18.Sorpreso?

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Treat you better.

Kathleen's p.o.v

«Ehi mamma, come-come va?» la voce che trema, lei che sospira.
Non abbiamo mai avuto un rapporto normale. Io cercavo di fare la ribelle, lei mi impostava regole che regolarmente - scusate il gioco di parole - venivano infrante. E si, è brutto. E' brutto venire sempre criticata, ma soprattutto paragonata. Essere messa a confronto con un altra persona è sempre la cosa più orrenda e meschina.
Non solo perchè ti porta ad auto disprezzarti, ma perchè - nella maggior parte delle volte - il sentimento dell'invidia comincia a scorrerti nelle vene e diventi una persona cattiva.

Fortunatamente a me le critiche possono baciarmi il culo.

Comunque ci stiamo provando. Credo lei stia capendo il mio sforzo e sotto sotto so che ne è felice. C'è qualcosa,qualcosa che non riesco a capire, qualcosa di strano, e deve essere lei a parlarmene perchè io non posso fare nient'altro che aspettare, perchè si, dopo tutto sono una persona normale,non sono una sensitiva o un indovina, sono solo una povera umana che deve lasciare tutto in mano al tempo.

«Va tutto bene, tuo padre sta concludendo gli ultimi affari e tra qualche giorno torneremo a Londra per fermarci stabilmente per un po'.»

«Cosa? Nessuna vacanza ad Ibiza o in Alaska? Come mai questo repentino cambiamento?» non riesco a non chiederlo. Sempre, da quando ne ho memoria, dopo aver concluso un contratto o qualcosa del genere.

Lei sbuffa in una risata forzata e «Non lo so, mi sento sbagliata Kathy, voglio diventare una persona nuova, n-non so spiegarmi, me lo sento dentro, un sentimento che mi sta uccidendo.»

Il turno di sbuffare tocca a me, mi prendo il ponte del naso tra le dita e mi butto sul letto «Mamma, c'è forse qualcosa che vuoi dirmi?» tento, con tutta la buona intenzione del mondo, è comunque mia madre, non solo ci devo provare, ci devo anche riuscire.

Vi sono alcuni momenti di silenzio, sospira stancamente «Niente cara, ci vediamo presto. Buonanotte.» e la linea cade.

Io faccio un passo in avanti e lei cento indietro.

Sospiro, ormai faccio solo quello.

Il campanello mi fa digrignare i denti. Rosa ha il giorno libero e quindi sono costretta ad alzarmi dal mio morbido e caldo letto per andare ad aprire a qualche ragazzina scout che cerca di abbindolarmi per comprarle dei biscotti. Oppure sono i testimoni di Geova che rompono il cazzo.

Il campanello continua a suonare e urlo un sonoro «Datti una calmata.» inconsapevole di chi c'è all'esterno.

Apro la porta rudemente, la mia faccia è una maschera di rabbia.

«Oh.» faccio solo, presa in contropiede.

«Ciao Kath,come va?»

«Mi chiedi coma va Alexander, davvero?» scrolla le spalle.

«Posso entrare?»

«No.»

«Giusto, tanto adesso ti sei trovata il sostituto.»

«Che c'è, sei geloso per caso?» incrocio le braccia al petto, alzando il mento in modo altezzoso. Ha cominciato anche a piovere. Ovviamente, a volte dimentico che vivo a Londra, la città grigia.

«Si.» si aggiusta il ciuffo nero carbone e continua «Voglio dire, mi piaci ancora, sono passati quasi cinque anni, la mia cotta non può passare di certo da una settima a l'altra.» tenta. Ha delle occhiaie che fanno paura, ed il suo colorito è più bianco di quello che ricordavo.

«Entra.» asserisco voltandomi e andandomi a sedere sul divano.

«Quindi...come va?» mi chiede.

«E' un vago modo per chiedermi se sono ancora incazzata nera con te?»

«Si?» pone più come una domanda che come risposta e devo dire che i pantaloni della tuta che indossa gli fanno proprio un bel sedere e cazzo, perchè sto pensando ai suoi glutei?
Kathleen, respira, espira e mantieni il sangue freddo.

«Non lo so.» dico dopo qualche minuto.

«Che significa che non lo sai?» domanda confuso, inarcando il sopracciglio e mettendo su uno sguardo da gattino indifeso.

«Forse inizialmente ero arrabbiata, sai per tutto quello che mi hai raccontato.Però il fatto che tu sostenga che le ragazze non hanno futuro in ambito calcistico, quello non riesco proprio a mandarlo giù. Siete tanto convinti di batterci solamente perchè abbiamo qualche muscolo in meno di voi. Ma, caro Chanex, in campo non c'è bisogno solo del fisico.» esordisco, il cuore che non vuole saperne niente di smetterla di battere incessantemente.

«Kay, io non lo so, non volevo dirlo,forse avrei dovuto tenerlo per me. Non sempre per far funzionare le cose bisognare mettere in mezzo tutto quel che pensi. Non ho ragionato, al contempo non volevo 'mentirti', so che è stupido, mi dispiace, potrai mai perdonarmi?»

Wow, il giorno prima non mi parla e mi guarda male e quello successivo mi implora per il perdono.
C'è qualcosa di perverso che mi piace però.


«No, te lo devi guadagnare il mio perdono.»

«Cosa?»

«Sorpreso?» chiedo mettendo su un sorriso divertito.

«Beh, si abbastanza,a quest'ora qualche altra ragazza avrebbe ovviamente accolto le mie scuse e si sarebbe buttata ai miei piedi.»

«Io non sono 'qualche altra ragazza' infatti.»

«Oh Kathleen, lo so, lo so eccome.» non riesco a reggere il suo sguardo.E' proprio vero che gli occhi verdi ti trasmettono tante di quelle emozioni che non riusciresti mai a spiegare.

«Però possiamo ricominciare con le ripetizioni.» squittisco io e lui sorprendentemente mi annuisce «Vuoi diventare una piccola scienziata?» mi da un buffetto sulla guancia. Troppa confidenza.

Un po' mi mancava però.

Invece non mi mancavano per niente questi pensieri incoerenti.

«Vorrei far felice Gween.»

«Sai, dovresti essere fiera di te stessa.» dice guardando un punto indefinito «Stai sempre li pronta ad azzuffarti e per difendere le persone più care a te. Certo sei irascibile, cinica, insolente, sfacciata permalosa-» 

«Si si, hai reso l'idea.»

«Si, insomma, sei anche vera e leale, cosa che di questi tempi manca a parecchie persone.»

«Ovviamente due moine non mi faranno dire le paroline magiche Alex.» lui annuisce solamente.

Magari fosse così...

Un 'bip' proviene dal suo telefono e «Mia madre, devo andare. Ci vediamo domani a scuola?» chiede speranzoso ed io annuisco. Non mi alzo nemmeno dal divano. Se ne va, attento a non sbattere la porta di casa ed io mi sento un attimo mancare.

Salgo in camera mia,prendo il mio telefono, un paio di cuffie e mi metto sotto le coperte.
Metto al volume massimo 'Sullen Girl' di Fiona Apple.

Accompagno ogni singola parola, come se fosse una preghiera. Quei vocaboli impressi come fossero cicatrici. E ancora oggi mi chiedo cosa ho sbagliato.

Ma ancora una volta mi rispondo che, infondo infondo, non sono io la causa del mio stesso male.

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Buonpollo
Mi dispiace per la cortezza ma sono giorni tremendi e devo portare avanti 4 storie.
Comunque è un capitolo di passaggio.

Kathleen,grazie ad Alex,le sono tornati in mente ricordi non proprio belli,il signorino li che cerca il suo perdono,Zack che ha un ruolo non fondamentale,di più.

Sono proprio felice di come stia uscendo questa storia aaah,i'm so proud.

Beh che dire,commentate e votate.

All the Love!



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