Mi sedetti in bagno e rimasi a sfogliare le pagine giallastre del diario per tutto il pomeriggio.
Non avevo mai visto mia madre, né mai nessuno mi aveva fatto vedere una sua foto. Ricordavo semplicemente la statua al cimitero, ma i tratti del viso non erano chiari e delineati, anzi erano già levigati dal tempo. Nonostante tutto sapevo che, essendo un angelo, mia madre doveva possedere una bellezza ultraterrena, come Michael, Uriel, Raphael e Gabriel.
Immaginai Jeliel con le sue dita delicate che scriveva quelle pagine preziose e insostituibili. Sigillava le sue emozioni, i suoi ricordi, le sue paure, con alcune frasi e alcuni fiori. Un modo singolare per lasciare un addio ai propri cari.
Fui felice e fiera di lei perché aveva provato l'amore, quello vero, quello che tutti sognano. Certo era morta, certo non doveva essere stato facile per lei stabilire un rapporto così stretto e profondo con una creatura a lei opposta e contraria ma a quanto avevo capito ne era valsa la pena.
Per un momento Azazel e Jeliel mi fecero pensare a me e Uriel. Eravamo nati su due sponde diverse, destinati a vivere una vita di odio reciproco. Io la figlia del suo nemico giurato e lui l'assassino di mia madre.
Odiavo Uriel per non essersi sottratto ad un tale incarico, per non aver provato rimorso solo nel guardarmi negli occhi. Si sarebbe dovuto piegare in due dal dolore solo nello scrutare il mio viso, Azazel diceva che assomigliavo molto a Jeliel. Uriel avrebbe dovuto sentirsi almeno in colpa nel vedermi sola ad affrontare un mondo che mi si ritorceva contro e non avere nemmeno l'appoggio di mia madre.
Il solo pensiero di Uriel che trafiggeva il corpo di qualcuno con un colpo netto e fatale mi faceva ritorcere lo stomaco. Come avevo fatto ad affezionarmi a lui?
Aveva ragione quando mi aveva detto che i segreti si pagano.
Eppure, ogni volta che la mia mente vagava sul contorno del suo viso o sulla profonda e misteriosa aura dei suoi occhi, mi sentivo le farfalle nello stomaco. Come se il solo pensiero di sapere che lui C'ERA, che lui era ancora sulla terra, mi rassicurasse.
Ma provavo subito un rimorso doloroso per essermi concessa di provare tali sentimenti per lui. Non meritava nemmeno la mia compassione, come io non meritavo la sua.
Proprio mentre nuove lacrime mi stavano per scendere sul viso una nuvola di fumo rosso invase la stanza. Chiusi gli occhi per tossire ma quando li riaprii il fumo era scomparso e appoggiato allo stipite della porta c'era Azazel.
Aveva le braccia incrociate e lo sguardo serio su di me.
"Voleva che lo leggessi" mi disse con calma indicandomi con un cenno della testa il taccuino che tenevo tra le mani.
Fui sorpresa da quella reazione innaturale, io avevo distrutto la mia stanza e tutto ciò che lui aveva fatto era portarmi il pranzo in camera. Iniziai a pensare che la morte di Jeliel doveva averlo cambiato per sempre, quasi gli si leggeva il dolore impresso sul suo viso provato.
"Ti ho già detto che non puoi entrare in camera mia senza chiedermi il permesso? Sai cosa intendono i mortali per privacy? Se non lo sai cerca la parola sul dizionario!" gli risposi in maniera insolente.
"Oh, bèh, definire questo caos una stanza è un appellativo un po' troppo generoso, non trovi?" mi chiese quasi sorridendo.
Voleva davvero che il nostro rapporto funzionasse, voleva davvero che diventassimo una famiglia.
"Spero ti abbia almeno aiutato a sfogarti" continuò lui più serio.
Non dissi niente, non andavo fiera di quell'impeto di ira che mi aveva resa così pericolosamente distruttiva.
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The Accursed- Life After Life
ParanormalSe passi 17 anni della tua vita pensando di essere normale... potresti avere seri problemi ad accettare di essere una specie di esperimento da laboratorio... Sono una mezzosangue: l'incrocio di due creature opposte. Sono un mostro e sono pericolosa...