29. Cazzo, cazzo, cazzo!

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Kathleen's p.o.v

«... Perché sono sempre in ritardo? Perché diamine la mia vita fa schifo!» urlo al vento, disperata come non mai mentre mi appresto ad entrare nello spogliatoio. L'allenamento è iniziato da quasi mezz'ora ma il professore di Scienze mi ha trattenuta con i suoi drammi, come al solito. 

Ma oggi non è un giorno qualunque. 

Questo è il giorno prima della grande data.
Domani ci giochiamo tutto.

Ed io non voglio di certo rinunciare, per Dio.

Entro finalmente all'interno dello stanzino e mi svesto alla rinfusa cercando di indossare il più velocemente la maglia e il pantaloncino.

«Che palle..» mormoro sotto voce.

«Perchè mai?» mi fa una voce, che ancora non riesco bene a distinguere, facendomi girare.

«Ah, ciao Maud. Lascia perdere. Piuttosto tu che mi dici?»

«Nulla di che, la mister è incazzata.»

«Ah certo, prima si fa una vacanza senza nemmeno dirci nulla e poi viene a farci la ramanzina. Ovviamente.» sbuffo infilando l'ultimo scarpino.

«Be' non so che dirti, è un po' più svitata ultimamente, sarà perché è ancora in fissa con mio padre?» suppone, con le sopracciglia corrucciate.

«Non so che dirti, quella donna esce problemi da ogni dove.» mi alzo in piedi e la raggiungo. Siamo nemmeno a cinquanta centimetri di distanza «Maud, se domani dovessimo perdere,» esclamo solenne «è stato un vero onore giocare con te!» concludo melodrammatica. 

Lei in risposta mi fa un sorrisino sghembo, facendomi alzare un sopracciglio come a dire 'che significa scusa?' così lei inizia a parlare. 

«Non perderemo.» asserisce.

«In che senso?»

«Quanti sensi conosci, K?» dice lei irriverente.

«Okay okay, hai capito. Nel senso, come?» domando ancora confusa.

Maud mi ignora beatamente e si dirige verso il suo borsone, agguanta una sotto specie di libricino e me lo lancia «Ecco a te.»

Lo analizzo bene e-
Leggo il nome di 'Alexander'.

«No no no. Assolutamente no.» scuoto la testa, come se non fosse vero «Cazzo Maud, noi giochiamo lealmente, non guarderemo i fottuti schemi di gioco dei ragazzi per vincere, sono profondamente offesa.» strombazzo rossa in volto. Mi sento le guance scottare e sono incazzata.

«Pensaci bene Kathleen, salveremo la squadra, tutte noi saremmo felici e non ci faremmo beffeggiare da quei coglioni cavernicoli.» pronuncia arrabbiata.

La guardo bene. La vena che pulsa per l'agitazione, le guance tinte di un rosa acceso e lo sguardo scuro.
«Dico solo di prendere la giusta decisione.» ritenta.

«Tu hai guardato?» le chiedo, dandole le spalle.

«No, lascio a te questo onore.» 

Non le rispondo e capisce che deve lasciarmi sola visto che esce.
Ripongo il quadernino nello zaino ed esco, chiudendomi la porta alle spalle.

«Che casino.» bisbiglio.


L'allenamento passa velocemente. La Reyson mi fa fatto fare cinque giri di campo e sento i muscoli sempre più tesi.
Abbiamo fatto qualche trick, anche se, a mio modesto parere sono inutili, e ci siamo concentrati sui tiri delle punizioni e rigori, ove speriamo di arrivare.

Non ho degnato Maud di uno sguardo perchè sono turbata. Non so cosa fare.

Esco da scuola e scrivo a Gween.

A Gween:
Dove stai? Ti aspetto al parcheggio.


Da Gween:
Arrivo.

Passano pochi minuti e «Ehilà splendore!»

L'abbraccio di getto «Ti prego uccidimi.»

«Addirittura? Cosa è successo?»

«Maud ha fottuto il quaderno degli schemi della squadra maschile e l'ha consegnato a me.»

«Accipicchia, come ha fatto?»

«E' la figlia del coach, credo abbia in possesso le chiavi del loro spogliatoio.»

«Touché» posa lo zaino a terra «Non l'hai letto vero?»

«Ma ti pare? Ovvio che non l'ho letto, anzi, non voglio leggerlo.»

«E qual'è il problema allora?» domanda retorica.

La guardo incrociando le braccia al petto «Se ne accorgeranno presto e lo cercheranno. Ce l'ho io. Potrei essere espulsa o cacciata dalla squadra, non capisci? Il tempo è a gli sgoccioli.»

«Quanto la fai tragica.»

«Lasciamo perdere. Tu perchè sei venuta a scuola?»

«Mi sento meglio a dire il vero.»

«E con Garreth ci hai parlato?» il suo sguardo si irrigidisce, la mascella si serra. Ho detto una cazzata.

«No, e per ora non ne sento il bisogno.» e okay, lo rispetto «Con tua madre come va invece, il casino si sta risolvendo?» domanda premurosa. Lo è sempre stata.

«Credo abbia preso una decisione, si.»

«Sono felice, te lo meriti dopo tanto.»

Sorrido genuinamente, il vento che si infrange sul viso mi fa sentire meglio, lei mi fa sentire meglio.

«Dai, ci vediamo domani. E' ora del grande match, fai vedere a quelli stronzi di che pasta sei fatta.»

«Sicuro.» dico, non molto convinta, visto che la voce si incrina alla fine ma lei sembra non accorgersene, ci salutiamo e ci avviamo ognuna alla propria auto.


Arrivo a casa e come da rito non c'è nessuno, solo Rosa che mi saluta e mi prepara qualcosa da mangiare.
Mi dirigo in camera mia e mi butto sul letto, accendo il computer e do il via ad una maratona di Friends  che sembra non finire mai.

Sono in ansia. 
Sto guardando quegli episodi visti e rivisti, non mi danno noia per la cronaca, ma in realtà la mia testa è collegata già a domani.
Ho paura.

Tutto questo casino sembra avermi separata dal calcio.
Sono stati dei mesi assurdi.

Ho conosciuto la persona che mi ha cambiato la vita. In meglio o in peggio ancora non lo so.
Mia madre si sta finalmente comportando da tale. Ho conosciuto il mio vero  genitore, anche se sembra riluttante nei miei confronti.

La mia amicizia con Gween si è rafforzata più che mai e abbiamo appurato che Tiffany diventa sempre di più cattiva.

Fantastico.

Qualcuno irrompe in camera mia. I miei occhi si straniscono alla luce circostante poiché abituati al buio.

«Non me lo sarei mai immaginato da te.» Alexander.

Il mio bradipo interiore si sta risvegliando «Eh?»

Lui si lascia andare in una risata amara «Suvvia Kathleen, Tiffany mi ha detto tutto.»

Aspettate cosa?

«Illuminami.»  squittisco sbadigliando.

«Dammi il mio quaderno degli schemi.» scandisce bene, le narici che si allargano per la rabbia.

Mi rizzo sul posto «Aspetta, che ti ha detto?» chiedo urgentemente.

Sicuramente qualche stronzata.

«Che per tutto il tempo mi hai preso per il culo. Ogni momento, istante che hai passato con me è stato solamente un gioco, per arrivare a quel dannato libretto.»

Assottiglio gli occhi e gli punto il dito «Sei proprio uno stupido a pensare questo, pensavo mi conoscessi, ma evidentemente sei solo un coglione, come tutti gli altri.»

«Perchè cazzo hai quel quaderno.» ritenta.

«Sai che c'è? Non ti meriti nemmeno una spiegazione.» mi alzo velocemente dal mio letto, arrivo allo zaino, impugno quel coso infernale e glielo lancio contro «Ma siccome io non sono come voi, ma sono una persona fedele e sincera, ti informo che non l'ho letto e non l'ho preso io.» inizio e concludo con un sorrisetto strafottente.

«Ed io ci dovrei pure credere?»  fa declamatorio, afferrandolo «Sei ridicola.»

E diglielo che è stata Maud, idiota! Suggerisce la mia coscienza.

Se glielo dicessi probabilmente lui lo direbbe al coach, suo padre, e finirebbe nei guai. Non posso.

«Non ti costringo a crederci.» ritorno sotto le coperte «E adesso fuori da casa mia.» asserisco apatica.

«Ti credevo diversa dalle altre.» mormora chiudendosi la porta alle spalle.

«Cazzo, cazzo, cazzo!» stringo gli occhi; un altro macello da sistemare.

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Buonpollo!

Salve! Vi sono mancata? 
Mi dispiace non aver aggiornato la settimana scorsa ma è stato un inferno il rientro. Anyway.

Che ne pensate della storia, arrivati a questo punto?

Siamo ormai agli sgoccioli (cit) e spero che vi strappi sempre un sorriso.

Vorrei ringraziare tutti, i lettori silenziosi e non. Chi perde un millisecondo di tempo per votare e commentare. Grazie.
Mi spingete sempre a continuare a scrivere stronzate <3

All the Love xx

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