Felix

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«Full name: Felix Castillo
Age: 14
Group: Grey Wolves
Mother: Aria Mitchell
Father: Nataniel Castillo»
-Secret Dossier, "Gale Project"

Island of Grey Wolves
West Side
Gale World

Pondhouse avrebbe dovuto "salvargli la vita". O almeno era ciò che i Masters avevano sostenuto di fronte alla sua famiglia, prima di scortarlo fuori casa, oltre la radura, tra alberi fruscianti che lo avevano sempre protetto e rassicurato. Una macchina nera con finestrini oscurati lo aveva atteso in un sentiero poco lontano da alcuni villaggi, assieme a tre uomini in divisa verde militare. L'auto era partita con una leggera sgommata, e nel giro di un minuto il confortante scricchiolio della ghiaia, mista a ramoscelli e foglie secche, era sparito lasciando il posto ad un rumore tanto flebile quanto fastidioso: somigliava al ronzio di uno sciame di api, a intervalli regolari. Felix aveva sentito un vuoto nello stomaco, la sensazione di non viaggiare più su un terreno solido, ma di precipitare nel nulla, in caduta libera, e aveva capito di trovarsi all'interno di un portale, senza però riuscire a spiegarsi in che modo fossero stati in grado di crearlo. Soltanto i Peculiari come Leah ne erano capaci. In seguito le ruote avevano ricominciato a muoversi lungo una qualche stradicciola sterrata, e una quindicina di minuti dopo i Masters erano scesi, seguiti dalle guardie, che avevano spalancato le portiere dell'abitacolo facendogli cenno di scendere rapidamente.

E così, Felix aveva visto per la prima volta Pondhouse.
Era rimasto incantato di fronte a quell'edificio enorme, che si estendeva oltre il suo campo visivo con una struttura irregolare e complessa che incontrava di tanto in tanto robusti alberi e cespugli. Si era sentito in dovere di portare rispetto a quel luogo, quasi si fosse trattato di un mausoleo. Era una scuola, una casa, eppure trasmetteva bizzarre sensazioni: metteva inquietudine, appariva maestosa, lugubre, aveva un fascino ambiguo, controverso. Qualcosa di oscuro si nascondeva tra quelle mura.

Felix aveva lasciato un pezzo di sé nella sua isola, ma ciò che aveva reso ancor più dolorosa quella morsa al cuore era stato lo sguardo dei suoi genitori. Sua madre, per tutto il tempo, aveva tenuto i grandi e tondi occhi color uva piantati a terra, impotenza e rammarico stampati sul volto. Suo padre aveva invece stretto a sé la piccola Leah - che nonostante la ferita profonda era fortunatamente sopravvissuta e pian piano riacquistava le forze - rivolgendo a lui un'occhiataccia colma di delusione e rimprovero. Felix aveva subito compreso che quel gesto, accompagnato da quell'espressione, stava a significare qualcosa del tipo: "non ti riconosco più, stai lontano da tua sorella e vattene il più lontano possibile".
Qualcosa in lui si era spezzato, di fronte alla scena. Nemmeno la sua famiglia si fidava. Era un mostro. E come tale, sarebbe rimasto solo.

<<Ti senti bene?>>
<<Certo>>.
La risposta gli sfuggì dalle labbra d'istinto, nonostante sapesse di aver appena mentito spudoratamente. Eglantine arricciò il naso e sorrise, e Felix si sentì un idiota ad aver anche solo pensato di trovarsi di fronte ad una di quelle persone facili da liquidare con una qualsiasi scusa ridicola. La ragazzina si avvicinò ad un tavolo e prese un tovagliolo di carta, seguita dall'espressione confusa di Felix. Indossava ancora la tunica color smeraldo che splendeva sotto gli ultimi raggi di sole, mettendo in risalto i suoi lunghi capelli biondi.

<<Sei più bianco di un lenzuolo...>> disse sorridendo intenerita. <<E hai la faccia coperta di crema! Ti sei tuffato sul banchetto o ti hanno lanciato contro il vassoio dei bignè?>>
Gli porse il tovagliolo con gentilezza, divertita dal suo sguardo, ed egli lo afferrò arrossendo di colpo per l'imbarazzo.
<<Sono solo sovrappensiero>> rispose, dandosi una ripulita. In genere con le ragazze se la cavava meglio di così, pensò.
<<Già, è evidente. Il fatto è che prima sembrava stessi per svenire>>.
<<Mi girava la testa. Ora sto bene>> replicò senza aggiungere altro.

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