#Quandomenoteloaspetti
Credo di non aver mai provato così tanta ansia in vita mia. Giuro. E penso neanche Edward, perché per tutto il tragitto è stato muto come una mummia e ha stretto le falangi al manubrio così forte da far diventare le nocche viola.
Si ferma con una sgommata davanti ad un cancello in ferro battuto davanti ad una casetta stretta e alta, a tre piani. Sembra la casetta degli Elfi.
No Kat, non pensare alle stronzate!
Sbuffo offendendomi da sola alcune volte, scendo dalla moto quando ancora non è spenta e mi scaravento sul citofono bianco alla destra del piccolo cancello, premendo il bottone con enfasi.
«Dannazione, apri!» sbraito continuando a suonare come una forsennata. Le persone che passeggiano sul marciapiede si voltano a guardarmi impauriti, dirigendosi poi dall'altra parte della strada. «Oddio si sarà sentita male, o peggio ancora, sarà caduta e avrà sbattuto la tes...» farnetico respirando a malapena.
«Katniss.» mi richiama la voce ansiosa del mio fratellastro che a grandi falcate si piazza davanti all'entrata e tira fuori dalla tasca un mazzo di chiavi. «Il citofono non funziona da un anno.»
Grugnisco impaziente e lo spintono quando apre la porta di casa, così da entrare per prima e accettarmi che non si presenti davanti a noi nessuna scena raccapricciante.
«MARTA!» la chiamo, sentendo gli occhi pizzicare. Entro in un piccolo salotto riempito solo da un divano e un paio di mobili. «MARTA DOVE SEI?»
Silenzio.
Edward sale le scale come un fulmine, riuscendo persino a fare quattro scalini alla volta. Lo seguo cercando di fare come lui, ma finisco quasi per inciampare sui miei stessi piedi, e lo trovo sulla soglia di una porta viola che si trova al primo piano, accanto ad un lungo corridoio: è immobile, ha gli occhi spalancati e i pugni chiusi appoggiati rigidamente sugli stipiti dell'entrata.
Lo raggiungo con il fiatone e sguscio dentro passando sotto al suo braccio, le guance ormai bagnate.
Quella che suppongo sia la camera di Marta, dato che ha una scrivania piena di pennelli e fogli disegnati in un angolo, ha tutti i vestiti sparsi per terra. Per non parlare di peluche e oggetti vari. C'è pure un vaso, riesco a vedere alcuni cocci tra le magliette. Ma la cosa che mi lascia sconcertata è che non c'è solo lei nella stanza, rannicchiata in un angolo con la testa incastrata fra le ginocchia e il respiro pesante. Ci sono anche Gab e Andy.
Il primo è seduto per terra, in quel minuscolo spazio di pavimento pulito, con le mani nei capelli e gli occhi chiusi. Il biondo, invece, sembra aver appena scoperto di non essere gay: ha il volto pallido, e si regge con una mano sulla scrivania. Cosa non da lui, dato che ha un sorriso ebete stampato sulla faccia ventiquattro ore su ventiquattro.
«Che...», faccio un passo, ma finisco per pestare un pezzo di vetro. Al suono della mia voce tutti alzano le loro teste. Tutti tranne Gabriel.
«Che succede?» prende parola Edward, e lo ringrazio mentalmente.
Marta si alza con uno scatto barcollando e si fionda tra le mie braccia, cadendomi quasi addosso. Ha gli occhi gonfi e rossi, sembra stia piangendo da anni. «Kat i-io v-volevo dirtelo m-ma...»
«Io non posso crederci.» sibila Andy, ancora nella stessa posizione. «Davvero, non...»
Inizio a sentire la rabbia montarmi addosso e scanso Marta che finisce in ginocchio su una pila di pantaloni.
«Qualcuno vuole dirmi che cazzo sta succedendo?» sbraito passando lo sguardo dalla ragazza in terra, a Andy, a Gab, ancora.
E qui, purtroppo, inizio a capire. In un lampo iniziano a susseguirsi nella mia mente alcune immagini raccapriccianti; immagini che mi fanno soffrire. Lo guardo. Il riccio, il mio ragazzo: quello che mi ha aiutato nei momenti di difficoltà, che c'è sempre stato dal primo attimo in cui abbiamo stretto amicizia, colui che mangiato sempre le croste della mia pizza, pure se erano bavose.
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THE OUTLANDISH CLUB
Teen FictionStoria vincitrice del Wattpad's Got Talent nella categoria Teen fiction. Storia vincitrice del Beautiful Contest nella categoria Romanzi Rosa. «Non riesco a capire se tu sia una hippie, una strana o una pazzoide con strani gusti in fatto di stile.» ...