Silence,thank you so much.
Kathleen's p.o.v
Oggi è il penultimo giorno di pulizie in questo tugurio. Devo ammetterlo,questo mese è passato talmente in fretta che sembra solo ieri che io e Gween strillavamo sugli spalti ad incitare le candidate.
Oh aspettate, era davvero ieri.
E ieri sera i miei genitori sono ritornati a casa, sul tardi.
Fortunatamente io stavo già dormendo.
Quindi li vedrò oggi, per la prima volta dopo tre settimane.
Mia madre comincerà a farmi la predica e mio padre mi ignorerà come al solito fino a quando non ripartiranno.
Be' niente male.
Anzi si, oggi devo vedermi con Alexander per le ripetizioni e non ho assolutamente voglia.
I miei genitori - forse - cominceranno a farsi domande e si accorgeranno della mia media scolastica assolutamente penosa.
Wow, qualcuno mi dia il cervello di Gween.
So che potrò contare sempre e solo su di lei e Rosa.
Rosa è il tipo di persona che ti tratta con dolcezza e gentilezza.
Ti aiuta a risolvere i tuoi problemi senza provare a fiatare, senza giudicare.
E' quel tipo di persona che ti appoggia in tutto e per tutto.
Quello che dovrebbe fare una madre.
Quello che dovrebbe fare un genitore.
Ma con il tempo ho davvero imparato che il genitore non è quello che da alla luce il proprio bambino, ma bensì quello che lo cresce.
Ed io posso benissimo considerare Rosa come una madre.
Come una figura genitoriale all'altezza del proprio nome.
Cerco di scacciare i pensieri rivoltanti di rivedere i miei quando mi accorgo di aver lavato il pavimento per almeno tre volte.
Stanca e sudata - soprattutto - decido di riportare il tutto nello sgabuzzino del bidello e di tornarmene in men che non si dica a casa.
I miei genitori vivono nello sfarzo.
Per loro ogni cosa o persona - specialmente - che non abbiano almeno dei vestiti firmati o case enormi o macchine di lusso li identificano come feccia.
Io per mia fortuna ho imparato da me il valore dei soldi.
E sinceramente per nemmeno cento metri da casa posso farmela anche a piedi. O correndo.
Invece mia madre sostiene che sia da poveracci camminare a piedi, a meno che si facciano passeggiate per il centro.
Certo e secondo lei io dovrei prendere la mia macchina - rigorosamente mai utilizzata - per farmi cinque minuti di camminata.
Le troppe tinte le hanno dato al cervello, ma ormai non ci faccio più caso.
Infatti in un batter d'occhio mi ritrovo ad aprire le porta di casa.
«Buongiorno Rosa.» esclamo abbracciandola e le sussurro «I mostri sono a casa?»
La cameriera ride fragorosamente e scuote la testa ed io sospiro.
«Menomale!» lancio lo zaino sul divano e «Tra poco un mio...amico arriverà per darmi delle ripetizioni e non vorrei facessero domande sul mio andamento scolastico.»
La sopracitata si siede sul divano e mi accarezza la gamba,io le sorrido.
Quante volte ho pianto abbracciandola.
E quante volte non ha mai fiatato.
E' una Gween più grande.
Rettifico,loro sono la mia casa.
«Kath, non dico che i tuoi abbiano ragione ma anche tu dovresti impegnarti, lo sai vero?»
«Si, l'ho promesso ad una persona, anche se questo ragazzo non mi piace molto.» incrocio le braccia al petto come una bambina indispettita.
Rosa corruccia le sopracciglia invitandomi a parlare, così proseguo «Be' innanzitutto ha fatto lo stronzo. Quando una mia compagna di squadra ha accidentalmente colpito il coach della sua squadra, ha dato l'idea a quest'ultimo di sospenderci gli allenamenti per due settimane.Hai capito? Due settimane di inferno.» agito le mani al cielo, come se fosse una cosa assurda ed irrecuperabile.
«E poi?» chiede l'anziana donna accanto a me.
«Poi io e la mia squadra abbiamo deciso di fare uno scherzo alla maschile per fargli capire che loro contro di noi non possono mettersi, ma be' ci ha scoperto proprio lui e allora ha fatto coinvolgere il preside Peterson. Allora stava decidendo la punizione da affibbiarmi - perchè mi sono presa tutte le responsabilità - e lui ha suggerito di eliminare la squadra!»
Rosa mi guarda spalancando gli occhi, sa che tengo al calcio più della mia stessa vita.
«Esatto, il mio sguardo era più o meno quello.» mi passo una mano sul volto, cercando di risvegliarmi da un brutto incubo «Alla fine però il preside è pazzo ed indeciso perchè vuole fare colpo sulla nostra coach, ma lei è in fissa per Terry,il mister quasi morto.Allora Gween si è messa in mezzo facendo spuntare la sua malsana idea. Ovvero far scontrare la femminile contro la maschile, ed il perdente può dire addio alla sua squadra, e ovviamente quel pazzo che dovrebbe essere razionale ha accettato.» concludo rossa in volto.
«Ed è per questo che odi questo ragazzo?»
«Non solo. Sta sempre in mezzo alle scatole. Se ne esce con battute stupide e poi mi saluta alle spalle, facendomi sempre spaventare. A volte sembra timido ma invece è un grande coglione che non si sa gestire. Ed il suo migliore amico ci prova con Gween, ma lei è già cotta di lui.» confuto, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Quando ne parli ti brillano gli occhi,sicura sia odio?»
Sento una vampata di calore arrivare dalla testa ai piedi e scuoto più volte il capo «Ma Rosa che ti passa per la testa! E poi non è che lo odio...diciamo che mi irrita ecco.»
La mia seconda mamma annuisce sorniona e ci voltiamo al suono di un campanello.
«E' sicuramente lui, tranquilla apro io.»
«Ma io voglio vederlo!»
«Rosa sembri una bambina, allora vieni con me.»
Il campanello suona ripetutamente e non mi trattengo dall'urlare «E che fretta hai!»
Apro la porta e lo vedo. Ha una tuta ed una maglietta talmente leggera e trasparente che potrebbe benissimo diventare la sua seconda pelle.
I capelli corvini sbarazzini volano a destra e a sinistra per colpa del vento.
Gli occhi verdi smeraldo puntati su di me ma io sono concentrata sul suo braccio tatuato.
Vorrei saperne i significati, sollevo una mano per tracciare i contorni ma mi risveglio e l'allontano immediatamente.
Che cavolo mi è preso?
«Ehm, vuoi entrare?» chiedo retorica e mi sorride, vantandosi di quella dentatura perfettamente bianca e dritta.
«Se non vuoi studiare in veranda...» dice ghignando.
Ed ecco tornato Alexander lo sfrontato.
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo.
Non mi va di salire in camera.
«Rimaniamo qui. Ah lei è Rosa.» la indico,buttandomi sul divano come un vero uomo.
«Salve Rosa, come va?» domanda gentilmente, con un sorriso di circostanza ad incorniciargli il volto.
«Tutto meravigliosamente signorino Alexander e lei?»
«Oh santo cielo, dammi del tu! Sono ancora troppo giovane. Comunque tutto apposto, tranne per il fatto che dovrò far entrare qualcosa in questa zucca vuota.» accenna un sorriso splendente, indicandomi.
Gli faccio il dito medio, facendolo ridere.
Non era quella la mia intenzione.
«Oh be' si, un impresa ardua,allora vi lascio.» conclude salendo al secondo piano.
Io sto ancora girando i canali cercando un po' di musica.
Lui sta ancora in piedi.
Lo guardo sollevando un sopracciglio.
«Quindi? Vuoi rimanere lì impalato per tutta la vita?»
«Mhh quindi mi vuoi qui per tutta la vita.»
«Assolutamente non intendevo questo. Non ti voglio nemmeno in questo momento, figurati.»
Lui corruccia lo sguardo e «Perchè ti comporti così?»
Io sospiro affranta e «Senti, tu non mi piaci, io non ti piaccio - vedo un lampo di tristezza attraversargli gli occhi, forse è una mia impressione - a me non piace studiare, tu non vorresti farmi ripetizioni. Quindi fai poco il simpatico, tu sei il cattivo in questa faccenda. Ed io non faccio amicizia con il nemico.» concludo incrociando le braccia al petto.
Il suo sguardo è fisso sul tavolino. Sembra perso. O forse deluso, ed io sento già il senso di colpa attanagliarmi lo stomaco.
«Si, si certo,hai ragione. Cominciamo quindi?»
Io semplicemente annuisco.
Dopo quasi un ora a sentirmi parlare degli eteri propongo una pausa,a lungo termine.
«Come fai a conoscere perfettamente tutta questa roba?» gli chiedo, versando il tea in due tazze.
«Mio nonno era fissato con la chimica e la scienza. Ogni estate venivo mandato da lui perchè i miei genitori non potevano tenermi a causa del lavoro, e così ogni volta mi raccontava un argomento diverso.
Poi sono cresciuto sempre di più e gli argomenti mi hanno cominciato ad affascinare.
Mio nonno tutt'oggi continua a spiegarmi gli argomenti più complicati e semplicemente mi rimangono in testa, forse sarà l'abitudine.
E poi mi serve mantenere una media alta.» finisce il suo discorso facendo spallucce.
«Quindi sei tipo un cervellone sportivo?»
Lui boccheggia un po' prima di «Ehm si credo di si..?» dice più come domanda.
«Oh, ho capito.»
«E tu perchè odi studiare?»
«Non odio propriamente studiare è che preferisco molto di più fare altro.» dico spostandomi i capelli dalla faccia.
«Tipo giocare a calcio tutto il giorno?»
«Tipo giocare a calcio tutto il giorno.» confermo sorridendogli «Se solo non fosse per i miei genitori. Lo odiano.» faccio una risata amareggiata.
«Loro si aspettano che io sia perfetta, o perlomeno mia madre,visto che mio padre non mi calcola in nessun modo. Mamma vorrebbe che avessi un ragazzo, parlassi in modo educato e vorrebbe addirittura che mi vestissi in modo più femminile. Ma a me piace come sono. Non voglio dargliela vinta.» termino con sguardo basso.
«Ecco perchè sei praticamente un uomo.» sentenzia facendomi scoppiare a ridere.
Di riflesso gli tiro un pugno sul braccio, ma sono convinta di essermi fatta più male io che lui.
«Idiota.»
«Un po' ti piace questo idiota.» strombazza facendomi irrigidire.
Silenzio.
«Chi tace acconsente.»
«I detti sono stupidi e la maggior parte delle volte senza senso.»
«Se lo dici tu...allora cosa hai capito degli eteri?» mi domanda cambiando discorso,facendomi esultare mentalmente.
«Che gli èteri sono composti organici aventi una formula bruta CnH(2n + 2)O, in cui l'atomo di ossigeno ha legati a sé due gruppi alchilici o arilici e bla bla bla. Dai ho capito, tranquillo. Mi sono stufata di studiare.»
Lui mi guarda malizioso e «Possiamo sempre fare altro.»
«Senti molestatore ti voglio almeno a dieci metri di distanza.»
Lui scoppia in una risata, che per la cronaca mi fa innervosire e «Macché hai capito. Intendevo farci due tiri a palla.»
La mia bocca ha propriamente la forma di una o, e mi sento un idiota.
«Seguimi.» gli faccio cenno e ci ritroviamo in giardino a palleggiare.
«...Quindi fammi capire bene, una volta sei scappata da scuola perchè non ti andava di fare matematica e ti hanno ritrovata in un campetto a giocare con una palla sgonfia?»
Io annuisco mentre mi scappa un risolino.
«Esattamente e poi i miei genitori mi hanno bucato tutti i palloni e i hanno impedito di vedermi con Gween per un mese. Ma allora non potevo ribellarmi, avrò avuto si e no 8 anni.»
«Sei incredibile.»
«Modestamente.» squittisco passandogli la palla, ma un rumore di una macchina mi fa fermare e vengo investita da una pallonata.
«Porca troia Alex.»
«Oh Cristo santo,scusami davvero Kathleen. Ti sei fatta male?»
«Bene non di certo» borbotto.
Lui mi aiuta ad alzarmi e subito mi volto.
Vedo i miei genitori - mi correggo, vedo mamma - sulla soglia di casa a fissarmi con sguardo truce.
Sono fregata.
«Alexander credo tu debba andare.» dico e noto con la coda dell'occhio che segue il mio sguardo, così annuisce e «Chiamami se hai problemi.» e va via.
Mi avvicino lentamente alla porta di casa.
Sarà una lunga nottata.
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Buonpollo!
Okay queste interazioni tra Kath e Alex fanno piangere anche me che lo sto scrivendo.
Insomma in questo capitolo K capisce che forse forse forse A gli piace.
Ripeto forse.
Ci saranno delle belle tra poco.
Del resto stellinate e commentate.
All the Love.
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A Fantastic Goal
ChickLitIn una scuola superiore prettamente maschile, una ragazza, Kathleen Chelsea Darrison, lotta per la sua squadra di calcio. Alexander Chanex, capitano della squadra, cerca in tutti i modi di convincere il coach a lasciare un unica squadra. Kathleen, d...