CAPITOLO 38

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BIONDO’S POV
Andiamo verso la direzione dell'urlo e… vedo ciò che non avrei voluto vedere. Emma è distesa dell'asfalto e poco prima una macchina con il cofano ammaccato, posso già immaginare l'accaduto. Non importa quello che è successo prima tra me e lei, ora quello che conta è la sua vita, chiamo subito il 118.
Io ed Einar cerchiamo di svegliare Emma che molto probabilmente ha perso i sensi o almeno spero. I tentativi sono stati inutili, Emma non risponde e a me sale sempre di più l'ansia.
I soccorsi sono finalmente arrivati, salgo insieme ad Emma nell’ambulanza mentre Einar ci raggiunge in macchina all'ospedale e avvisa anche i genitori di Emma.
*in ospedale*
Emma è dentro in una sala da sola distesa su un letto. I suoi genitori sono appena andati via e io sono rimasto se i medici dovessero riferire alcune informazioni riguardante lo stato di salute di Emma.
Rimango fuori dalla stanza di Emma e rimango a riflettere, riesco a vederla dalla vetrata che c’è nel muro.
Tra me e me penso:
“ se non avessimo discusso, se non avessi alzato la voce, se non gli avessi detto tutte quelle parole pesanti, Emma non sarebbe in queste condizioni, perciò se lei è qui è solo colpa mia, sono stato uno stupido, me la sono fatta scampare un'altra volta. Emma non è una ragazza comune ma è speciale perché è lei che mi ha fatto capire cos'è il vero amore, ma è vero che anche per colpa sua ho esitato di esso”
I miei pensieri vengono interrotti dal rumore della porta della stanza di Emma che si apre, è appema uscito un medico, devo essere stato immerso nei miei pensieri che non mi sono accorto che è entrato.
M: “ Simone giusto?”
B: “ si”
M: “ riferisco a lei le ultime cose al limite lei lo riferisca ai genitori di Emma”
B: “ certo mi dica”
M: “ beh ecco Emma è in stato di coma, le sue condizioni non sono migliorate e beh non ci resta che aspettare”

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