Capitolo XXV - Il terrore e l'angoscia

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Phantoms Fortress,
Somewhere in the mountains,
Island of Hawks,
North Side, Gale World

Fuori il sole brillava già da qualche ora, ma all'interno della Rocca regnava l'oscurità più totale. Furono accese alcune fiaccole lungo i corridoi. L'aria era sempre gelida, asciutta, immobile, impossibile da respirare. L'odore che la impregnava rivoltante: fetore, puzza di marcio, come di cibo andato a male.

Althea si rifiutò di mettere qualcosa sotto i denti e non toccò cibo per tutto il giorno. Il pasto era commestibile, ma lasciava a desiderare. Gli Spettri Vacanti nutrivano i propri prigionieri soltanto quando volevano tenerli in vita e per quanto la riguardava, Althea avrebbe preferito morire piuttosto che rimanere in quella cella un minuto di più.

Il giorno dopo, per la seconda volta, svuotò il vassoio rovesciando tutto sotto al letto. Fece lo stesso il giorno dopo e il giorno dopo ancora. Julian la osservava con apprensione, sforzandosi di deglutire i bocconi di cibo stantio con una smorfia disgustata. Aggrottò le sopracciglia.
<<Non puoi fare così>>.
La ragazzina alzò lo sguardo, incontrando quello severo di lui. Erano entrambi seduti a terra, con la schiena posata al muro, uno di fronte all'altra.
<<Sì che posso. L'ho già fatto>>.
Julian piegò la testa da un lato con espressione supplichevole.
Ella increspò le labbra in un debole sorriso. Non riusciva mai a dormire la notte, si sentiva a pezzi, le gambe non le reggevano. Giaceva lì già da un paio di giorni ormai.

<<Stai cercando di fare qualcosa di eroico? Perché lasciarti morire senza un motivo è semplicemente stupido>> sussurrò il ragazzo, sorridendo.
<<Sono già morta>> mormorò lei. <<Tutti noi siamo già morti. Nell'istante in cui abbiamo varcato i cancelli di quella casa. Pondhouse è stata la nostra rovina, non lo capisci? E ora guarda: ci hanno abbandonati qui>>.
<<Io non la penso così>> rispose lui con un sospiro. Si alzò lentamente, la raggiunse e si sedette accanto a lei. La avvolse con un ala bruna.
<<Nessuno di noi è un guscio vuoto fino a che riusciamo ancora a provare sentimenti. È vero, hanno tentato di trasformarci in mostri e forse ci sono quasi riusciti. Quasi, perché siamo rimasti esseri umani. Siamo ancora umani, Althea, abbiamo ancora la possibilità di migliorare. Non è finita. So che qui è un vero schifo e...non ti biasimo se vuoi gettare via il cibo qualche volta. Ma non è il momento di abbattersi. Sono sicuro che Nolan, là fuori, stia cercando un modo per salvarti! Perciò tu tornerai a casa viva, questo te lo posso assicurare>> concluse fermamente, abbracciandola stretta.

Julian fu improvvisamente sopraffatto dalla nostalgia. Althea gli ricordava la sua sorellina April. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di rivederla. Qualsiasi cosa.

***

<<È bellissimo>> balbettò incantata Penelope, stesa a letto con la ferita bendata.

Kim teneva tra le dita una catenina argentea dalla quale pendeva un piccolo ciondolo a forma di quadrifoglio, grande circa quanto una noce, al cui interno era incastonata una luminosa pietra viola, baluginante di riflessi color prugna, con sottilissime venature lattee.

<<Che cos'è? Ametista?>> disse Chris, osservandola più da vicino.
<<L'aspetto è simile, ma si tratta di qualcosa di molto più speciale>> intervenne Felix, con una strana luce negli occhi sgranati.
<<Nessuno sa che tipo di pietra sia, né come si chiami>> aggiunse Nolan.

Leah lo prese delicatamente tra le dita, ammaliata.
<<Non ha importanza. L'Occhio del Falco può creare portali spaziotemporali e interdimensionali con una rapidità e una potenza straordinarie>> esclamò entusiasta. <<Ciò vuol dire che avreste potuto raggiungere Phantoms Fortress anche senza di me>>.
Prima che gli altri potessero aprir bocca, proseguì: <<Comunque, ora che è nelle tue mani Kim, non sarà difficile liberare l'esercito!>>
Felix sorrise, annuendo rivolto verso la ragazzina.

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