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#Lavitafaschifo

Mi passo una mano sul viso, distrutta. «Finalmente sono tornata alle origini.»commento osservando il portone del teatro. «Mi era mancato questo posto.»

«In effetti abbiamo sentito tutti la tua mancanza, zuccherino.»esordisce Jonathan infilando le dita nei passanti dei jeans di pelle strettissimi. «Non c'era più nessuno che potesse fare la bambina piccola nel copione.»

«Ha ha ha.»alzo gli occhi al cielo.«Amorevolmente simpatico.»commento guardandomi intorno. «Ma dove è...»

«Qui!»esclama una voce dietro di me, e sobbalzo impaurita, finendo a terra come sempre.

Maledico il ragazzo idiota, nonché mio, ridere a crepapelle, e mi alzo di scatto tirandogli un pugno sul petto.

Gab si passa una mano sul punto sfragiato, e finge un'espressione di puro dolore. «Oh Dio, credo che d'ora in poi dovrò portarti in giro con la museruola.»

Alzo un sopracciglio. «Fai bene.»ribatto altezzosa dirigendomi verso il suo motorino. «I tuoi atti ignobili mi hanno fatto venire voglia di guidare.»

Lo vedo sbarrare gli occhi e chiedere aiuto con lo sguardo a Jonathan, ma è troppo impegnato a studiarsi le unghie. Quando però si accorge della situazione, sbuffa pesantemente. «Pasticcino, è un problema tuo.»si rivolge al riccio facendo spallucce. «Io mi sono semplificato la vita: sono passato all'altra sponda.»

Salgo sul sellino sorpresa, e non riesco a contenermi. «Quindi sei gay.»

«Ovvio.»poggia la mano su un fianco. «Le donne portano solo guai.»spiega solenne, come se avesse avuto più esperienze di un centenario. «E adesso me ne vado perché le vostre futili chiacchiere stanno disturbando il mio animo sottile e delicato.»alza una mano in segno di saluto, e si sistema la borsa a tracolla con un gesto così effemminato che mi ricorda una scena di Barbie e lo schiaccianoci.«Addio.»

«Addio.»lo salutiamo in coro, osservando la sua andatura spocchiosa allontanarsi.

Rimango un momento a fissare il punto in cui è sparito, ma mi ricordo che ho una sfida da vincere, e apro il palmo. «Dammi le chiavi.»esordisco sicura a Gab scendendo dalla sella. «O dovrò passare alle maniere forti, pasticcino.»

Lui sorride divertito, e si avvicina prendendomi per la vita. «Te le do solo se mi dai prima un bacio, zuccherino.»

Ridacchio e gli do un bacio sulla guancia. «Bene, ora dammi la ricompensa.»

Mi osserva allibito. «Quello cos'era?»

Incrocio le braccia saltando di nuovo sul sellino, con un'aria trionfante. «Un bacio.»rispondo angelica. «E ora avrai l'onore di sentire il brivido dei veri biker.»

Ficca una mano in tasca riluttante, e ne tira fuori le chiavi.«Non è il brivido dei biker.»borbotta ansioso. «È il brivido della morte prematura.»

Sospiro e infilo le chiavi nel motorino. «Sbrigati che devo spiegarti il mio piano.»

«Il piano del club?»aggrotta le sopracciglia. «Quello di cui stamani mi hai detto appena tre parole senza un filo logico?»

Metto il broncio. «Ero emozionata.»mi giustifico infilando il casco. «Quando mi emoziono non do peso alla grammatica.»

Si infila il casco tentando di nascondere il sorriso, e sale dietro di me. «Questo spiega perché prendi sempre insufficiente ai temi.»

Gli do una gomitata, e accendo il motore. «Hey!»

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