13.Fammelo un sorriso!

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I'm going down and you have watched me drown...

Kathleen's p.o.v

«Io non capisco perchè dobbiamo studiare queste cose inutili.» dico, per l'ennesima volta facendo sbuffare il mio tutor.
Okay, l'ammetto, in realtà oggi non mi va di fare niente e mi sto divertendo ad interrompere Alex ogni due minuti per farlo ripetere.

A che serve la scienza, io boh.

Comunque mia mamma oggi è partita in anticipo e finalmente ho casa libera per molto molto tempo.
Oggi mi ha stranamente salutata con un abbraccio. In diciotto anni di vita, mai era successo. Comunque, anche se riluttante ho ricambiato. Poi ci siamo scambiate uno sguardo e ho visto l'insicurezza nei suoi occhi color caramello.

Era stanca.
I suoi capelli biondi erano legati in uno chignon alto e il trucco era apposto. Ma lei in generale era un disastro. Le vorrei stare vicino, davvero.

Ma come faccio se ogni volta scappa da me?

«Non sono inutili. C'è a chi piace e a chi non. Ma la materia in se è affascinante.» bla bla bla, gli faccio il verso.

Che secchione.

Oggi l'ho fatto venire io a casa mia, di mia spontanea volontà. Non volevo stare da sola.
Rosa oggi aveva il giorno libero ed io mi sono ritrovata in casa senza nulla da fare.

Avevo in mente di chiamare Gween per una serata Ciflix, che corrisponde a cibo più Netflix, ma mi ha fatto sapere che oggi se la spassava con Garreth.
Allora la mia ultima spiaggia era Alexander.

«Non hai una passione? Qualcosa che custodisci gelosamente? Qualcosa che è tua e basta?» mi pone, corrucciato in volto.

Ci penso su,e credo la mia risposta sia abbastanza ovvia.
«Il-» mi blocca con la mano.

«Non dire calcio, quella la considererei più come un ossessione.» ridacchia facendomi imbronciare.

Non sono pazza.

«Allora?» mi sprona.

Che faccio glielo dico?

«Amo suonare il piano. E' l'unica cosa che mia madre, nonostante me l'abbia imposto, ho adorato.» sospiro,riaffiorando nei ricordi.

Tutti i pomeriggi inoltrati ci ritrovavamo in salotto.
Mio padre...sempre imbronciato, senza mai rivolgermi un vero sorriso, un abbraccio o tutto quello che una bambina dovrebbe avere per diritto. Niente di niente. Si limitava ad occhiate torve e sorrisi di circostanza, solo se avevamo qualche ospite.
In questo salotto che ho amato e odiato.

Qui dove cominciavano già da piccola a farmi la predica. Dalle cose più piccole, tipo il calcio, alle cose già più significative, come il comportamento per una signorinella.

Quando non c'erano mi rifugiavo sempre qui - o il mio campetto - dove cominciavo a schiacciare quei tasti così monotoni che però, con la giusta frequenza e delicatezza, ne poteva uscir fuori la più fantastica delle melodie.
Ho suonato per la maggior parte delle volte cose tristi. Rispecchiavano il mio stato d'animo.
Mi facevano rilassare,pensare soprattutto.

A quanto la gente possa essere falsa e opportunista. A quanto i miei genitori possano essere ipocriti.
A quanto la mia vita, nonostante il mio adagio economico, possa risultare vuota,inutile.

«Fammi sentire qualcosa.» asserisce guardandomi negli occhi e mi sento nuda sotto il suo sguardo, tanto che mi porta a distoglierlo.

Non suono davanti agli altri.
Come ha detto lui prima, è una cosa che tengo per me.

«Magari un giorno.» sospiro stanca.

Lui mi guarda,indeciso se ribattere o meno. Decide la seconda.
Con mia sorpresa prende il libro e lo chiude in un tonfo.
«Fammelo un sorriso!» strombazza regalandomi uno di quei risolini perfetti, che nemmeno la pubblicità di Mentadent può comparare.

