14

1.7K 108 16
                                    

#Coraggio

«Signore scollati da quel trono nel regno dei cieli e rendi più interessante questa fottuta lezione.»sibilo scoccando un'espressione annoiata al professore di lettere, il quale però non mi rivolge la minima attenzione e continua a cimentarsi nella spiegazione.

Il biondo seduto accanto a me non muove un muscolo, così gli do un pizzicotto al bicipite, e sobbalza sulla sedia. «No Nathan io non ti amo, non possiamo stare insieme.»blatera sbattendo più volte le palpebre, in completo stato confusionale.

Lo guardo sconvolta. «Eh?»

«Niente.»scuote la mano, come per allontanare il sogno che stesse facendo pochi attimi prima. «Niente.»

«Okay.»borbotto insicura, tornando a fissare il professore senza vederlo veramente. In realtà sto pensando al miglior modo per evadere. Vediamo un po': potrei dire di essere un'agente della CIA e buttarmi dalla finestra fingendo di avere una missione troppo importante per restare, oppure potrei fingere di svenire e Andy mi porterebbe in infermeria dove posso rilassarmi e dormire beatamente senza che ci sia mia madre a svegliarmi con i suoi modi da campagnola regredita.

Strabuzzo gli occhi, realizzando di aver fatto bingo. Non dico strike perché potrei far riaffiorare ricordi spiacevoli.

La mia mano scatta in alto come una molla. «Professore mi scusi, posso andare in bagno?»

Blocca la sua parlantina fastidiosa, non capendo chi abbia osato disturbare la sua eccellente spiegazione, e quando adocchia la mia mano alzata fa spallucce. «Va bene.»acconsente secco, per poi tornare a parlare.

«Stronza.»biascica Andy prima che mi alzi ed esca vittoriosa dalla classe.

Sospiro allegra appena chiudo la porta alle mie spalle. «Finalmente.»

Gironzolo un po' per i corridoi vuoti, controllando di tanto in tanto il telefono, e fischietto cercando di intonare la melodia di Star Wars, ma con scarsi risultati: più che fischi sembrano dei ridicoli sputacchi. Devo ricordarmi di imparare a fischiare, altrimenti vivrò senza saperlo fare e mi sentirei inutile per il resto dei giorni a venire.

Ad un tratto però sento una voce poco distante da dove mi trovo, e fermo i piedi aprendo bene le orecchie.

«Lasciami in pace.»

Aggrotto le sopracciglia. Io quella voce la conosco. È bassa, leggera, delicata. E trema.

Mi avvicino ad una colonna alla fine del corridoio, e sbircio con un occhio verso destra. Individuo in lontananza due figure, una tozza e possente l'altra magra e dinoccolata, ma è schiacciata ad un armadietto. Mi sporgo ancora di più, scorgendo un luccichio sull'orecchio sinistro della persona appiccicata alla parete di metallo, e rimango a bocca aperta.

È Marta.

Un fiume di pensieri mi travolge all'improvviso. Ecco perché se ne sta sempre per conto suo, ecco perché si guarda sempre intorno in modo così spaesato.

Stringo i pugni e con un coraggio che non credevo di avere mi stacco dal muro e cammino decisa verso il ragazzo enorme che la sta infastidendo. Ha le spalle così larghe che mi ricorda l'armadio di camera mia, e uno sguardo per niente piacevole. Digrigna i denti e sibila qualcosa a Marta, ma accelero il passo.

«Hey!»urlo sicura. «Lasciala stare!»

Il tipo aggrotta le sopracciglia e mi lancia uno sguardo ammonitore. «Levati dai piedi, ragazzina.»

Mi concentro sulla respirazione mentre alzo il mento e assottiglio le palpebre. «No.»ribatto ad alta voce. «Non me ne vado.»

Si scrocchia le dita facendo un rumore inquietante, e tento in tutti i modi di rimanere impassibile. Non posso farmi cogliere impreparata, altrimenti sfrutterebbe il mio punto debole a suo favore. Ringhia gonfiando impercettibilmente i bicipiti sotto la maglietta attillata. «Stai iniziando ad infastidirmi sul serio.»

THE OUTLANDISH CLUB Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora