Parte 48 - Ermal

498 32 7
                                    




Accade così, dopo una pausa. La tua testa dice che è giusto così e che bisogna andare avanti per fare meno male a tutti, compreso te stesso. Fai mille altre cose da non avere il tempo per pensare, da non avere il tempo di scrivere su quel diario rimasto vuoto da tanto, forse giusto il tempo di suonare al piano qualche nota e parola spontanea, senza ricordarmela più non appena stacco le dita da quest'ultimo. Se il giorno tieni la mente occupata, la notte arriva la resa dei conti, quando la mente deve rilassarsi per lasciare spazio al cuore. Accade sempre così ultimamente: mentre prendo sonno lo sogno e immediatamente dopo una strana sensazione. La testa confusa, mi trema, sento un rumore fino a che non apro forzatamente gli occhi. E devo svegliarmi del tutto per potermi riaddormentare di nuovo e così nel frattempo inizio a pensare. Non avere qualcuno accanto non significa non averlo dentro, so che sarebbe più facile se ci fosse ancora lui nella mia vita, anche se per me che sono sempre stato un' anima solitaria in viaggio senza un posto di riferimento, è una contraddizione. Come tutta la nostra storia lo è, ma è tutto fottutamente imprevedibile. La mia mente dice una cosa mentre il corpo si ribella e non mi fa dormire neanche oggi, guardo allo specchio le mie occhiaie e mi rendo conto che non posso continuare così. Dove esistono le virgole vanno messi i punti o si continua la frase. E io sono sempre una virgola che vuole diventare altro. Non posso ignorare ancora i suoi messaggi, devo avere il coraggio di affrontarlo. È giusto così anche per me.
Prendo l'auto per andare da lui, autostrada a 180 all'ora e il cuore a mille mentre l'orologio segna l'una di notte ma non importa, perché non credo di essere l'unico sveglio.
Alla radio suona Wonderwall degli Oasis:

"And all the roads
we have to walk are winding
And all the lights that lead us
there are blinding
There are many things that I
Would like to say to you
but I don't know how"

"E tutte le strade
che dobbiamo percorrere sono tortuose
E tutte le luci che ci guidano
sono acciecanti
Ci sono molte cose che vorrei dirti
Ma non so come"

E i chilometri scorrono in queste strade tortuose che ultimamente hanno solo una meta, fuori e dentro me. Piove anche stanotte, come tutte le volte che il mio cuore mi porta lì...il rumore che fa si accompagna a quello dei tuoni che si avvicinano mentre mi avvicino anche io a casa di Fabrizio.

Sono le 4 del mattino ed è ancora così buio da far paura, mentre mi trovo davanti la porta di casa sua. Respiro, fermo, indeciso sul da farsi. Perché non mi bastano le ore di viaggio per evitare il pentimento dell'ultimo minuto, quello più vicino all'incontro degli occhi e non solo. Non so se bussare, suonare o tornare indietro, mentre guardo le luci di casa ovviamente spente.
Suono.
Non risponde nessuno.
Riprovo.
Nulla.
Non c'era. La rabbia sale mentre penso a quella sera di ottobre in cui aveva senza di me facilmente trovato sostituzione e mi chiedo cosa cazzo stia facendo fuori a quest'ora. Lo chiamo. Suona.

-"Fab...Fabrizio"

-"Ermal??"

-"Dove cazzo sei?"

-"A casa, perché?"

-"Perché devi sempre dire stronzate."
Chiudo.

Sono qui e non mi muovo, se devo mandarlo a fanculo lo farò perlomeno di presenza. Mi siedo sui gradini davanti la porta mentre il cielo albeggia su Roma e le mie forze vanno scemando fino a che stremato crollo, lì dove mi trovo. Una voce familiare mi sveglia:

"Ermal ma che cazzo stai a fa'?"

Sono anni che ti aspetto ~ MetamoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora