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#Jerkitout

Andy preme come un ossesso l'acceleratore della sua macchina fiammante non tenendo di conto che ci sono io dietro che vengo sballottata a destra e sinistra come una pallina da golf.

«Andy ma che ti prende? Hai messo gli ormoni nel latte stamattina?»

Lui sfreccia in mezzo ai motorini e mi tornano in mente le volte in cui guidavo il motorino di Gab. Stringo le labbra e mi aggrappo al poggiatesta del sedile, ma una curva a gomito mi fa scivolare e sbatto la faccia al finestrino. «ANDYYY!»

«Tranquilla baby ho un'idea favolosa, moderna, imperdibile! Ho già inviato un messaggio a tutti gli altri, saranno da me tra poco», mi lancia un'occhiata maliziosa dallo specchietto, «Compreso il tuo manzo.»

«Okay, di certo sei di nuovo te stesso. Ma cos'è che ti ha fatto rinsavire?»

Finalmente Vicky inizia a rallentare e Andy parcheggia davanti al cancello di casa sua. Le luci sono spente, le saracinesche abbassate, l'erba del giardino è un po' alta, ma dà un tocco country alla villetta a schiera. Il mio migliore amico gay scende dalla macchina, apre la portiera e mi porge la mano. «Te, baby. Quando sei venuta a farmi da spalla, prima, ho capito che tu ci sarai sempre per me. Che su di te posso contare, anche se sembri un folletto uscito da uno di quegli strani musical a budget limitato.»

Lo squadro, un po' a disagio. Mi immagino in veste di folletto, con le orecchie a punta di carta stagnola e una tovaglia natalizia come vestito. Che razza di immagine ha di me la gente?

«Faccio fatica a prenderlo come un complimento. E poi», afferro la sua mano e salto giù, «non amo i folletti, sono fastidiosi.»

«Appunto, proprio per questo lo sembri» ride.

Cerco di ricorrerlo per dargli una pacca sul sedere, ma ha le gambe lunghe quasi quanto me e oltrepasso l'ingresso con un fiatone incredibile. Mi appoggio un attimo al muro. «Qui ci vuole una bella dose di tortillas, sai? Saranno giorni che non faccio tutta questa attività fisica.»

La testa di Andy sbuca dalla cima delle scale. Come fa ad essere già lì? Ha i razzi nelle chiappe? «Kit Kat, lo sai vero che correre dieci metri non è attività fisica?»

«Tss.»

Faccio un gesto con la mano per rimuovere le malelingue. E poi non voglio sentirmi in colpa o paragonarmi alle cheerleader atletiche con le tette così sode da rischiare di rimanerci strozzate.
Prendo un bel respiro, poi afferro il corrimano delle scale.

Dai, Katniss, ce la puoi fare.

Uno scalino, due scalini, tre... Seh, ciao! Mi siedo e aspetto che mi porti su Andy.

Come per magia lo vedo comparire alla fine della scalinata con un pacchetto fra pollice e indice. Ha un'aria di superiorità e gloria che mi fa aggrottare le sopracciglia.

«E se ti dicessi...», scuote la confezione e capisco dal suono di cosa si tratta, «... Che qui dentro ci sono ben 80 tortillas?»

Voglio morire. Sbuffo. «Portami in camera tua così posso mangiarle. Un patto perfetto, non credi?» sorriso più costruito del mondo, vai così.

«Se fossi etero l'idea di portarti in camera mi avrebbe allettato, sai», molleggia i fianchi mimando un atto sessuale molto esplicito con quella solita faccia da schiaffi. «E invece eccomi qui. Sali o le mangerò davanti a te. Tutte quante.»

«Non oserai.»

Lui apre il pacchetto contro ogni mia aspettativa, mantiene il contatto visivo e ridacchia quando infila una mano dentro alla busta.

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