
Anche l'uomo che mi aveva investita era arrivato a vedere come stavo, mortificato dai sensi di colpa e continuando a scusarsi.
Alla fine però se ne era andato anche lui.Erano ormai le 13:30, e nella mia stanza c'eravamo solo io, Brandon e il suo panino.
"Sei anche fortunata di stare in una stanza da sola" disse lui, tra un boccone e l'altro, "di solito le stanze d'ospedale ospitano tre o quattro persone alla volta.
"Sei mai stato ricoverato in ospedale?" gli chiesi curiosa.
"Una volta, da bambino. Ero con un mio amico, e avevo scommesso con lui di riuscire a stare sopra uno skateboard mentre lui mi trascinava con la bicicletta a tutta velocità".
Sorrise a quel ricordo.
"E tu invece sei caduto" presunsi io.
"Non esattamente... Il mio amico in bicicletta è finito dentro un fosso, e mi ci ha trascinato dentro. Ci siamo fatti una bella vacanza in ospedale, ma almeno eravamo in camera insieme"
Mi misi a ridere, e vidi gli occhi di Brandon illuminarsi.
"Senti... ma perché a me hanno dato da mangiare solo patate lesse? Non solo malata, ho solo qualche ossa rotta" cercai di protestare.
"Che fregatura, eh?" esclamò Brandon passandomi di nascosto un pezzo del suo panino.
"Già, proprio una sfortuna!" ribadii ridendo.
Mi divertivo davvero con lui.
Però mi sentivo un po' in colpa per costringerlo a stare dentro un ospedale tutto il giorno.
"Sei sicuro che non avevi niente da fare oggi pomeriggio? Non voglio farti perdere tempo" gli dissi.
"Uno: non sto perdendo tempo, mi sto anche divertendo. Due: non posso certo lasciarti qui da sola. Mi meraviglio che nessun amico ti sia venuto a trovare" rispose.
Pensai a Sarah: chissà se aveva saputo dell'incidente.
Di certo non mi andava di mandarle un messaggio per avvertirla, volevo che fosse lei a scrivermi per prima dopo quello che era successo."Non ho molti amici" dissi semplicemente.
"Non ci credo... Una ragazza come te..."
Mi incuriosiva: "Una ragazza come me cosa?"
"Mi sembra strano che una ragazza bella e simpatica come te non abbia amici. Tutto qui"
Improvvisamente la distanza tra il mio letto e la sua sedia a pochi metri mi sembrò incolmabile.
Avrei voluto che si alzasse e venisse ad abbracciarmi, ma non osai chiedere."Per fortuna ci sei tu" dissi allora.
"Ma questo non conta"
"Come non conta?"
"Io non sono tuo amico"
Incrociò il mio sguardo perplesso e poi proseguì: "Gli amici non vanno a letto insieme"
"Beh, se vuoi metterla così, non siamo mai andati 'a letto' insieme nel vero senso della parola"
Lui mi guardò in modo strano, e poi esplose in una risatina.
"Gli amici non si baciano come mi baci tu"
"E allora cosa siamo secondo te?"
Mi piaceva la piega che stava prendendo la discussione.
"Se mi stai chiedendo se siamo fidanzati, allora no, non lo siamo"
Non riuscivo a capire, cosa intendeva dire?
Vedendomi perplessa aggiunse: "I fidanzati non scopano la prima volta che si vedono, tantomeno in occasione di un'orgia. E soprattuto, non sotto la forma di uno stupro"
Dopo aver pronunciato l'ultima parola abbassò la testa.
Improvvisamente tutta l'allegria se n'era andata.
"Pensavo avessimo già parlato di questo" gli dissi.
"Ne abbiamo parlato, ma non basta a cancellare quello che ho fatto" rispose in un sussurro.
Rimanemmo un momento in silenzio, e poi io chiesi: "E allora cosa siamo?"
Lui finalmente alzò la testa e mi guardò negli occhi.
"Non lo so... probabilmente non esiste un termine per definirci... Siamo semplicemente NOI. Ti basta come definizione?"
Annuii.
La parola 'noi' mi faceva pensare. Ero sempre stata abituata a dire 'io', persino con Luke. Eravamo io e Luke, non noi.
Ma avevo comunque paura di innamorarmi di più di Brandon, di cascare nella sua trappola, perché non sapevo che cosa si aspettasse dalla nostra relazione.
Se non eravamo fidanzati, non volevo che fossimo solo scopamici.
Non volevo che fossimo come Sarah e Peter."Che intenzioni hai tu con questa relazione?" ebbi il coraggio di chiedergli.
"In che senso?"
"Se non siamo fidanzati, ma nemmeno amici... e siamo solo noi..."
I suoi occhi su di me mi perforavano l'anima.
"Non lo so" rispose sinceramente, "ma io ti voglio bene".
Mi voleva bene, non mi amava...
Ma a volte un 'ti voglio bene' vale di più di un 'ti amo'.E poi non si può amare una persona che si conosce da meno di tre giorni... al massimo si può essere un po' innamorati.
"Hey" mi disse poi avvicinando la sia sedia al mio letto e accarezzandomi i capelli, "tu mi piaci, lo sai".
Già, lo sapevo, e sapevamo entrambi che il sentimento era ricambiato, altrimenti non avrei accettato di uscire di nuovo con lui quella mattina.
P.s.: se la storia vi piace fatemelo sapere con un commento e non dimenticate di schiacciare sulla stellina😉
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TUTTO PER COLPA DI UNA FIRMA
RomanceAmy è appena stata mollata dal suo ragazzo. La sua migliore amica Sarah cerca di farglielo dimenticare portandola ad un evento alquanto insolito.