Lo guardo e mi mordo il labbro,cercando di non ridergli in faccia.

«Hai tre secondi, poi dovrò usare la mia arma segreta.»

Lo guardo con un sopracciglio alzato, sempre con lo sguardo serio.

«3.2.1. L'hai voluto tu!» urla mentre si butta su di me,facendoci atterrare sul divano.
Le sue dita si muovono frenetiche sulla mia pancia, ma io non emetto un suono.

«Stai scherzando? - sbuffa - Tutti soffrono il solletico. Ma da dove vieni.» dice come un bambino, facendomi scoppiare a ridere.

«Ah! Era quello il mio intento, ci sono riuscito comunque. Ed Alexander Chanex si aggiudica un altra vittoria.» che stupido.

Mi alzo a sedere e guardo l'ora,è quasi sera.

So che me ne pentirò.

«Ti va di rimanere a cena?» chiedo di getto.

Lui mi guarda prima sconcertato,pensieroso,titubante e poi infine felice «Certo!»

«Bene, pizza?» 

«Che domanda stupida, ovvio.» mi risponde e penso che magari possa riuscire a tollerarlo.
Certo, un bel faccino non è sinonimo di antipatia...però non si sa mai.

Dopo aver afferrato il telefono e chiamato la prima pizzeria disponibile, do le ordinazioni e mi appresto a riferire l'indirizzo di casa.

Mi guardo intorno e wow, mi sarei immaginata di tutto ma non di cenare con il mio peggior nemico.

***

«Perchè Jack muore ogni volta?» piagnucola disperato Alex, ed io lo guardo non sconvolta, di più.
Avevo proposto qualche film d'azione, convinta che a lui sarebbero piaciuti.

Mi sbagliavo.

Dopo varie lamentele - da parte sua ovviamente - ha proposto di vedere il Titanic, ed io accettai solamente per rivedere quel figo di DiCaprio,ma mai mi sarei immaginata una reazione simile alla sua morte.

«Tu mi stai spaventando.» scandisco,facendogli arrivare chiaro e tondo il mio messaggio.

Lui si stropiccia gli occhi,rimuovendo - suppongo - qualche lacrima e si volta completamente verso di me «Sei un insensibile Kathleen Chelsea Darrison!» esclama con voce solenne, facendomi scoppiare a ridere.


Ma aspettate.

«E tu come fai a conoscere il mio secondo nome?» gli chiedo, riluttante ma curiosa.

Lui si sistema il ciuffo nero, non so se perchè sia agitato o meno, e cerca di evitare il più possibile il mio sguardo.

«Be' sei molto conosciuta a scuola, non c'è nessuno che non ti conosca.» strombazza con un tono algido. Non è per niente a suo agio.

«Eppure nessuno mi ha mai chiamata Chelsea.» faccio spallucce, invitandolo con lo sguardo a continuare, ma niente.

In risposta Alex si guarda l'orologio e enuncia «Si è fatto tardi, sarà meglio che io vada.»

Io annuisco non sapendo cosa dire, e mi alzo per accompagnarlo alla porta.

Sull'uscio mi viene in mente una domanda e «Alex,tu sei sempre stato nella nostra scuola,vero?»

Lui annuisce «Si, sono quasi cinque fottuti anni che stiamo nella stessa scuola,» si volta ed io rimango rigida sul posto «Ci vediamo a scuola.» e se ne va.

Alexander Chanex mi sta nascondendo qualcosa e giuro su tutta me stessa che scoprirò cosa.


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Buonpollo!
Allora intanto vorrei ringraziare tutti i lettori di questa storia,siamo già a 300 visualizzazione grazie mille!
Comunque mi scuso per la poca pubblicazione ma è cominciata la scuola e lo stress si sta cominciando a sentire soo è già tanto se riesco a pubblicare una volta  a settimana!

Del resto qui Alex e Kath stanno cominciando a frequentarsi e ho in mente cose future che spero vi piacciano.

Inoltre continuate a Votare e a Commentare.

Ci si vede al prossi
mo Update  e All the Love!




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