Capitolo 10

464 27 5
                                    

Quando meno te lo aspetti la persona di cui iniziavi a fidarti e ad instaurare una specie di rapporto, ti spezza il cuore.

Il 17 Matilde torna a casa sua e, dato che Filippo sarebbe rimasto altri 3 giorni, mi chiede se voglio rimanere con loro. Ovviamente la mia risposta è stata di sì.
Quindi sono rimasta altri 3 giorni, in cui mi sono divertita un sacco, i suoi amici sono davvero simpatici, soprattutto Lorenzo che, tra l'altro, è molto bravo a fare foto.

L'ultimo giorno Filippo mi accompagna alla stazione, nonostante avesse insistito a volermi accompagnare lui a casa in macchina, ma io non ero pronta a dare delle spiegazioni ai miei genitori.
Mentre aspettiamo la mia corriera lui rompe il silenzio:
<Sono stato molto bene con te in questi giorni e ho capito ancor di più quanto tu sia speciale... Non sei come le altre...> lo dice senza guardarmi negli occhi ma giocherellando con i suoi anelli.
<Pure io sono stata bene, mi sei mancato molto in quelle settimane... E si, lo so di essere unica> dico con tono ironico, ma la sua espressione non cambia, rimane impassibile.

Ogni singola parte di lui mi aveva presa e scombussolato l'anima. Le mani, le labbra, il sorriso, persino i capelli erano qualcosa di disumano ai miei occhi, il suo corpo perfetto, le braccia con i suoi tatuaggi, le gambe, tutto si sposava alla perfezione. Le labbra di color rosa chiaro non erano né grandi né piccole, ma erano in ogni caso perfette. Anche se in quel momento non vi era traccia del suo sorriso, ne sono consapevole che sia uno dei migliori in assoluto, quelli che ti provocano un segno nell'animo, come quando ti fai male e il segno di quella caduta ti rimane a vita sulla pelle, e tu rimani lì ad osservare quei maledetti segni. Un segno che amo avere, che amo provare, che sono fiera di portare addosso. Lui è un ragazzo maledettamente misterioso, che porta con sé vissuti di cui non ama parlare, rimanere in silenzio è la cosa che lo caratterizza di più.

Rimaniamo qualche secondo in silenzio e poi continua:
<Forse... - mi guarda - ...è meglio se non mi faccia più sentire, né vedere...> rigira lo sguardo altrove, il mio cuore si è rotto in mille pezzi, di nuovo.
<Perché?> chiedo con voce strozzata
<Io non credo di essere al tuo livello, non sono il ragazzo che credi e non credo di essere la persona giusta per te. Tu sei intelligente, presto ti laureerai e farai il lavoro dei tuoi sogni> risponde ma senza guardarmi in faccia, guardava ovunque ma non i miei occhi
<Non c'entrano nulla i miei sogni con il fatto che tu sia giusto o no per me. Su che base dici queste cose?> le lacrime rigavano il mio volto ma non avevo la voce disperata.
<Cristo Caterina! Siamo due persone completamente diverse e non potremo mai stare insieme con i sogni che abbiamo, totalmente diversi. Il mio lavoro mi porta a fare tour per l'Italia, tu con il tuo non potrai mai spostarti continuamente!> dice quasi urlando.

Non riesco a capire che gli prenda.
<E allora perché sei venuto fin qua? Avresti potuto tranquillamente continuare a non farti sentire né vedere! E invece no! Sei venuto qui, nella mia seconda casa, siamo stati insieme, ci siamo baciati! CI SIAMO BACIATI CRISTO SANTO!- lo dico urlando, ma nemmeno me ne rendo conto, sono davvero schifata- Perché mi hai cercata quel giorno?? Pensavi fossi una mantenuta? Una fashion blogger? Una che nella vita non fa un cazzo di niente?? Bè caro mio non tutte le ragazze sono così! Molte hanno dei sogni, vogliono laurearsi e fare un bel lavoro, quindi avresti potuto sparire già dopo la prima sera, quando sei venuto a saperlo!>.

Non dice nulla. Vedo la mia corriera arrivare da lontano.
<Io ci ho creduto davvero, tu probabilmente no> dico prendendo la mia valigia e avvicinandomi alla fermata.
<Non è vero, io ci ho provato> dice mettendo le mani in tasca e guardandomi questa volta negli occhi
Io mi avvicino a lui puntandogli il dito sullo sterno: <Tu non hai provato un cazzo. Perché mentre io mi disperavo a causa tua e al fatto che non rispondessi ai miei messaggi, tu eri tranquillo a spassartela con quelle troiette. Quindi non venirmi a dire che ci hai provato, perché lo hai fatto solo i primi due giorni che ci siamo conosciuti. E basta.> mi allontano un po' da lui
<Mi dispiace> dice lui, forse con un velo di tristezza, ma non ne sono sicura.
<Ciao Irama, spero tu possa realizzare tutti i tuoi sogni> dico voltandomi verso la corriera e facendogli un cenno con la mano.

Salgo e mi butto a peso morto sui sedili. Non ci posso credere, è serio.
Sto per sentirmi male.
Non è possibile.
Tutto quello che ha detto non ha senso.
Non so a cosa pensare.
Spesso le parole sono come lame, tagliano, feriscono, sanguinano.

Che poi non so neanche perché io sia triste, di cosa mi stupisca e perché me la prenda così tanto... Insomma, avrei dovuto immaginarlo, lui è fatto così, no? È incoerenza pura.

Mi affaccio al finestrino e lo vedo allontanarsi mentre si accende una sigaretta e poi mette una mano dentro la tasca dei pantaloni.
Si gira e guarda verso la mia corriera. Non abbiamo perso quel vizio.
Si rigira e se ne va.

Quando meno te lo aspetti || I R A M A ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora