Capitolo XV - Fennec

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Pondhouse
Sinkhole Island
Gale World

<<Kim!!!>> Eglantine si slanciò in avanti, come per cercare di afferrarla, ma Christian la bloccò acchiappandola per i fianchi, tenendola lontana da qualsiasi mostruosa cosa si fosse appena materializzata lì accanto; i capelli biondi le schiaffeggiarono il viso, pallido come un cencio.

Kim sentì qualcosa di ruvido e maleodorante tapparle la bocca e qualcos'altro bloccarle le braccia dietro la schiena. La presa era ferrea, ben salda. Le orrende mani legnose le graffiavano il viso e i polsi, ed erano fredde, fredde come un iceberg nel bel mezzo del Mar Glaciale Artico. Rabbrividì violentemente e non poté evitare di arricciare il naso con una smorfia, trattenendo i conati di vomito. Il corpo dello Spettro emanava una sgradevole puzza di marcio e di carne in putrefazione.

"Perché non riesco a vederlo? Perché quelle visioni?" si chiedeva nel frattempo, il cuore in gola, lo stomaco sottosopra e quella terribile sensazione di nausea che non la abbandonava.
Un'altra fitta di dolore simile alle precedenti le fece inarcare la schiena e la costrinse ad irrigidirsi. Strinse le labbra una contro l'altra e trattenne il respiro. Il tempo sembrava scorrere al rallentatore.

Christian lanciò uno sguardo angosciato alle piccole finestre della sala, completamente congelate e attraversate da crepe e tagli. L'aria si era fatta gelida e ogni suo respiro si trasformava in una nuvoletta di vapore.
Per assurdo si rese conto di non sentire freddo, anzi, era come se dentro di lui stesse ardendo un fuoco acceso. Era un rincuorante tepore, morbido e dolce, che gli solleticava tutto il corpo. Man mano che ne diventava pienamente consapevole, concentrandosi su di esso, il calore si faceva più intenso. Iniziò quasi a sudare: la stessa sensazione di chi con l'influenza sente la pelle irradiare bollore come una stufa. Le tempie gli bruciavano, e provò il disperato bisogno di far uscire tutto quel fuoco. Nel petto, nella pancia, nella testa, una fiamma ardeva, divorandolo. Doveva sfogarsi, doveva cacciare fuori quella fiamma. Si sentì avvampare, come una bomba ad orologeria sul punto di esplodere. Venne colto da un'improvvisa e impetuosa rabbia, mista ad un'energia mai provata.
Tutto intorno non vedeva altro che rosso, lingue di fuoco palpitante e vivo, scintille cocenti, aria bollente. L'aria che prima sembrava immobile e congelata, ora tremava, vibrava come una corda tesa, fremeva rovente, torrida come quella di un deserto. Il suo corpo emanava calore. Nessun suono, nessuno spostamento d'aria, nessun sollievo. Era come rinchiuso in una serra sotto i raggi del sole infuocato.
Pian piano, i suoni ricominciarono a giungere nitidi alle sue orecchie.

Quasi senza rendersene conto, allungò una mano in un gesto istintivo e un rogo di fiamme palpitanti esplose scaturendo dal suo palmo. Sentì il calore cocente che lo opprimeva fluire verso l'esterno, in direzione dello Spettro. Le fiamme propagarono per la sala e attecchirono sull'orribile creatura, che lanciò un grido stridulo e raccapricciante, animalesco.
Le urla di Eglantine lo riportarono alla realtà, facendolo uscire da quella sorta di trance e spingendolo a ritrarre il braccio, bloccando il fuoco.

Si sentiva ancora soffocare. Si accasciò a terra boccheggiando per cercare di recuperare ossigeno e riprendere fiato. Gli girava la testa, non aveva idea di cosa fosse accaduto.
Alzò il capo verso Kim: Eglantine era corsa ad abbracciarla. Le osservò confuso, assonnato ed esausto. Aveva il fiato corto, il viso imperlato di sudore, e la mano gli bruciava.
Qualcuno gli chiese se stava bene; quando si voltò incontrò gli occhi color acqua marina di Nolan, come biglie di vetro nel buio di quella sala.

<<È straordinario Christian, la tua dote si è manifestata!>> sorrideva il ragazzino, con espressione fiera. Ma Chris non aveva capito una sola parola di ciò che aveva detto. Scosse il capo, la mente ancora annebbiata.
<<Chi...chi è Christian?>> biascicò, la gola e le labbra secche, gli occhi arrossati.

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