L'imitatore (parte 7)

318 29 0
                                    

31 dicembre.
06:55:32.

Quel 31 dicembre si prospettava un giorno diverso dai precedenti sin dalle prime luci.
La pioggia sembrava stranamente svanita e il sole brillava alto al centro del cielo, riscaldando ogni cosa con il suo debole tepore invernale.
Le strade si erano finalmente asciugate e i gruppi di artisti avevano ripreso i loro festeggiamenti, cambiandone il tema in vista della ormai prossima fine dell'anno. Tutte le cose sembravano volgere per il meglio.

Tranne una.

Kishou Arima sedeva severo su un piccolo sgabello di legno posto accanto a un letto bianco come la neve.

Lì giaceva la vice investigatrice Akemi Ren, immobile ormai da due giorni interi. Dal punto di vista dei valori sanguigni il suo corpo non presentava alcuno squilibrio. Persino la febbre le era scesa.

Fisicamente la ragazza era in ottima salute.

Tuttavia...

Da quella notte sembrava che l'anima di Akemi si fosse totalmente svincolata dal suo corpo, il quale aveva finito per svuotarsi di ogni impulso. L'unica cosa che rimaneva di lei erano quelle parole – fredde, calme ma piene di paura e risentimento – «Arima... sto morendo.»

Sul momento l'investigatore non aveva capito che stava docendo la verità, ma quando aveva sentito il telefono cadere a terra ogni cosa era divenuta chiara come l'acqua.

In quell'istante Akemi stava morendo davvero e se Haise non fosse subito intervenuto sarebbe senz'altro passata a miglior vita.

Quando furono le sette, Akira Mado entrò nella stanza assieme a Haise Sasaki, sperando in qualche cambiamento nella situazione statica che si era venuta a creare in quelle ultime ore.

«Dorme.» disse loro l'investigatore Arima, aggrappandosi a quella cieca bugia che gli avevano raccontato i medici dopo la loro breve visita. «Starà bene.» aggiunse con decisione, nascondendo il viso dietro i capelli e gli occhiali.

Akira non rispose, mentre Haise si fece avanti e diede un'occhiata ai monitor che tenevano sotto controllo i suoi parametri vitali.

Era vero, quella notte era stato lui a portarla lì. Aveva sentito un colpo secco in salotto, simile a un oggetto pesante che si accascia al pavimento.

Si era svegliato di colpo e non c'era voluto molto perché capisse cosa fare.

Il signor Arima l'aveva raggiunto sul posto, pietrificato da una nuova sensazione di ansia e timore.

Quel corpo inerme davanti a lui non doveva, non poteva essere il suo più grande successo.
A quel punto era innegabile. Akemi se n'era quasi andata. Forse si sarebbe spenta proprio lì, di fronte ai suoi occhi.

Per fortuna, le cose erano andate diversamente.

«La squadra Quinx si occuperà dell'imitatore al più presto.» promise Akira prima di abbandonare la stanza con il solito passo veloce.

Nella sua vita non avrebbe mai pensato di vedere una macchina perfetta come Akemi crollare in pezzi – perché ai suoi occhi la vice investigatrice non era altro – una macchina perfetta.

«Signor Arima, lei cosa farà?» domandò incerto Haise.

L'investigatore Arima si alzò, richiamato da quelle parole come da una calamita molto potente.

«Dirigerò la vostra spedizione alla Ventesima dalla sala di comando.»

«E per quanto riguarda Akemi?»

«Quando su sveglierà, saprà dove trovarvi. Sono certo che vorrà raggiungervi sul campo.»

«Sì.»

Moonshine | Tokyo Ghoul :reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora