Capitolo 11

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JUSTIN :

"Ti rendi conto ? Hanno chiamato i miei, non ci posso ancora credere." Parlò Ellen fuori di se raccontandomi quello che era successo la sera appena rientrata a casa. Aveva trovato i fratelli in compagnia dei genitori ed avevano, naturalmente, litigato.

"Tuo padre che ha fatto ?" Chiesi diventando serio di punto in bianco, mi aveva detto della discussione ma sapevo che sotto c'era dell'altro.

Avevo quasi paura della risposta.

Sentì Ellen zittirsi, per un istante, dandomi il tempo di capire che non doveva essere accaduto nulla di buono.

"Ellen, che ti ha fatto ?"

"Voleva portarmi via."

Strinsi i pugni "portarti via dove ?"

"Lui lavora fuori città al momento, sarei dovuta andare con lui e mamma."

"Tu non ti muovi da qui." Sputai alzando il tono mantenendomi il telefono all'orecchio con l'altra mano.

"Infatti è ciò che gli ho fatto capire a patto che io venissi a stare dai miei fratelli." Mi spiegò cacciando successivamente un sospiro.

"Quindi non potrò più venirti a trovare a casa ?" Chiesi corrugando la fronte.

"No, ma tanto i miei fratelli abitano a dieci minuti di macchina da casa mia, quindi non cambierà nulla."

Risi "hai intenzione di vederti con me con il pericolo che i tuoi fratelli ci possano scoprire ?"

Immaginai che stesse ridendo ascoltando ciò che disse "è un pericolo che posso correre."

"E come mai ?" Domandai alzando un sopracciglio. Volevo che lo dicesse a voce alta, volevo sentirlo con le mie orecchie. 

"Perché-" si interruppe.

Sentì qualcuno parlarle e lei rispondere "sto parlando con una mia amica, vuoi chiamare papà per dirgli anche questo ?"

Scossi la testa sentendo il suo tono, era uguale ad Hanna per certi versi.

"Dylan basta, esci dalla mia camera, ora." Urlò la moretta contro il fratello.

"Mi hai rotto il cazzo.-" la sentì avvicinarsi il telefono all'orecchio "mh, devo andare July." Disse solamente attaccando poi la chiamata, lasciandomi li come un ebete con il telefono in mano.

"Ciao anche a te." Dissi solamente posando il telefono sul tavolo.

Mi sedetti sulla sedia della mia cucina portandomi le mani sulla bocca coprendo il naso, la cosa a cui dovevo pensare in quel momento era mio padre e a quando lo avrebbero fatto uscire.

Non potevo credere che sarebbe tornato a stare qui, e poi quando sarebbe successo ? Ad Hanna ancora non avevo detto niente ed avevo sbagliato ma non sapevo come avrebbe potuto reagire.

Alzai lo sguardo verso l'ingresso alla cucina osservando mia sorella.

Rimase qualche minuto a fissarmi e  subito capì che era venuta a chiedermi qualcosa.

Corrugai la fronte ritornando a fissarla "cosa c'è ?"

Hanna entrò in cucina sedendosi di fronte a me.

"Devo parlarti." Disse seriamente portando le mani sul tavolo.

La conoscevo troppo bene.

"Di cosa ?"

"Questa sera vado a ballare, volevo dirtelo."

Strinsi i pugni sentendo il sangue andare al cervello, se lo poteva anche scordare.

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