Parte 26 - Ermal

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Lisbona - Parte 1
4 aprile

Parto da Milano con Paolo, Bizio partirà da Roma e dovrebbe arrivare intorno alle 14. Mi siedo come sempre dalla parte del finestrino, indossando occhiali da sole, un po' per nascondere il volto, un po' per poter chiudere gli occhi, se mi andrà, senza che qualcuno mi faccia una foto e la spiattelli sui social. L'aereo parte, e, superati i vuoi d'aria, metto le cuffie ascoltando "Imagine". Paolo nel frattempo si addormenta e approfitto per fare una cosa. Tolgo gli auricolari e comincio a scrivere tra le note del telefono, che sono diventate ormai come una sorta di "diario", e che oggi è un diario di bordo, tutto ciò che mi ronza per la testa. Magari chissà, posso pubblicare un libro raccogliendoli tutti, anche se alcuni saranno per sempre solo miei.

"È solo un altro aereo, quello che mi porta sempre da qualche parte, che una volta mi portava da lei, dalla mia famiglia, da chi ama la mia musica o in posti nuovi da scoprire e da cui trarre ispirazione e insegnamenti. Oggi mi porta a un'avventura nuova, ma soprattutto a delle braccia in cui mai avrei immaginato di avere l'esigenza di abitare. Mi volto verso destra, guardando dal finestrino con una penna in mano e dei pensieri che si tramutano da soli in parole. Vedi le nuvole, ma non le puoi toccare. Ma cosa sono le nuvole? No, non è la canzone di Mudugno, anche se mi porta a pensarla:

"Che io possa esser dannato

se non ti amo

e se così non fosse

non capirei più niente.

tutto il mio folle amore

lo soffia il cielo..."

Vorresti adagiarti sulle nuvole come i pensieri che avevi da bambino, ma sono piccole particelle di acqua condensata, sospese nell'aria grazie a correnti. Cadresti schiantandoti, nella realtà dei grandi. Apparentemente soffici, ma da quelle nasce la pioggia e viene coperto il blu del cielo. Però, senza di esse non ci sarebbe vita. Sole e pioggia, nell'equilibrio naturale delle cose. Mi limito a guardarle dal finestrino, e il verbo non è casuale. Quel vetro è appunto un limite, tra me e il cielo, ma alcuni limiti sono necessari...tanto il cielo lo guardo lo stesso. E un limite è solo il modo per sognare qualcosa. Chi avrebbe mai detto che la vita fosse davvero così imprevedibile? Che all'amore davi un nome, e adesso non sai più cos'è. Che forse ci sono cose senza definizione, cose che non sono cose, sono emozioni, ricordi, sorrisi, mani. Un bagaglio che mi porto dietro ogni volta che vado via da lui. Oggi quest'aereo è di andata, e la mia valigia è da disfare. Pochi giorni, ma porti una vita intera."

Atterraggio. Siamo già arrivati. Aspettiamo un po' in aeroporto mentre mi chiama Bizio.

F:"Cespugliè l'aereo ha già un'ora di ritardo, e non so quanto ancora mi faranno aspettare".

"E quanto mi farai aspettare. Per una volta il ritardo non è a causa tua però".

F: "oh guarda come ti lascio fà la cartolina da solo"

"Come se sapessi stare senza di me. Vai Bizio, avvisami prima di partire".

F: "oh appena arrivo te sfonno"

"Ah allora arrivi"

F: "Forse. Ah ecco ci siamo, sta partendo. A dopo"

Io e Paolo facciamo una passeggiata in giro a Lisbona nell'attesa che arrivi, e posso finalmente sentire l'odore del mare. Oggi saremo in due a guardarlo e sentire la brezza sulla pelle. Mangiamo qualcosa per riempire lo stomaco e l'attesa, anche se non ho molta fame. L'attesa non aumenta il desiderio, aumenta solo l'ansia. Nel frattempo cazzeggio un po' su Twitter e noto che #metamoroaLisbona è già in tendenza e rido con la consapevolezza che inevitabilmente il nostro rapporto ha sterminato la sanità mentale di mezzo fandom.
Non posso più aspettare. Sono le 16.00.

"Paolo, torniamo in aeroporto".

P: "Ma manca un'ora"

"Andiamo comunque".

Arriviamo e capisco che in effetti non è servito a un cazzo. Faccio avanti e indietro con più ansia di quella che avevo prima. Paolo se ne accorge e sorride. Non ho detto nulla a nessuno, ma forse ormai le cose sono diventate evidenti. Cominciano a uscire persone e aspetto di vedere il volto di Fabrizio tra tutti quegli sconosciuti, lo cerco e non lo vedo. Gente che passa di continuo, confusione, scale mobili. Tutti in attesa, c'è chi incontrerà la propria famiglia, chi l'amore, io non lo so. Il cuore batte forte, ogni attesa ti rende più vivo, forse. O ogni amore. Ma non pensiamoci. La folla si smaltisce, e finalmente esce lui, con il suo giubbotto e la felpa sotto come fossimo a gennaio, mentre toglie gli occhiali da sole. Saluta prima Paolo, che capendo di essere in quel momento di troppo va a prendere un caffè.

"Cespugliè."

"Bizio".

Gli occhi parlano, ci abbracciamo come se non ci vedessimo da anni.
"Andiamo".

Passeggiamo sul lungomare, finalmente quattro occhi lo ammireranno meglio dei miei, perché sono occhi pieni di vita che si muove e riflette un mare d'amare, o un mare d'amore.
Prendo il telefono mentre fingo di dover fare una foto lo chiamo

"Facciamo un giretto insieme?" Nel mentre si mette nella stessa posa di sempre.

"Ma perché fai sempre così?"
Avvicina la faccia alla telecamera "uh uh".

"Che coglione". Stacco. "Facciamo un giretto".

 "Facciamo un giretto"

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Sono anni che ti aspetto ~ MetamoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora