Capitolo XXVI - Retrogrado

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Phantoms Fortress,
Somewhere in the mountains,
Island of Hawks,
North Side, Gale World

Dedicavano le loro vite alla vendetta e alla ricerca dell'Occhio del Falco. Conoscevano già il destino che li attendeva, la morte certa, e facevano il possibile per trovare un rimedio. Da sempre, valutavano tutte le possibilità, tutte le scelte, tutte le strade non ancora percorse. Invano.
Gli Spettri Vacanti, in fondo, non avevano nulla da perdere. Era questo a renderli apparentemente imbattibili.
Ma bastava scavare un po' più a fondo per trovare il mattone fragile che, se colpito, avrebbe fatto crollare il castello intero. Il punto debole, il cuore pulsante che rappresentava gli obiettivi raggiunti fino a quel momento.

Quando la nebbia cominciò ad infittirsi, era pomeriggio inoltrato: diventò talmente densa da poterla toccare. Bastava allungare una mano, per sentire quella miriade di goccioline microscopiche inumidire la pelle. Il velo color fumo avvolse sibillino gli alberi spogli.

Christian mise le mani a coppa sul viso e ci soffiò dentro. Anche Eglantine si stringeva nelle spalle e rabbrividiva come un pulcino bagnato. Nolan li precedeva per mostrare loro la strada, che ormai conosceva meglio delle proprie tasche.
Pensò che non avrebbe mai immaginato di tornare lì, ripercorrere quei sentieri e sentire nuovamente l'inquietudine che cresceva, la paura incontrollabile che si era sempre sforzato di tenere a bada. Eppure si ritrovò a dover rivivere momenti agghiaccianti tanto quanto il vento lì attorno, sempre saturo di quell'odore nauseabondo degno di un cimitero all'aperto, con corpi abbandonati e accatastati come legna da ardere.

<<Se lo sapessero già?>>
Chris e Nolan si voltarono verso la ragazzina, avvolta fino alle orecchie da una sciarpa di lana.
<<No, è impossibile. Nessuno è tornato qui dopo...ciò che è accaduto a Sinkhole...perciò nessuno ha riferito quanto è successo>> si affrettò a rispondere Nolan.
Eglantine sorrise amaramente e si morse la lingua.
<<Non dovete necessariamente sforzarvi di evitare l'argomento ogni volta che ne discutiamo, facendo lo slalom tra i termini meno opportuni, le parole giuste o quelle che rischiano di ferirmi. Vi ripeto che sto bene ed è stata una mia scelta venire qui>> li apostrofò.

Poco dopo Christian aprì bocca per borbottare qualcosa riguardo alla nebbia e Nolan gli rispose in tono svogliato.
Poi ogni argomento di conversazione tra i tre si esaurì, lasciando spazio alla desolazione di quella foresta dall'aria tetra.

A terra, un sottilissimo strato ghiacciato avanzava lentamente, come un velo bianco ricamato con fiocchi azzurri, espandendosi impercettibile sul suolo arido e privo di ciuffi d'erba.
Un soffio gelido smosse appena i rami nudi degli esili arbusti grigiastri lì attorno.
Nolan rallentò il passo con le orecchie tese e i suoi occhi si mossero verso qualche foglia secca che era appena stata pestata: aveva udito chiaramente lo scricchiolio.

Era tutto programmato, previsto, consueto, eppure, nonostante sapesse già ciò che stava per accadere, non poté evitare di trasalire spaventato quando qualcosa di gelido, liscio e metallico si posò sulla sua fronte. Un respiro tremante sfuggì dalle sue labbra producendo una nuvoletta di vapore, che si dissolse subito confondendosi con la nebbia biancastra.
Sentì togliere le sicure dai fucili accanto a lui, sentì Eglantine sussultare al contatto con la canna fredda e gli Spettri borbottare qualcosa tra loro.
Cercò di calmarsi affinché il battito tornasse regolare. Non li avrebbero uccisi. Ogni Peculiare era una fonte di potere e il potere era ciò che interessava loro maggiormente.

Sentì artigli di ghiaccio agguantarlo per il cappuccio della giacca, spingendolo ad avanzare. Tentò di voltarsi verso Christian ed Eglantine.
Riuscì a malapena a scorgere un mezzo sorriso sul volto pallido di lei.
Stava andando tutto come previsto.

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