30. Non fare lo stronzo con lei, non se lo merita.

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This is not the end!

Kathleen's p.o.v

Nella mia vita non avevo mai programmato grandi cose, eccetto una: diventare capitano della nazionale d' Inghilterra.
Ho sempre creduto in me stessa. Ci sono stati ovviamente degli alti e dei bassi, specialmente l'anno precedente, ma sto imparando a superare anche questa.

Ho pensato spesso di avere qualcosa che le altre ragazze non hanno. Sto parlando di grinta.
La volontà di raggiungere un obiettivo. Avere determinazione, risolutezza.
Ultimamente invece credo di essere solo una persona microscopica, invisibile, assolutamente ed incredibilmente normale.

E mi chiedo anche perché penso a queste cose, alle sette del mattino, stesa sul letto, mentre dovrei cominciare a prepararmi per l'ultima giornata di scuola dell'anno. Mi domando il perché io abbia accettato a tutta questa sceneggiata. 
Perché sono intervenuta?
Perché ho rivolto parola a quell'arrogante di Alexander?
E perché cazzo Gween non si è stata zitta nel momento giusto?

Ogni azione ha una reazione. Si ma fino ad un certo punto.

Le persone non possono concepire la nostra risolutezza, finché non ci stanno dentro anche loro.

Ora come ora ho paura.
Perché mi hanno strappato tanto nella vita, e non voglio che il calcio sia l'ennesima cosa.

***

A scuola tutti fanno finta di niente, ma non me la danno a bere. So per certo che sono in fibrillazione quanto me. Io stessa sento l'adrenalina scorrere lesta al posto del sangue caldo.

Manca un ora. Sento il cuore viaggiare, quanta è l'agitazione. Fortunatamente oggi, essendo l'ultimo giorno prima delle vacanze, abbiamo aderito a non fare nulla. Una sorta di autogestione senza corsi obbligatori.

Raggiungo le mie compagne in campo, Gween si trova lì, sugli spalti, a vegliare su di me come il mio angelo custode. Le mando un bacio. Deve capire che è la persona più importante.

Faccio stretching insieme alla squadra. Allentare la tensione e i muscoli è un tocca sana per placare l'eccitazione.

Ci scambiamo qualche pallone, tiriamo in porta, il piccolo stadio si riempie, non guardo nemmeno i posti prenotati per i miei genitori, da una vita che sono vuoti.

La squadra maschile scende in campo. Uno più strafottente dell'altro.
Ed è lì che sento la mia bestia  prendere il sopravvento.

Chi si credono di essere esattamente?
La donna, solo perché più fragile fisicamente, deve sempre essere presa di mira? Cazzo, siamo nel ventunesimo secolo.

Il fischio di Terry attira l'attenzione di tutti «Due minuti all'inizio!» strilla, per poi tornare a quello che stava precedentemente facendo.

Noi ragazze ci mettiamo in cerchio.

Forse dovrei dire qualcosa.
Prendo un bel respiro e «Okay ragazze, sangue freddo. Non vi agitate. Se vedete che qualcuno si avvicina troppo bruscamente interrompete l'azione, porca vacca non siamo in guerra. Detto questo facciamogli vedere chi siamo!» sbotto incoraggiandole come se non ci fosse un domani.

Ci allontaniamo per metterci in postazione e Maud si avvicina «L'hai letto?» sussurra, anche se è praticamente impossibile che qualcuno ci possa sentire.

«No, e non l'avrei fatto. Alex è venuto a casa mia. Tiffany ha visto la tua performance nel darmelo, complimenti. Non mi hai solamente fatto fare una figura di merda, ma mi hai fatta sembrare una cazzo di traditrice. Se vorrai continuare a giocare qui ti sconsiglio di fare un'altra cosa del genere in futuro, perché per me sei fuori.»  le urlo in faccia, incazzata come non mai.

Lei annuisce e aggiunge «L'ho fatto per te, mi dispiace.»

«Devi pensare alla squadra, non a me.» sbuffo, saltellando per mantenere caldi i muscoli «E adesso vai, pensa a fare del tuo meglio oggi, poi si vedrà» concludo il discorso, cercando di mandarla via.

Lei annuisce nuovamente e va via.

«I capitani in mezzo!» strilla la Reyson, adorante verso Terry. 

Oggi non reggo nemmeno loro due.

«Darrison, Chanex, testa o croce?» domanda il mister della maschile.

«Testa.» aggiudico, lui scuote la testa e «Allora per Chanex croce, perfetto.»

Va bene, ho il cinquanta per cento delle possibilità.

Il coach tira in aria la moneta e questa atterra sul suo palmo.

«Croce.» e ti pareva.

«Buon fortuna, ti servirà.» esclama cattivo Alex.
«Vaffanculo Chanex.» ribatto allontanandomi dal centro campo.

Lo stridio del fischietto segna l'inizio della fine.

Alexander passa il pallone dietro, ad un ragazzo a me sconosciuto, che a sua volta dribbla qualcuno dei nostri e passa ad altri giocatori dal nome a me ignoto.

Fortunatamente Allison, dopo qualche altro passaggio loro, riesce, in scivolata, a sfilargli il pallone, passandolo alla diretta interessata.

Io e Johanna corriamo verso la porta avversaria, i difensori sono pochi e sembrano sorpresi della nostra potenza.
Ci avviciniamo sempre di più, ci passiamo la palla alternatamente cercando di confonderli; funziona.

Arriviamo nei pressi dell'aria di rigore, un difensore cerca di placcarmi: la passo a J.

Fa una finta, mi libero, me la passa.

Rete.

«E la squadra femminile riesce dopo solo diciotto minuti di gioco a passare in vantaggio. Bel colpo, il capitano Darrison e il suo braccio destro sembrano entusiaste ma anche scioccate. Ne vedremo delle belle signori e signore!» grida di felicità il telecronista, che non è niente di meno che il ragazzo che gestisce il giornalino della scuola, credo si chiami Matthew.

Mi volto verso Gween per mandarle una freccia immaginaria, la nostra esultanza, ma la vedo impegnata a parlare... con mia madre?

Lei mi nota e mi saluta, portando i pollici all'insù, sorridendomi raggiante. Le rimando un sorriso. Adesso sono ancora più carica.

La partita riprende. Noto Alex fumare dalla rabbia. Rosso in volto come non mai.

Il tempo scorre veloce e fortunatamente i ragazzi non ci mettono in grosse difficoltà e nessuno va giù pesantemente.
L'arbitro improvvisato fischia la fine del primo tempo.


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