Parte 41 - Fabrizio

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Quei momenti in cui il mondo sembra mettersi in pausa mentre dentro piove, il contorno si sfuma e rimangono solo degli occhi, come se riuscissi a mettere a fuoco solo quelli. C'è il silenzio della notte, un silenzio che urla tutto quello che le bocche non dicono, urla tutte le parole non pronunciate. Ci sono occhi che vedi, occhi che guardi al di là del volto. Ermal ha gli occhi rossi, ha pianto e dopo mesi ho imparato a conoscerlo come se fosse stato una presenza costante nella mia vita, fin da sempre. Ho imparato che non è bravo con le parole, non quando è senza chitarra o pianoforte, l'istinto lo canalizza solo nella musica e nel resto sbaglia come un bambino che a volte dimentica di essere chi è, di tutto ciò che comporta, che è forse un po' incoerente ma quando non parla con le parole, lo fanno gli occhi. Mamihlapinatapai. Me l'ha insegnato lui. Ed è lui che fa il primo passo.

È sudato, toglie la sua giacca blu elettrico e la mette in vita.

E:"Vedi? Cosa non si fa per amore. Tutte le diversità trovano un punto di equilibrio. Sono sbagliato, sono imbranato, parlo sempre più di quanto devo ma sono insicuro più di quanto sembri. Non so tante cose, non so se riuscirò a cambiare alcune cose, non so se sarò sempre in grado di contare fino a 10, non so se un giorno il mio istinto prevarrà nuovamente sulle cose. So che però, tutte le volte in cui cadrò saprò rialzarmi per correre da te, ma ho bisogno che tu non mi dia le spalle."

Lo abbraccio. Finisce sempre così, alla fine. Ci sono mancanze che sono presenze, e presenze che ti fanno piangere ma ti fanno vivere.

16 GIUGNO.

Oggi è il mio giorno, quello desiderato da una vita. L'Olimpico, il sogno di molti e la realtà di pochi. Un palco che hanno calcato i più grandi, quello delle grandi responsabilità e delle mille aspettative, quello dove ho sempre sognato di salire, forse più sperandoci che credendoci. 22 anni di carriera, di salite, discese e pause. Sono cambiato, è vero, ma rimanendo fedele a me stesso. Prima indossavo una sorta di corazza che a volte mi portava ad aver paura di poter essere contaminato da altra musica ed esperienze per non avere forse il rischio di essere influenzato negativamente, e possibilmente anche deludere qualcuno. Io oggi mi guardo allo specchio e vedo una persona felice, con meno paure e quella spontaneità che non guasta mai. Libero. Ci saranno 22.000 persone di fronte a me, PER me. Con quelle che non mi mai dimenticato, con quelle che mi hanno scoperto dopo. Semplicemente con persone che vivono anche nelle mie canzoni, grazie alle quali non sarei qui dove sono.

Faccio le prove con Fiorella, quel coglionazzo di Ermal è in ritardo, proprio oggi in cui avevo bisogno di qualcuno che mi calmasse. Vado dai miei figli ad abbracciarli.

Anita:"Papà ti batte forte il cuore"

"È felicità, piccola." E paura.

Mi volto e vedo arrivare Ermal, quando il mio cuore scalpita più di prima, come se fosse sempre la prima volta. Mi abbraccia e saluta i piccoli, mentre ci allontaniamo lasciandoli alla loro madre.

E: "Adesso tocca a te. Oggi è il tuo giorno e io sono felice di essere qui a condividere le tue paure e la tua gioia."

"Io sono felice di portare una parte della mia vita sul palco." Ci baciamo, in silenzio.
Adesso posso andare.

Tanti ospiti ci saranno stasera, ma più che ospiti, sono quegli amici che vuoi che ti accompagnino affinchè qualsiasi posto diventi casa. Anche l'Olimpico.
Ultimo, un mio piccolo grande fan che è cresciuto, si ritrova nella sua storia e a cantare qui con me. Diventa quasi un fratello minore, fratello di strada, di sogni, fratelli dello stesso quartiere. Sono stato il primo a credere che ce l'avrebbe fatta, e così è meritatamente stato.  Fiorella, sensibile e carismatica, un'amica, una delle più grandi interpreti della musica italiana. Una grande donna, oltre che artista, che con la sua umiltà e umanità meraviglia sempre qualsiasi palco che calca.

Last but not least, Ermal. La più grande spalla che potessi avere, e non perchè ne avessi bisogno. A volte avviene un incontro casuale di due anime che corrispondono senza averne percezione, due anime che in un pomeriggio in una cameretta di una bambina, hanno composto la canzone contro il terrorismo, la danza di coraggio che ha vinto Sanremo ed è stata portata in tutta Europa. Due anime che hanno imparato a mollare il passato, ad amarsi nonostante tutto, a remare controcorrente. Nulla di previsto, nulla di aspettato, ma semplicemente accaduto. Due anime folli ma simili. Senza rivalità. E questo è stato trasmesso al pubblico e ai fan, che si sono uniti in maniera del tutto naturale e inaspettata. Al termine dell'esibizione, Ermal dice:"Questo non è un sogno, è la realtà...è la TUA realtà" con quell'affetto e quella sincerità che nella vita ti aspetti da poche persone, che forse si contano sulle dita di una mano.
Io lo richiamo sul palco e prendendolo per mano mi rivolgo al mio pubblico:

"Questo è un fratello. È un NOSTRO fratello"

in un invito ad accogliere nella famiglia il mio compagno di musica e di vita

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in un invito ad accogliere nella famiglia il mio compagno di musica e di vita. Tutto accompagnato dai cori di risposta, che da "Olè Fabrizio" sono diventati "Olè Ermal", come a dire "siamo tutti parte della stessa casa", anche se lo era già anche prima, perchè casa è dove c'è verità, e in quei minuti l'abbiamo sentita e riconosciuta.
A fine concerto mi commuovo, a 43 anni come quel bambino che non avrebbe mai immaginato di trovarsi lì, ma anche come quegli uomini che non si vergognano di mostrare le lacrime.
La vita non è stata facile ma nella maniera in cui non avrei mai pensato, mi ha ripagato di ogni porta in faccia, di ogni falsità, di ogni persona sbagliata. Ed io gliene sono grato.

Sono anni che ti aspetto ~ MetamoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora