Pensavo che in ospedale il tempo sarebbe passato lentamente, invece il pomeriggio trascorso con Brandon mi fece ricredere.
Quando tornò l'infermiera le chiesi se potevo alzarmi dal letto e acconsentì a condizione che fossi sempre accompagnata da qualcuno, dovunque andassi.
Aiutata da Brandon riuscii ad alzarmi con la gamba buona e a saltellare fino alla sedia a rotelle.
"Ti porto a fare un giretto" mi disse il ragazzo biondo afferrando i manici della sedia.
"Dove mi porti?" chiesi contenta.
"Fuori da questo postaccio"
L'infermiera guastafeste sentì l'ultima frase e lo avvisò: "Non puoi portarla in giardino se non sei autorizzato dai suoi genitori. Solo i parenti stretti possono portare i pazienti fuori".
Brandon la guardò malissimo e rispose: "Va bene. Vorrà dire che faremo un giro per i corridoi".
Poi iniziò a spingere la carrozzina.
Appena ci allontanammo un po' sbuffai: "Che regole del piffero".
Sentii la sua mano calda accarezzarmi ancora i capelli.
Mi piaceva quel gesto, mi trasmetteva sicurezza.Brandon mi spinse dentro l'ascensore.
Stavo per schiacciare il pulsante per scegliere il piano, ma pensai che fosse più divertente fare decidere lui. Volevo lasciarmi trascinare in giro per l'ospedale, andando dove lui voleva."Dove andiamo?" chiesi.
"Piano terra"
E mentre schiacciavo il pulsante apposito continuò: "Andiamo fuori, c'è una bella giornata".
"Ma... hai sentito l'infermiera?"
"Tu ti fidi di me?" mi chiese.
Vedevo il suo riflesso nello specchio.
"Sì" risposi decisa.
"Mi dai l'autorizzazione per portarti fuori?"
"Non sono io che devo autorizzarti"
"Tu mi autorizzeresti?"
"Sì"
"Allora possiamo uscire. Se passiamo tranquillamente davanti alla porta non se ne accorgerà nessuno."
E infatti nessuno ci disse niente, nonostante alcuni addetti dell'ospedale fossero seduti a parlare proprio a pochi metri da dove passammo noi.
"Che ragazzo ribelle" lo presi in giro ridendo.
Anche lui mi sorrise: "Non mi sono mai piaciute le regole, soprattutto quelle che non hanno senso. Non ho intenzione di rapirti per cui non vedo perché non dovrei portarti un po' all'aria aperta".
"Puoi anche rapirmi se vuoi. Prometto che non mi dimenerò".
Non so ancora da dove mi uscì quella frase.Lo sentii bloccarsi un attimo per la sorpresa, per poi controbattere: "Tua madre non sarebbe d'accordo".
Il giardino dell'ospedale era immenso, pieno di sentieri tra gli alberi e panchine. Aveva persino un laghetto nel centro dove nuotavano le papere e le tartarughe.
"È molto carino questo posto" dissi io.
"Già"
Si fermò su una panchina che dava sul lago e si sedette sul bordo sistemando la carrozzina al suo fianco.
Vidi che il suo sguardo cadde sulla mia mano, lasciata cadere inerme sul bracciolo della carrozzina.
La cosa più naturale che mi venne da fare fu aprire le dita per invitarlo a stringere la sua mano alla mia.
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TUTTO PER COLPA DI UNA FIRMA
RomanceAmy è appena stata mollata dal suo ragazzo. La sua migliore amica Sarah cerca di farglielo dimenticare portandola ad un evento alquanto insolito.