3 Anni Dopo
Kathleen's p.o.v«Muoviti mamma o faremo tardi!» urlo dall'uscio di casa, aspettando mia madre pazientemente.
Oggi finalmente Alex debutterà in prima squadra ed io sono più che esaltata. Sapevo con tutta me stessa che lui ce l'avrebbe fatta. Insomma, la passione c'era, la tecnica pure, la forza di volontà non gli mancava di certo. Tutte ottime caratteristiche che permettono ad un ragazzo di entrare a fare parte di un team giovane come il Manchester United.
Era successo quel giorno, di tre anni prima, al nostro primo e ultimo match primordiale, così repleto di astio, competizione e gloria, che casualmente un' assistente dell'allenatore della squadra junior del Manchester venne ad assistere, un po' come la storia di Patrick Cutrone, che è diventato un portento attaccante del Milan per fortuna.
Perché la vita forse non girava sempre male. O magari era il destino. O ancora forse il karma che girava sempre. Chi lo sa effettivamente?
In poche parole, quel giorno, quello splendido giorno, il Signor Dalloway notando le abilità di Alexander, decise che una possibilità non gliela avrebbe tolta nessuno.
E così al sopracitato gli venne offerta un opportunità strabiliante: avrebbe potuto costatare l'eventualità di trasferirsi a Manchester, tutto pagato dall'associazione, ovviamente se si fosse trovato bene sia con i suoi compagni di squadra, sia con il territorio circostante.
Era all'inizio molto titubante.
Si sarebbe dovuto staccare da qui, da sua madre e da sua sorella, e ovviamente anche da me. Non era pronto a ciò. Infondo ci eravamo appena trovati, e sinceramente anche io non ero così entusiasta a quell'idea tanto malsana ma che lo avrebbe tutto sommato reso felice.
Lo incitai ad andare, a provare, a tastare la situazione. Non volle.
Non volle, senza se e senza ma.
Mi propose quindi di trasferirmi con lui.
A quel punto la paura sopraggiunse in me.
Ma mi dissi: la vita è una.
La pace interiore l'avevo trovata, e dovevo anche ammettere che era lui la mia ancora di salvezza.
Era sempre stato lui, anche inconsapevolmente, che mi faceva spuntare sorrisi genuini, senza progettazioni, senza nulla.
Con lui mi sentivo così: libera.
Perché sapevo che lui fosse un tipo semplice. Non giudicava, anzi, faceva il contrario, ti apprezzava così come eri.
E quindi con tutta la pazzia che ci faceva da cornice andammo a convivere.
All'inizio fu abbastanza imbarazzante, ma con il tempo tutto venne da se.
Ci trovammo d'accordo su molti punti, ci cominciammo a conoscere ancora di più e ormai nessun segreto alloggiava con noi. Eravamo aperti l'uno con l'altra e questo portò ad una fantastica relazione. Solito cliché.
«Sto aspettando io te, semmai. E togliti quel sorrisino da ebete su!» mi prende in giro mia madre, portandomi con i piedi per terra.
Stavo di nuovo pensando a noi.
«Smettila Arline, David ci aspetta lì?» chiedo, non curandomi della sua frase precedente.
Avevo invitato mia madre a vedere Alex e a sua volta lei aveva invitato David, che ci avrebbe atteso allo stadio.
Avevano deciso di riprovarci, e stava andando bene, nonostante tutto però mamma aveva preso in considerazione l'idea di stare insieme ma separatamente. Lei in una casa e David in un'altra.
In tutto questo Zack aveva legato tantissimo con me e mi aveva confidato la sua cotta per un ex compagno di squadra di Alex, che a quanto ho capito, ricambiava.
«Si tesoro datti una mossa, ci sarà anche Gween e Cody!» recita mia madre, ridestandomi dai miei pensieri, facendomi sorridere.
«Il mio nipotino preferito»
Già, avete letto bene.
Gweendoline aveva continuato la gravidanza, aveva fatto pace con Garreth e l'aveva convinto a frequentare uno psicologo che lo aiutasse. In più i suoi genitori l'aiutarono con il bambino, e per nostra sorpresa si ritrovarono con le lacrime di gioia addosso.
Salgo in macchina, mia madre al posto accanto al mio, il braccio fuori dal finestrino e gli occhiali da sole a tenere i capelli ribelli non più tinti come faceva prima, adesso vi erano dei capelli bianchi nel mezzo. Non si preoccupava più del suo aspetto esteriore, ma questo non significava che non si curava più, attenzione. Prima doveva stare sempre composta e per quanto le piaceva essere considerata giovane, la stancava pure. Ora come ora si preoccupava del suo aspetto fisico, ma in modo più blando.
Il tragitto casa-stadio non dura più di una quindicina di minuti, e per la mia gioia scorgo subito la testolina brizzolata di Cody, che alla mia vista, comincia a ridere.
Per avere 3 anni è già una peste.
«Kathleen, diventi ogni giorno più bella» mi fa Gween, aspettando un abbraccio, ma corro subito da C e la liquido con un veloce «Si, lo so.» facendola sbuffare.
«Non mi dai più attenzioni!» si lagna, facendomi alzare un sopracciglio «Chi dovrebbe essere il bambino tra voi due?» domando, prendendola per il culo e per abbracciarla il secondo dopo.
«Garreth? Non è venuto?»
«Il lavoro non gliel'ha permesso, ma tifa per lui, come al solito»
«Ragazze non vi vorrei interrompere ma la partita inizierà a momenti.» ci interrompe mia madre, cominciando a fare le coccole a Cody.
Noi annuiamo e ci dirigiamo verso l'interno dello stadio.
«Sono così in ansia, e se si dovesse fare male? Poi lo gonfio io a casa.» mormoro verso la mia migliore amica, che mi guarda con le sopracciglia inarcate come a dire "ma a chi la vuoi dare a bere"
«Che c'è?» sputo acida.
«Sappiamo tutti che non saresti in grado di dargliele, ma dargliela.»«Sono circondata da pervertiti. Non ho parole.»
I telecronisti ci avvertono che a momenti i giocatori entreranno in campo, allora decidiamo di metterci a sedere.
Improvvisamente un boato esplode negli spalti e vede la squadra entrare. C'è chi saltella, chi si stira i muscoli e poi c'è lui.
Il mio bellissimo ragazzo.
Fa ancora strano dirlo.
Ed è ancora più strano pronunciare 'ti amo', due parole con tantissimi significati celati sotto.
Lui, timido di fronte a tutti quei volti, mi cerca e mi trova. Perché noi ci troviamo sempre.
Mi sorride, ricambio, gli mimo un 'ti amo', sorride di nuovo.
Sento il cuore scoppiare.
E' possibile che una persona ti faccia sentire così?
Il fischio dell'arbitro segna l'inizio della partita, la palla viene passata immediatamente ad Alexander e corre, corre come non mai, fugge dalle responsabilità. E' così quando si sta in campo, lui lo sa che io so.
Ed è così che doveva andare, lui sapeva fin dall'inizio che mi avrebbe conquistata.
Che sia tutto merito del calcio?
Nah, quello ci ha fatto penare così tante volte, ma ci ha fatto anche legare.
E' che siamo così simili, ma così dannatamente diversi.
A queste cose non si può dare una spiegazione plausibile.
Succedono e basta.
«Key» lo osservo. E' una scheggia, dribbla tutti, li prende in giro. E' sempre stato così. «Quando è che giochi? Ma soprattutto, quando dichiareranno il capitano di quest'anno?»
Mi volto verso di lei e le sorrido ampiamente «L'hanno già fatto»
«E?»
«E ce l'ho fatta»
«Cosa?» urla, attirando sguardi confusi, ma che ignora completamente «Kathleen Chelsea Darrison, quando avevi intenzione di dirmelo?»
«Lo avrei voluto dire prima ad Alexander.»
«Io ho la precedenza-»
«E CHANEX GIA' AI PRIMI MINUTI DI GIOCO SEGNA UN FANTASTICO GOAL CHE DETERMINA IL VANTAGGIO DEL MANCHESTER. UNA ROVESCIATA DEGNA DI PELE' .
SIGNORI E SIGNORI FATE UN GROSSO APPLAUSO ALLA MATRICOLA DELLA SQUADRA. DANNAZIONE, POSSIBILE AVER TROVATO IL NUOVO LEO MESSI?»
La tribuna impazzisce, io mi giro e «La storia si ripete.»-------------------------------------
Buonpollo!
Non vi ho abbandonati tranquilli!
Abbiamo finito la storia ragazzi, oggi, il 17/02/2019, A Fantastic Goal, è conclusa con letture: 8.7 k.
Non so davvero come ringraziarvi, posso solo dirvi che mi viene da piangere.
Davvero, GRAZIE GRAZIE GRAZIE.
LASCIATE MOLTI COMMENTI E STELLINE.
ALL THE LOVE ;D
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A Fantastic Goal
ChickLitIn una scuola superiore prettamente maschile, una ragazza, Kathleen Chelsea Darrison, lotta per la sua squadra di calcio. Alexander Chanex, capitano della squadra, cerca in tutti i modi di convincere il coach a lasciare un unica squadra. Kathleen, d...