Is it so wrong,that you make me strong.
Kathleen's p.o.v
Il viaggio in auto con Alex passa, seppur con molto disagio, molto velocemente.
Ho sempre avuto il sospetto che nascondesse qualcosa.Insomma, siamo essere umani, abbiamo per forza, e sottolineo per forza, dei segreti.
Quelli che proprio non puoi far fuoriuscire dalla bocca. Quelli che rimarranno celati all'interno del nostro io. Quelli che non ci verranno mai strappati e soprattutto quelli che ti faranno in qualche modo sentire sicuri.
«Ti avverto K, la mia non è una reggia. Ci entriamo si e no noi, quindi non impressionarti alla svista di pomelli d'oro.» semplice e conciso.
Incrocio le braccia al petto, non so perchè ma la sua frase mi innervosisce «Dovresti aver capito che non sono una a cui piace navigare nell'oro, coglione.»
«A nessuno non piace essere ricchi, non dire baggianate!» ferma l'auto ed esegue una manovra per parcheggiare.
«Non intendevo quello, volevo dire che non vado in giro a pavoneggiarmi di essere ricca sfondata per qualcosa che non ho fatto. Il mazzo se lo sono fatto i miei genitori, non io.» articolo con un cipiglio in fronte, crede davvero che io sia una spocchiosa?
«Si scusami, sono stato inopportuno e non volevo intendere che tu fossi come tante a scuola, mi dispiace.» arrossisce ed io sfodero un sorriso perfido «Magari pensa prima di parlare.» lui ruota gli occhi al cielo «Scendi dai.» faccio come dice lui.
Mi ritrovo davanti una villetta modesta, un po' logora all'esterno ma non male. Ho sempre adorato lo stile inglese, logora o non.
«Mi piace.» esclamo salendo il primo gradino, lui mi guarda corrucciato «Guarda che lo so che fa schifo eh, non devi mica fingere.»
Alzo un sopracciglio nella sua direzione «Ho detto che mi piace.» lui sbuffa e «Fai come vuoi.» apre la porta di casa ed un odore forte di mobili di legno mi investe. Si scorge subito il salone e l'angolo cottura collegati tra di loro, il primo diviso da un'isola stile americana. Le pareti sono bianche e luminose tranne per qualche macchietta di muffa sparsa qua e la. Nel complesso è molto accogliente.
«Mamma sono a casa!» urla Alexander facendomi balzare in aria «E abbassa la voce,cretino!»
«Amo quando mi insulti, sei così aggressiva.» mi fa l'occhiolino, ignorando il mio 'rimprovero'.
«Vuoi che ti batta il cinque in faccia per caso?» chiedo sorridendo
«Come non detto.» esclama lui,imbronciato. Un bambino, è un bambino.
Una donna dalla bella portata distoglie la nostra attenzione «Oh, non pensavo avresti portato qualcuno a casa tesoro.» dice quella che credo sia sua madre «Comunque ciao, io sono Teresa,la mamma di Alex.» si apre in un sorriso.Il suo viso è segnato da delle rughe quasi non visibili, segno dell'età che sta avanzando. I suoi occhi azzurri trasmettono calma ma assomigliano anche alla tempesta in mezzo al mare, le labbra sono sottili e un po' screpolate.
«Salve signora, io sono Kathleen!» le sorrido di rimando, le buone maniere prima di tutto.
Lei sgrana gli occhi e si gira verso il figlio a bocca aperta «E' quella Kathleen?» alza e abbassa le sopracciglia ed io mi sento avvampare «Mamma come sei inopportuna,» disse quello santo «noi andiamo di sopra.» mi prende per mano e mi trascina verso il piano superiore, faccio in tempo a salutare Teresa con una mano.
«Scusala, a volte si lascia trascinare dall'euforia,» mi fa sedere sul letto «Ed in più non ho portato mai nessuna ragazza qui a casa, credo pensasse fossi gay.» scrolla le spalle e prende una sedia per mettersi difronte a me.
«Perchè esattamente mi hai portata qui?» dico dopo aver fatto una risa per la sua affermazione di prima.
Lui sospira «E' giusto che tu sappia alcune cose, nel caso volessimo riprovarci..?» sgrano gli occhi.
Mi sta praticamente dicendo che vorrebbe riuscire con me?
Okay, calmiamoci.
Respira profondamente.Okay.
Annuisco solamente, facendogli segno di continuare a parlare «Mettiti comoda che questa potrebbe essere una delle storie più brutte, noiose e ripetute nella tua vita.»
«Abbiamo tutto il tempo del mondo.»
«Vorresti stare con me tutto quel tempo?» si mette una mano sul cuore «Cazzo, sono onorato.» gli lancio un cuscino «Muoviti!»
«Ma come non avevamo tutto il tempo del mondo?» lo guardo in cagnesco «Okay, okay. Precisamente non so quando tutto iniziò, le cose andavano bene, molto bene. Mio padre andava a lavoro regolarmente e mia madre si occupava di noi. La scenetta tipica della famiglia perfetta, no?» mi chiede conferma ed io annuisco.
«Ecco. Da un giorno all'altro quella realtà sparì. Mio padre cominciò a tornare sempre più tardi ed ubriaco da lavoro. Ma all'inizio non era così drammatico, fino a che non cominciò a mettere le mani addosso a mia madre. Io ero ancora piccolo per intervenire e mia mamma non l'avrebbe mai permesso. Mio sorellina, Harriet, cominciò ad avere una sorta di attacco di panico, sempre più frequentemente e intanto mia madre si beccava calci, pugni e schiaffi.»
Sento il respiro farsi sempre più corto, i miei occhi appannati da uno strato leggero di lacrime pronte a fuoriuscire.
«Una sera era arrivato più presto, ma era ugualmente ubriaco fradicio. Io e mia sorella stavamo tranquillamente guardando la tv. Cominciò ad urlarci di tutto e di più quando non ci tirò vicino una bottiglia di vetro, che rompendosi in mille pezzi ci scheggiò. Mia madre vide tutto e non so come ne quando, la vidi prendere una pistola e puntargliela. Lui provò a scusarsi ripetutamente ma mia madre non volle ne vedere ne sentire niente. Mio padre così sparì dalla circolazione.» sospira stanco.
Io non oso dire una parola.
«Da lì in poi ci arrangiammo come potemmo. Teresa per non farci mancare nulla fece qualsiasi possibile lavoro per tirare avanti. Quando compì sedici anni cominciai anche io a trovare un lavoretto, giusto per arrotondare qualcosa alla fine del mese, però dovetti abbandonare il calcio, non che all'epoca fossi in grado di giocare, ero sempre costretto a casa malato ed inoltre non che facessi chissà che prima, dato che stavo solo in panchina, ma decisi poi di entrare nella squadra della scuola, perchè non ero ancora pronto a lasciare quello che mi ha accompagnato tutta la vita, e non lo sono ancora. Il resto lo sai.» conclude con voce incrinata.
«I-io non so che dire. Suppongo sia stato durissimo e-» lo abbraccio d'istinto,lo abbraccio fortissimo facendogli capire quello che ha suscitato in me.
«Ed è per questo che ancora una volta ti chiedo scusa per come mi sono comportato al nostro appuntamento. Non volevo screditarti. Forse infondo era geloso di te e della tua vita. Non lo so, ma ogni parola che ci siamo scambiati devi credermi, è stata più che vera.»
«Adesso tocca a me.» mi stacco dall'abbraccio «Quando sono andata a New York sono caduta quasi in depressione.»
Lui impallidisce e mi incita a continuare «I miei genitori non mi si filavano. Non mi vedevano come una figlia, non mi trattavano come tale. Ho cominciato a fumare e a sniffare. Ho rischiato più volte di andare in overdose, ma non mi è mai importato nulla. I miei genitori se ne fregavano di me ed io dovevo trovare una valvola di sfogo. Quando stavo per toccare il fondo, la brutta compagnia che frequentavo chiamò un ambulanza e poi scapparono per paura di essere arrestati successivamente.»
«Figli di puttana.»
«Lascia perdere. Comunque vennero chiamati i miei genitori e mi portarono immediatamente in una clinica privata e fecero sparire le 'notizie' pagando mazzette su mazzette. Ovvimente una Darrison non poteva fare la figura di una drogata, no?» faccio una risata amara «Ovviamente no.»
Lui è fermo, inerme e mi ascolta con interesse, senza uno sguardo giudizioso dipinto in volto.
«Poi siamo tornati qui e tutto è andato per il meglio, per modo di dire, ma i cali morali li ho, raramente ma li ho.»
Mi faccio un applauso mentale perchè non ho pianto.
Sei cazzuta Kath. Sei fottutamente cazzuta.
«Questo è sorprendente.» be' tra tutti gli aggettivi questo è il più originale.
«Mh, credo di si.»
Seguono alcuni attimi di silenzio «Sono felice che tu ti sia ripresa e che il rapporto con tua madre stia migliorando.»
«Già, ne sono felice anche io.» ci guardiamo per qualche minuto ed io scoppio a ridere «Sembra un club per problematici!» scoppia ridere anche lui,scuotendo la testa. «Sei incredibile giuro.»
Riesco a cessare le risa «Adesso mi sento più leggera.» lui mugugna in assenso.
«Adesso possiamo riprovarci.» gli sorrido gioiosa.
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Buonpollo!
Amatemi perchè ho scritto tutto questo in una mattinata e in più sono in coma perchè ieri stavo ad una festa + devo fare i compiti.
Vi aspettavate questo lato di Kathleen?Sospettavate qualcosa di Alexander?
Fatemelo sapere con un commento!
All the Love!
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A Fantastic Goal
ChickLitIn una scuola superiore prettamente maschile, una ragazza, Kathleen Chelsea Darrison, lotta per la sua squadra di calcio. Alexander Chanex, capitano della squadra, cerca in tutti i modi di convincere il coach a lasciare un unica squadra. Kathleen, d...