Capitolo 24

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Il giorno dopo ottenni il permesso di saltare la scuola per andare a farmi togliere il gesso alla gamba.
Mi accompagnò mia mamma.

Mi sedetti accanto a lei nella sala d'attesa del reparto di ortopedia mentre aspettavamo il mio turno.

Eravamo in anticipo, ma non importava. Non vedevo l'ora di tornare con la gamba libera.

"Mamma, siamo in anticipo. Mentre aspettiamo vado in bagno un'attimo" la avvisai.

Non sapevo quanto poteva durare la visita, e non volevo dover avere emergenze mentre ero nell'ambulatorio.

"Va bene. Ti aspetto qui"

In un mese avevo persino imparato ad andare in bagno da sola nonostante la gamba.
All'inizio la vita da ingessata mi sembrava un incubo, ma si può sopravvivere a tutto con un po' di abitudine.

Uscii dal bagno, e mentre mi lavavo le mani vidi entrare una delle ultime persone che avrei voluto vedere in quel momento.

Sarah.

"Cosa ci fai qua?" mi chiese, senza nemmeno salutarmi.

Il suo sguardo era gelido e triste, vedevo che c'era qualcosa che non andava.
Pensai che non poteva avere quello sguardo solo perché aveva incontrato me.
Forse aveva rotto con Peter?
Non sapevo più niente di lei.
Non ci parlavamo dall'ultima litigata, nonostante ci vedessimo quasi tutti i giorni a scuola.

"Io tolgo il gesso. Cosa ci fai tu, piuttosto?"

"Niente, una visita, niente di più"
rispose schiva.

"Una visita di che tipo?"

"Non ti riguarda"

Notai solo allora che aveva gli occhi gonfi.

"C'è qualcosa che non va?" le chiesi gentilmente.

A quel punto lei cominciò ad agitarsi.

"Ma che cazzo di problema hai, Amy? Non mi parli per un mese e poi mi vieni a chiedere se qualcosa non va?! Sei proprio una stronza ultimamente! Sei più stronza tu di... di quello stronzo di Max!"

Sull'ultima parola il mio cuore perse un battito.

"Cosa? Quale Max?"

Stavo già andando nel panico. Cosa c'entrava Max?

"Quello dei Giochi del Sesso! Non l'hai visto? È qui all'ospedale anche lui, per questo mi è venuto in mente. E comunque perché non reagisci? Ti ho dato della stronza, non hai sentito?"

No. No. No. No.
Non era possibile.
Non potevo assolutamente farmi vedere da Max.
No.
Dovevo evitarlo a tutti i costi.

Ora non avevo Brandon a proteggermi.

Non stavo minimamente prestando attenzione alla mia ex migliore amica, che continuava a urlarmi in faccia.
In quel momento non poteva proprio fregarmene di meno.

"Scusa Sarah. Non mi va di fare la ragazzina idiota e litigare con te adesso. Ho cose più importanti di cui preoccuparmi"

Detto questo uscii dal bagno e tornai da mia madre.

"Ci hai messo tanto! Tra poco è il tuo turno. Ti stavo per venire a cercare" sbottò quando mi vide.

"C'era la fila" mi giustificai.

In realtà non avevo mai visto un bagno tanto deserto.

Sperai con tutta me stessa che mi chiamassero prima di poter incrociare Max.
Sarebbe stato un incubo incontrarlo.

"Amy Anderson!" sentii gridare alle mie spalle.

Un brivido.

Mi girai.

Era il medico, mi stava chiamando. Era il mio turno.

Sollievo.

Mentre ero seduta sul lettino il medico esaminò la mia cartella clinica e i raggi che mi avevano fatto prima di mettermi il gesso, probabilmente mentre io ero ancora svenuta.

"Per una frattura del genere io avrei lasciato il gesso almeno tre mesi" sentenziò, "Non so che medico sia stato a darti solo un mese, ma ha sbagliato".

No, non potevo tenere il gesso altri due mesi.
In fondo la mia gamba ora stava bene.

"Ma non mi fa più male" dissi, cercando di convincerlo.

"Adesso ti toglierò il gesso, devo farlo perché è prescritto qui su" mi informò sventolando un foglio preso dalla mia cartella clinica appoggiata sul tavolo, "ma non escluderei di metterne uno nuovo. Ti farò rifare i raggi e vedremo come procedere".

"Ok..." risposi, non molto convinta.

Non volevo un altro gesso, non potevo più fare aspettare Brandon e non volevo più aspettare nemmeno io.

E poi quanto sarebbe stato brutto vedere la propria gamba libera solo per poi farla impacchettare nuovamente?

Per togliermi il gesso usò un attrezzo con una lama rotante.
Avevo paura che mi tagliasse, ma non lo fece.

Guardai la mia gamba: era tutta appiccicosa e piena di peli.
Per fortuna mi ero messa i jeans lunghi, così nessuno l'avrebbe vista.

Poi degli infermieri mi portarono a fare i raggi.
Mia madre mi seguì.

Sfortunatamente i raggi rilevarono una piccola microfrattura che non si era del tutto rimarginata.

Ma io non volevo un altro gesso.

"È proprio necessario reingessare la gamba?" chiesi supplichevole al medico.

"Beh, sarebbe meglio. Diciamo che però una frattura così piccola si può anche rimarginare da sola se non fai sforzi. Molte persone non se ne accorgono nemmeno, e poi la prima volta che vanno a correre o camminano per tanto tempo fanno peggiorare la frattura, vengono qui e si fanno mettere il gesso".

"E se evitassi di muovermi troppo?" chiesi ancora.

"Probabilmente non succederebbe niente. Ma devi stare attenta."

"Non voglio un altro gesso" sentenziai.

"Va bene allora, ma devi evitare gli sforzi per un mesetto. Pensi di potercela fare?"

"Certo"

"Allora ci vediamo tra un mese per una visita di controllo" mi salutò cordialmente.

Che fortuna!

Mi rivestii e uscii dall'ambulatorio.

Ero bello tornare a camminare normalmente.

Io e mia madre ci stavamo dirigendo verso l'uscita, ed io ero così concentrata sulla mia gamba camminante che quasi non mi accorsi della voce rauca che mi chiamava e dei passi svelti verso di me, finché non me lo vidi davanti e riconobbi quei capelli neri disordinati.

TUTTO PER COLPA DI UNA FIRMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora