Quando aprii gli occhi e controllai il cellulare trovai un messaggio da Brandon.
"Hey cucciola, tutto a posto?"
Quando mi chiamava cucciola non riuscivo a non sciogliermi dentro.
"Tutto a posto, sto meglio" gli scrissi.
La sua risposta non tardò ad arrivare.
"Ti va oggi di vederci? Nessun secondo fine, te lo prometto"
'Nessun secondo fine'...
"Va bene :)" risposi.
"Se mi dici dove abiti ti passo a prendere"
Non potevo permetterlo: mia mamma lo avrebbe visto sicuramente, e lei non sapeva niente di lui.
Non sapevo nemmeno se glielo avrei mai detto, dovevo prima vedere come andavano le cose con Brandon."E se ci trovassimo al parco?" provai a chiedere.
"Come vuoi... Ci vediamo là alle 10?"
"Va bene, perfetto!"
Guardai l'orario: 9:32.
Dovevo muovermi.
Mi vestii e andai a fare colazione.
Mentre ero in bagno a lavarmi i denti ricontrollai l'orologio. 9:52.
Mia mamma era seduta sul divano in sala e guardava la televisione.
"Mamma, esco" le dissi prendendo la mia borsa dall'attaccapanni.
"Dove vai?"
Dovevo mentire ancora una volta dicendo che uscivo con Sarah? Non ero mai uscita così tanto con lei, mia madre si sarebbe insospettita.
"Vado a fare una passeggiata"
"Con chi?"
Davvero le cambiava la vita saperlo?
Guardai l'orologio ancora una volta: 9.55. Dovevo correre.
"Da sola" risposi uscendo e chiudendomi la porta alle spalle.
Camminavo velocemente. Non volevo che Brandon pensasse che gli avessi dato buca.
Penso di non aver mai fatto quella strada così velocemente.
La città sfrecciava al mio fianco. Non facevo nemmeno tanta attenzione.
Finalmente vidi il parco davanti a me, e Brandon seduto sulla stessa panchina del giorno prima.
Ero in ritardo?
Stavo attraversando la strada per raggiungerlo, quando all'improvviso sentii un dolore lancinante alla gamba destra, e mi ritrovai per terra.
E poi il vuoto.
Quando riaprii gli occhi sentivo la mia testa esplodere.
Mi guardai attorno. Ero sdraiata dentro una stanza dalle pareti bianche immacolate, ma non riconoscevo quel posto.
La mia gamba destra era ingessata e una fascia pendente dal soffitto la teneva sollevata.
Provai ad alzarmi, ma non ci riuscii.
Poi nella stanza entrò una donna, anche lei vestita di bianco.
Un'infermiera.
"Come ti senti?" mi chiese vedendomi vicino.
"Cos'è successo?" domandai io, ignorando la sua domanda.
"Una macchina ti ha investito. Il conducente ci ha detto che hai attraversato le strisce pedonali all'improvviso senza guardare, e lui non ha fatto in tempo a frenare."
"Ah" risposi. Non mi ricordavo niente di tutto ciò.
"Non mi ricordo niente" aggiusi.
"Nella caduta hai sbattuto la testa e sei svenuta".
Portai una mano alla mia tempia e mi accorsi di avere una fascia che mi circondava il cranio.
Stringeva, forse era per quello che la testa mi scoppiava."Qui fuori c'è tua mamma, posso farla entrare?" mi chiese poi.
Annuii debolmente.
L'infermiera uscì, e mia mamma entrò dalla porta con un'espressione preoccupatissima.
"Come stai tesoro?" mi chiese, quasi con le lacrime agli occhi.
"Non lo so... Non sento dolore"
"Sarà per l'anestesia"
"Già, probabilmente..."
Ci fu un momento di silenzio.
"Appena mi hanno chiamata sono subito corsa qui" aggiunse poi;
"Ho parlato con l'uomo che ti ha investita, si è spaventato parecchio anche lui. Adesso è qui fuori con un passante che ha visto l'incidente e ha chiamato il Pronto Soccorso. Sembra parecchio preoccupato."Stavo cominciando a ricostruire tutto: ero svenuta e due sconosciuti mi avevano portata al Pronto Soccorso.
Fantastico, due sconosciuti con cui avrei dovuto interagire.
Sarebbe stato imbarazzante.
Cosa avrei dovuto fare? Ringraziarli?"Che ore sono, mamma?" chiesi poi.
"Le 11.50. Tra poco le infermiere ti porteranno da mangiare. Qui il pranzo è sempre a mezzogiorno"
"Non ho fame" risposi.
In fondo avevo fatto colazione da poco, e lo shock mi aveva chiuso lo stomaco.
Poi qualcuno bussò alla porta.
Senza aspettare nessun segnale quel qualcuno aprì la porta e si affacciò nella stanza.
Non mi aspettavo che fosse proprio lui.
Brandon.
"È permesso?" chiese educatamente guardandoci.
"Vieni, vieni" rispose mia madre, e poi rivolgendosi a me: "È stato lui a chiamare il 118. È lui il passante di cui ti parlavo".
Feci del mio meglio per trattenere una risata, e anche Brandon, vedendomi, si era messo una mano sulla bocca per non ridere. Ma i suoi occhi lo tradivano.
Mia madre però sembrò non accorgersi del nostro sguardo d'intesa, e continuò: "È stata proprio una fortuna averlo incontrato, Amy. Dovresti ringraziarlo. Le tue condizioni sarebbero peggiorate se tu fossi rimasta svenuta sull'asfalto. Potevi perdere molto sangue dalla testa, ma per fortuna lui ti ha fasciato la ferita prima dell'arrivo dei medici."
"Tutto merito del corso di primo soccorso che ho fatto qualche mese fa" disse Brandon guardandomi.
"Beh grazie..." riuscii a dire.
Non sapevo cosa rispondere, non con mia mamma che ci fissava in quel modo.
Brandon sembrò comprendere il mio disagio, guardò mia madre, quasi impaurito, e poi mi porse una mano: "Comunque piacere, io sono Brandon".
Stavamo davvero fingendo di non conoscerci? Che situazione esilarante.
"Amy" risposi, senza riuscire a contenere una risatina.
In quel momento arrivò l'infermiera di poco prima con in mano un piatto di patate lesse e un bicchiere d'acqua.
"È ora di pranzo" annunciò.
P.s.: se la storia vi piace fatemelo sapere con un commento e non dimenticate di schiacciare sulla stellina😄😉
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TUTTO PER COLPA DI UNA FIRMA
RomanceAmy è appena stata mollata dal suo ragazzo. La sua migliore amica Sarah cerca di farglielo dimenticare portandola ad un evento alquanto insolito.