Cap. XXII

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"Sveglia bella addormentata! Il mondo non si salva certo da solo!" urlò Uriel ad un orario più o meno riconducibile alle sette del mattino.

"A quest'ora anche voi immortali dormite! Lasciami riposare ancora un po'..." borbottai senza esserne pienamente cosciente.

"Quanto siete pigri voi figli dell'uomo" non avevo dubbi che avrebbe fatto una delle sue solite considerazioni spregevoli su noi umani.

Dicevo NOI per autoconvincermi che le cose non erano troppo complicate ma in realtà era un LORO, io non ero umana.

"Ah e gradirei riavere indietro la mia felpa" disse infine uscendo dalla grotta per il suo solito giro di ricognizione mattutino.

Solo allora ricordai di aver dormito con un suo indumento. Saltai in aria e improvvisamente mi sentii accaldata. Mi tolsi in fretta e furia la felpa e la lanciai in un angolino lontano da me.

Che cosa stavo facendo? Il mondo, i guardiani e io stavamo rischiando grosso e io che facevo? Mi lasciavo abbindolare dalle pretese di un arcangelo irascibile e poco cortese?

Non se ne parlava proprio! Io odiavo Uriel e i suoi stupidi atteggiamenti puntualmente nervosi! Se ero rimasta con lui era solo per una questione di sopravvivenza.

Dopo una ventina di minuti Uriel rientrò nella grotta, io avevo già fatto un giro e mi ero andata a rinfrescare nel solito fiumiciattolo vicino.

"Hai un modo tutto tuo di ringraziare la gente" mi disse lui, guardando la felpa buttata in un angolino.

Poi la prese, la scotolò e se la infilò.

Chissà se anche lui poteva sentire l'odore della mia pelle che si era impressa su quell'indumento. Pensieri legittimi se fossimo stati una coppietta in campeggio ma noi eravamo più simili a dei soldati in missione per salvare le sorti dell'universo.

"Dove si va?", chiesi, tentando di scrollarmi dalla mente quei pensieri stupidi.

"Londra" fu la sua risposta schietta.

"Perché proprio Londra?" domandai curiosa, non ci aveva pensato su nemmeno un secondo.

"Conosco parecchi angeli disposti a rispondere ad un paio di domande, e dove ci sono angeli ci sono anche demoni". Gli credetti, non potevo fare molto altro.

Uriel coprì le tracce evidenti del nostro pernottamento, come i resti del fuoco della sera prima, e poi uscimmo da quello che era stato il nostro nascondiglio per quei giorni surreali.

"Dammi la mano e svuota la mente" mi ordinò lui guardandosi intorno e poi rivolgendo un'occhiata al sole che stava sorgendo.

I suoi occhi grigi diventarono quasi trasparenti alla luce di quella mattina.

Feci come mi aveva detto senza controbattere. Anche se non l'avrei mai ammesso, la stretta della sua mano nella mia mi fece piacere. Un altro pensiero stupido.

Ma sapevo che, pur controvoglia, mi avrebbe sempre protetta e non riuscii a immaginare come avrei fatto quando lui poi se ne sarebbe tornato nell'alto dei cieli abbandonandomi in un mondo troppo crudele e meschino per i miei gusti. In quel momento una morsa di metallo mi attanagliò il cuore e quasi mi impedì di respirare. Che diavolo mi prendeva?

Ce l'avevo sempre fatta da sola, avrei continuato a sopravvivere anche dopo tutta quell'assurda faccenda. Prima Uriel fosse uscito dalla mia vita, prima quest'ultima sarebbe tornata quasi normale come quella di qualsiasi altra adolescente.

Fu come non sentire e vedere. Il mio cervello si spense per qualche istante, una sensazione debilitante che però svanì immediatamente. Mi girò la testa così forte che ebbi paura di essere finita in un tornado. Barcollai e poi sentii delle mani forti che mi tenevano le braccia e mi attiravano a sé. Sentii il calore di Uriel avvolgermi.

The Accursed- Life After LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora