Parte 18 - Ermal

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"Pronto?"

"Siete stai riammessi in gara ragazzi! Il regolamento consente l'utilizzo di stralci di canzoni già edite nei limiti di un terzo della canzone nuova. E voi rientrate senza problemi. Stasera vi esibite."

Riammessi in gara.

- "Fabbrì siamo riammessi in gara, l'hanno capito finalmente che è tutto regolare ti rendi cont" non mi fa finire neanche la frase che mi abbraccia, saltiamo giù dal letto urlando un "vaffanculo" liberatorio e cantando "non ci avete fatto niente" poi mi abbraccia nuovamente con tutta la forza in corpo facendomi indietreggiare, sorridevamo commossi, nella bellezza delle cose vere, leali, pure. Eravamo ancora in pigiama, assonati e stanchi, ma quelle braccia erano il mio spazio perfetto, affondavamo la testa l'uno sul collo dell'altro fino a mischiare gli odori della pelle, fino a confondere razionalità e volontà, fino a che...finiamo di nuovo occhi negli occhi, naso contro naso, stavolta senza nessun peso, nessuna telefonata, nessuna interruzione.
Le distanze si accorciano: 3 cm, 2, 1...0.
Ci baciamo buttando al vento la razionalità, con tutta la foga di chi desiderava quel momento da sempre, di chi ne ha passate tante ma è sopravvissuto a tutto, di chi ora è libero. Da ogni cosa. Non so quanto tempo sia passato, sento la sua mano tra i miei capelli, le mie sono sulla sua barba pungente, la mia schiena poggiata al muro. La foga era tanta da constatare che il mio...organo genitale maschile non era clinicamente morto ma più vivo che mai, così come quello di Fabrizio, tanto da staccarci imbarazzati.

F:"Scusami se..."

"No. Siamo stati in due, non hai nulla di che scusarti, è successo e basta. Faremo finta di nulla e rimarrà tutto in questa stanza"

F:"Io non so che...lasciamo stare, non riesco più a parlare. Facciamo che è stata la foga del momento. Facciamo finta sia così". Mi accarezza e lascia la stanza.

Rimango con le spalle al muro mentre lascio scendere il mio corpo sedendomi per terra, le mani sul volto per vergogna e incredulità. Non so cosa mi sia accaduto in questi mesi, so solo che adesso le ali vorrebbero volare nella porta accanto ma i miei piedi sono ben piantati. Testa qui, cuore lì. Cosa succederà? La mia vita è un continuo imprevisto.

La notizia circola e riceviamo migliaia di messaggi di persone felici pronte a sostenerci. Stasera toccava a noi, ci incontriamo di nuovo al teatro, e non bastava l'imbarazzo tra noi e l'aria tesa che si poteva tagliare con il coltello. Tutti ci guardano come alieni, qualcuno mette una mano sulla spalla dicendoci che avevano sempre creduto alla nostra lealtà, quando appena ieri li sentivi dire esattamente l'opposto. Anche questo è il mondo dello spettacolo: maschere, bugie, convenienza. Qualcuno invece continuava a parlare anche adesso, sentiamo la parola "raccomandati". Vedo Fabrizio girarsi di scatto pronto a inveire contro quel giornalista e lo fermo subito prendendogli la mano e portandolo in camerino.

- "Fabbrì, manca veramente poco all'esibizione. Lasciati scivolare tutto addosso. Noi sappiamo chi siamo."

- F:"È che ci sono parole che non accetto. Plagio, raccomandazione. Quando noi ci siamo sempre fatti strada da soli e dopo anni ci ritroviamo qui a sentire ste cazzate. Se non mi avessi fermato..."

- "Basta. Ricorda: non ci hanno fatto niente."
Stavolta non ci abbracciamo, ma gli occhi parlano da soli e non è ancora il momento. Cerco di confortarlo a distanza ma in realtà io sto peggio di lui, mi guardo un attimo allo specchio e sono più pallido di un lenzuolo, più cadaverico del solito. Mamma che faccia...a proposito, ricevo la chiamata di mia madre.

"Mamma stai tranquilla è tutto apposto."

"Sicuro? Avverto vibrazioni...negative."

"Mà c'ho la strizza. Ma va tutto bene. Adesso devo andare, ti voglio bene." È il nostro turno.

Cantiamo, io con la voce inizialmente fragile per tutte le emozioni di questi due giorni, il volto pallido e...poi sento cantare il ritornello da Fabrizio.

"Non mi avete fatto niente,
non mi avete tolto niente,
questa è la mia vita che va avanti
Oltre tutto
OLTRE LA GENTE"

Con tutta la rabbia che aveva in corpo, che io manifesto nel mio acuto. Gli lancio un' occhiata, quell'uomo aveva ancora le mie stesse cicatrici tatuate sul corpo e sul cuore.

"La felicità volava, come vola via una bolla". Senza pensarci due volte, metto il mio braccio attorno la spalla di Fabrizio, che mi stringe la mano sorridendo con gli occhi lucidi, davanti telecamere e milioni di telespettatori. Non ci importa più di niente. Non ci hanno fatto niente.

Sono anni che ti aspetto ~ MetamoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora