Capitolo 21

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Nel viaggio di ritorno passiamo per Firenze per lasciare Einar e Valentina. Dopo averli salutati, rimango in silenzio per tutto il tragitto. Quella sera si sarebbe dovuto fermare a dormire da me, ma sicuramente avrebbe dormito sul divano.

<Per  quanto hai intenzione di non parlarmi?> chiede lui ad un certo punto
<Dimmi… Se avessi fatto io una cosa del genere con il tipo che abbiamo beccato al mare o addirittura col mio ex, tu come avresti reagito?>  chiedo guardandolo per osservare bene la sua espressione.
Lui non risponde.
<Ecco appunto. Tu avresti reagito peggio di me, perché tu sei così. Se lo faccio io, però, non va bene. Quello che fai tu è tutto giusto> esordisco notando il suo silenzio
<Non è vero> risponde tenendo gli occhi puntati sulla strada
<Ti faccio pure dormire a casa mia dopo quello che hai fatto. Ti dovrei far dormire per strada!> dico alzando leggermente il tono della voce
<Non ti sto mica implorando di farmi dormire da te! Posso andarmene perfettamente subito a casa!> urla lui

Scuoto la testa e rimango in silenzio. Con lui è impossibile parlare in questi momenti. Non si può avere una conversazione civile, deve sempre avere ragione lui.

Continuiamo a rimanere in silenzio, il quale viene interrotto dalla suoneria del suo telefono.
Lo prende, guarda e sbuffa.
Glielo prendo dalle mani e leggo il nome: Nicole.
- Cosa non hai capito di quello che ti ho detto due sere fa? – chiedo retoricamente rispondendo alla telefonata
- Oddio come sei assillante – sbuffa
- Io assillante? Mi pare sia stata tu a chiamare e a rompere i coglioni –
- Devo parlare con lui – non è una domanda, è un’imposizione
- Scordatelo – rispondo secca guardando Filippo che non distoglie lo sguardo dalla strada
- Ok, tanto posso chiamarlo in un momento in cui tu non ci sei… -- l’ammazzo
<Stacca la telefonata> dice Filippo con un velo sottile di rabbia
- Che cosa vuoi da lui? –
- Ci voglio parlare, non sono fatti tuoi – risponde quasi urlando
- Tesoro! Sono fatti miei eccome! – urlo a mia volta ridendo

Filippo mi prende il telefono dalle mani: <Non ti voglio ascoltare, non ti voglio vedere. Non farti sentire mai più> e chiude la chiamata.
Da un lato mi fa piacere che abbia preso questa iniziativa, ma dall’altro sono curiosa di sapere cosa volesse dirgli di così importante.

Io non è che ce l’abbia con lui. Semplicemente non so ancora se fidarmi o meno. Lui, purtroppo, è fatto così e nonostante dica di cambiare, torna sempre sui suoi passi. Non voglio che lui cambi totalmente il suo essere, ma solo alcuni comportamenti che possono ferirmi. Sono stata ferita già troppe volte e non ce la faccio più.

Dopo ore interminabili, arriviamo a casa mia.
<Allora ti fermi qui?> chiedo con un filo di voce
<Sicura…? Perché se hai intenzione di continuare a trattarmi come una merda, vado a casa> risponde senza guardarmi
<Se io “ti tratto come una merda” – dico mimando le virgolette – è solo a causa tua, perché di certo io non mi alzo la mattina con il pensiero di trattarti male>
<Ah perché pensi che io mi svegli con il pensiero di ferirti??> chiede alzando lievemente il tono della voce
<Scendi da ‘sta cazzo di macchina e non rompermi i coglioni> dico prendendo le mie cose e chiudendo la portiera.
Qualche secondo dopo, lui fa lo stesso e, involontariamente, sorrido.

È quasi ora di cena, quindi aiuto mia madre a preparare tutto quanto raccontandole solo una parte delle cose che ho fatto in questa settimana.
Durante la cena, Filippo rimane sempre in silenzio, parla solo se gli vengono rivolte domande.

Dopo 3 ore gli preparo il divano, lui è seduto fuori a fumare. Esco pure io.
<Ti ho preparato tutto. Io vado a letto, buonanotte> dico a bassa voce
<Buonanotte> risponde senza nemmeno voltarsi.

Mi infilo sotto le coperte, ma purtroppo non mi addormento subito, ovviamente mi metto a pensare e mi tornano in mente tutte le scene accadute in questi giorni.
Quello che provo per lui, però, non sarebbe mai cambiato e questo credo di averlo capito quando ho iniziato a cercare i suoi occhi in tutti quelli che incontravo.
Ma amare fa male. È come accettare di farsi scorticare sapendo che in qualunque momento l’altra persona può  andarsene via con la tua pelle.
Però si sa che amare è come entrare in acqua: lo fai in punta di piedi e poi ti lasci andare a braccia aperte.
Amare è aspettarlo come se fosse parte del tramonto.
Amare è sentire, quando lui non c’è, il suo profumo nell’aria che respiro.
Sapete che Van Gogh, tra le sue stranezze, mangiava pittura gialla? Lo faceva perché egli credeva che il giallo potesse portare felicità dentro di lui. Quindi, gli davano del pazzo e dello stupido poiché mangiava i colori, essendo essi tossici e, in più, mangiarli non aveva nessuna influenza sulla felicità di una persona. Ma quindi, non è come amare o assumer droghe? C’è il rischio di ritrovarsi col cuore a pezzi o di morire di overdose, però le persone continuano a farlo. Ognuno ha la sua pittura gialla.

E Filippo è la mia. Nonostante tutto.

Decido di alzarmi e andare in salotto. Non c’è. Dev’essere fuori.
Allora, delicatamente apro la porta d’entrata, lui è seduto sui gradini e sento dei leggeri singhiozzi.
<Stai piangendo?> chiedo chiudendomi la porta alle spalle e sedendomi accanto a lui.
Si asciuga velocemente il viso.
<No, ma che dici..?> lo guardo e gli passo una mano sulla guancia e asciugargli le lacrime rimaste, lui socchiude gli occhi.
<Dai dimmi…> dico con tono pacato e stringendogli la mano.
Si volta verso di me: <Io non voglio perderti, so di aver fatto un sacco di stronzate da quando ci conosciamo e il solo pensiero di averti fatto del male mi uccide… – fa una piccola pausa – Sono consapevole del fatto che tu mi abbia dato un sacco di seconde opportunità… Ma ti prego…>
Lo interrompo mettendogli un dito davanti la bocca: <Shh– noto delle lacrime che gli rigano il viso– È vero, hai fatto un sacco di stronzate e già alla seconda volta avrei dovuto mandarti a quel paese…> appoggio la mia fronte alla sua
<Io…> tenta di dire, ma lo interrompo nuovamente
<Solo che… Ho paura di essermi innamorata pure io…>.
Vedo i suoi occhi fissi nei miei e, dopo mezzo secondo, sento le sue labbra sulle mie.

Quando meno te lo aspetti || I R A M A ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora