Capitolo XVIII - Improbabili alleanze

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Phantoms Fortress,
Somewhere in the mountains,
Island of Hawks,
North Side, Gale World

Felix era immobile da ore, posato con la schiena contro il muro, le gambe distese a terra, le mani sulle cosce. Sentiva il gelo penetrare nel suo corpo stremato e debole, fino alle ossa. Gli occhi viola sembravano sbiaditi, prosciugati della loro vitalità, e un taglio attraversava il sopracciglio sinistro: il sottile rivolo di sangue scarlatto era pian piano scivolato fino alla palpebra del ragazzino, che non se ne curava minimamente. Esaminava con rassegnazione e rammarico il pavimento sudicio, rincorrendo mentalmente gli scarafaggi che zampettavano avanti e indietro.

<<Non sei mai stato così silenzioso...devo ammettere che è davvero piacevole>> mormorò una voce arrogante e cinica.
<<Proprio come pensavo: rimani una stronza anche di fronte alla morte>> gemette Felix, con un sorriso amaro, senza muoversi di un millimetro, senza guardarla in faccia.
<<Tra tutti i Peculiari che hanno catturato, dovevano mettermi in cella proprio con te? Non mi sei mai piaciuta, Penelope, e sappi che io non ho problemi a combattere con una ragazza, soprattutto se così petulante e smorfiosa>> aggiunse poi, scuro in volto.
<<Non mi faresti mai del male, quel tuo cuoricino ghiacciato in fondo è benevolo>>.

Felix alzò gli occhi al cielo: non aveva tempo per le chiacchiere, il suo unico pensiero era salvare Leah. "Dove ti avranno nascosta?" pensò a denti stretti, la gola che bruciava.

<<Tua sorella è viva, se è questo che ti preoccupa>> ribatté la ragazzina. <<È la loro arma, il loro mezzo di trasporto. Ancora non mi spiego, però, come abbiano fatto a raggiungere casa tua, nelle terre dell'Ovest. Le montagne gelide non devono essere state un ostacolo, ma che mi dici del mare e dei confini delle Isole, tutti protetti con la magia?>>

Lui non rispose. Penelope gli rivolse un'occhiata perplessa, ma si accorse che le sue palpebre erano chiuse.
<<Hey! Felix rimani sveglio!>> lo incitò.
Poi si alzò sbuffando dal materasso ammuffito e senza troppe cerimonie lo costrinse ad aprire gli occhi con un bel ceffone.
<<Ah!!! Ma si può sapere cos'hai nel cervello? Formaggio fuso?>> sbottò lui, massaggiandosi la guancia arrossata.
<<Ti ho detto di non cedere alla stanchezza! Tra poco ce ne andremo da qui e tu dovrai aiutarmi>> sibilò. <<Oltretutto...sognavo di schiaffeggiare quel tuo presuntuoso ceffo da casanova sin dalla prima volta in cui ti ho visto>>.
<<Sei più pazza della figlia di North>> borbottò Felix con espressione schifata. <<Le sbarre sono intrise di Linfa Bianca, che è tossica per noi Peculiari. Se provassimo a spezzarle, colpirle o distruggerle con i poteri, soffocheremmo all'istante! Perciò se intendi fuggire, accomodati!>>

Penelope sembrò non aver nemmeno ascoltato. Spinse il materasso vicino al muro e vi si lasciò cadere sopra.
Felix la osservò mentre incrociava le gambe, rivolta verso la parete posteriore della cella. La ragazzina si tappò il naso e la colpì forte con la mano chiusa a pugno, come per bussare ad una porta, provocando un rumore cupo, secco, ma vuoto. Sembrava che al di là non ci fosse altro che un enorme burrone pieno di aria silenziosa e fredda.

Felix sgranò gli occhi, raddrizzandosi sulle ginocchia. Penelope sorrise e si sistemò nel suo giaciglio con le nocche arrossate.
<<Gli Spettri Vacanti diffondono minacce di continuo. Dicono che sbarre e pareti siano sature di Linfa Bianca, ma tu sai meglio di me che la Linfa Bianca è una sostanza molto rara in natura. Quando ci hanno catturati eravamo un centinaio, immagina quante celle saranno state necessarie per rinchiuderci tutti...>>
<<Minimo una quarantina, se non di più>> continuò Felix, annuendo concentrato.
<<Esatto>> affermò Penelope. <<Credi davvero che esista abbastanza Linfa per riempire le pareti e le entrate di quaranta celle? È impossibile>>.
<<Stai dicendo che abbiamo almeno una via d'uscita?>> sussurrò lui.
<<Se dovessi scappare, quale sarebbe l'opzione più logica?>> domandò la ragazzina, alzando le sopracciglia brune.
<<Le sbarre ovviamente...non avrebbe senso distruggere le pareti, perché non ho la minima idea di cosa mi aspetti dall'altro lato...magari riuscirei soltanto a finire nella cella adiacente>>. Il suo viso si illuminò appena capì le intenzioni della compagna.
<<Le pareti! È questo che volevi dire? Le pareti probabilmente non sono state imbevute di Linfa...chi proverebbe a scappare dal lato opposto, in fondo?>>
<<Noi>> annunciò Penelope. <<Perché abbiamo un asso nella manica. Non a caso Nolan è stato inviato qui in missione innumerevoli volte. Dovevamo riuscire a studiare la struttura della Rocca, proprio per casi come questi>>.

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