Capitolo XXXII - Sperduti

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Il fruscio delle foglie accarezzate dal vento divenne quasi una melodia monotona e melanconica.
Nella distesa alberata e silenziosa si distinguevano soltanto due piccole figure che correvano.

Sembrò che il tempo si fosse fermato e più Axel tentava di raggiungerla più ella sembrava allontanarsi.

Di colpo la terra crollò sotto i suoi piedi e Berenice lanciò un grido precipitando in una profonda buca, temendo di lasciar cadere la sfera luminosa, che se avesse sfiorato il suolo sarebbe esplosa. Fortunatamente riuscì a mantenere la concentrazione e la sollevò appena in tempo.

<<Cercavi questo?>> Axel si inginocchiò accanto al bordo della fossa, mostrandole l'amuleto.
Berenice si alzò in piedi affannata.
<<Come...come hai...?>> biascicò senza fiato.
<<Non è stato difficile prendertelo. Eri talmente concentrata nella fuga da non essertene nemmeno accorta...>>
<<No! Mi riferivo alla buca!>> ansimò lei.
<<È il mio potere...non ho ancora ben capito in che cosa consista...so solo che quando si tratta di catturare persone o animali sono il migliore. Non saresti dovuta venire qui. Mi hanno ordinato di ucciderti se fossi riuscito a fermarti>>.

Berenice gettò a terra le foglie che le si erano incastrate nei capelli, mentre una lacrima solitaria le solcava la guancia. Si strofinò rabbiosamente gli occhi.

<<Lasciami andare, sto soltanto anticipando i vostri piani!>>
<<E come potrei crederti? Tu sei una di loro. Sei stata proprio tu a catturarci, ricordi?>>.
<<Continuate a chiamarci Spettri, ma io so che tra di voi c'è un mostro molto più spietato. Siete scappati senza preoccuparvene minimamente, ma a Phantoms Fortress centinaia di persone sono morte a causa sua. Ci avete giudicati soltanto in base ai nostri errori, o meglio, a quelli di mio padre...ma la verità è che anche voi vi comportereste così nel disperato tentativo di salvarvi la vita!>> esclamò Berenice.

Axel scuoteva la testa contrariato.
<<Il fine non giustifica i mezzi>> disse freddamente, senza nemmeno guardarla.
<<Allora in questo non siete migliori di noi>>.
<<Lo siamo eccome. Quella bomba può finalmente dare pace ai cittadini di tutte le Quattro Isole. Per anni avete sparso terrore con i vostri esperimenti, dobbiamo porre fine a questo incubo>>.
<<Nessuna arma porta alla pace, tanto meno una bomba. Dovremmo saperlo tutti, ormai>>.
<<Allora perché mai la stai rubando?>>
<<Non ho intenzione di uccidere persone che non hanno colpa. L'unico responsabile qui è mio padre. È lui l'unico mostro. Porterò fuori gli innocenti prima di farla esplodere; voi avreste trucidato i pochi vivi rimasti senza porvi il problema. È questa la differenza tra noi e voi: noi ci teniamo alla vita, proprio perché non abbiamo mai potuto goderne veramente>>.

Axel contrasse la mascella innervosito e si limitò a tagliare corto: <<Ho detto agli altri che me la sarei cavata da solo, avrei già dovuto ucciderti>>.
<<E perché non lo fai?>> sibilò Berenice.
<<Lo farò, se sarà necessario>> ringhiò il ragazzino. Tra i due ebbe inizio una strana lotta di sguardi: nessuno era intenzionato a cedere, ma Berenice sapeva che Axel non avrebbe mai avuto il coraggio di ucciderla.
<<Ora non ti sembra necessario?>> lo punzecchiò, accennando un sorriso che però mutò in una smorfia innervosita.
<<Sei in trappola, non puoi scappare>>.
<<Ancora una volta ti sbagli>>.
<<Perché? Sai forse volare?>>
<<No. So rubare. E tu ti distrai troppo facilmente>>.

Axel rimase interdetto e osservò sconvolto l'amuleto stretto tra le dita pallide e affusolate di Berenice.
<<No!>>
<<Mi dispiace, Axel>> concluse semplicemente, prima di sparire oltre il portale assieme alla bomba.
<<No, no, no!!!>> sbraitò, colpendo il terreno con il palmo della mano e sollevando piccoli turbini di terra umida.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 29, 2020 ⏰

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