Capitolo 23

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CAPITOLO VENTITRE’.

“Amandaaa! E’ la terza volta che ti chiamo. Alza il culo e vieni a fare colazione.”

E questa era la finezza di mamma di prima mattina.

Devo andare a scuola e particolarmente non ho voglia di alzarmi dal mio comodissimo lettone.

“Ancora a letto, pelandrona?” Una voce che proviene dalla porta-finestra del balcone mi spaventa.

“Justin!” Lo fulmino con lo sguardo.

“Buongiorno piccola Amy.” Si avvicina al mio letto, gattona sul materasso e mi bacia dolcemente la fronte.

“Ma tu non ce l’hai una ragazza a cui rompere le palle?”

“Sei tu, dolcezza.” Sorride per poi tornare sul balcone.

Sbuffo rumorosamente e mi alzo dal letto chiudendomi in bagno, mi lavo, mi vesto e poi torno in camera.

Mi metto davanti allo specchio e cerco di farmi una treccia ma non ci riesco.

“Ma dai! Non sai nemmeno farti una treccia.” Justin mi prende in giro.

“Avanti so tutto io, illuminami.” Lo sfido.

Justin si avvicina a me sorridendo, prende i miei lunghi capelli e inizia ad intrecciarli.

In pochi secondi una treccia perfetta viene sistemata sulla mia spalla destra.

“Giocavi con le bambole, Justine?” Lo prendo in giro.

“Ho una sorella, Amy.” Mi squadra.

“Oh, scusa.” Alzo gli occhi al cielo e sbuffo.

“Ci vediamo di sotto, sbrigati.” Torna sul balcone e si arrampica sui rami dell’albero lì a fianco per scendere.

Prendo lo zaino e scendo di sotto.

“Buongiorno mami!” Entro all’improvviso in cucina urlando.

“Amanda.”

“Oddio mamma, un po’ di vita diamine! Non fare come la nonna a soli 24 anni.”

Sento una risata alle mie spalle e mi giro sorridendo.

“Buongiorno papà!” Mi avvicino a lui e gli lascio un bacio sulla guancia.

“Buongiorno piccola mia. Ti accompagno a scuola?”

“No, vado con Justin.” Sorrido.

“Ah, Justin.” Fa una smorfia.

“Sei geloso, LouLou?” Mamma sorride divertita.

“Non chiamarmi in quel modo.” Le punta un dito contro.

“Mi stai sfidando, ragazzino?” Riduce gli occhi a due fessure.

“Ragazzino, che parolone. Non è poi così tanto giovane.” Lo prendo in giro.

“Ma la senti!?” Si lamenta indignato.

“Che ci vuoi fare, è mia figlia.” Sorride compiaciuta.

Gli faccio la linguaccia e prendo un cornetto al cioccolato dal tavolo.

“Mettiti seduta, Amy.”

“Mamma devo andare, la mia Justine mi sta aspettando.”  Sorrido.

“Tiranneggia quel ragazzo come se niente fosse.”

“Ed è anche per questo che sono sua figlia.” Indico con un cenno della testa mamma sorridendo.

Mi avvicino alla porta e la apro.

“Buona giornata Amy.” Mamma e papà mi salutano in coro.

“Anche a voi.” Sorrido e mi chiudo la porta alle spalle.

Trovo Justin seduto sul muretto di casa mia con una gamba ciondolante.

“Andiamo Justine?” Sorrido.

Scende dal muretto e intreccia le sue dita con le mie.

“Che materie hai oggi?”

“Brutte.” Faccio una smorfia e ci incamminiamo verso scuola.

Il mostro che è in leiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora