Villa Tsukiyama (parte finale)

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Eto ammiccò. Le parole di Akemi l'avevano colta di sorpresa.

Non si era mai imbattuta in una personalità forte e arrogante come la sua. Non aveva mai desiderato tanto l'alleanza di qualcuno come la sua in quel momento. La donna che la fronteggiava era di gran lunga la più potente e interessante di chiunque avesse conosciuto. Un essere perfetto, una macchina senza difetto pronta a uccidere senza domandare nulla. Un vero e proprio tesoro per cui avrebbe speso qualsiasi prezzo.

«Allora, perché non mi dimostri cosa sei capace di fare?» la provocò nuovamente.

Akemi annuì e alzò la frusta scagliando un potente fendente contro l'altra, la quale finì per perdere parte di un tentacolo. La ragazza si contorse e la kagune si ricreò immediatamente.

L'aveva colta alla sprovvista.

«Incredibile. Tu, una semplice umana, capace di ferire un ghoul così potente al primo colpo. Hai coraggio da vendere!» osservò con un'espressione maliziosa.

Dopo aver incassato la piccola sconfitta, il ghoul si spinse all'attacco più volte, ma Akemi era di gran lunga più veloce di lei grazie all'incredibile capacità di prevedere le sue mosse. Tutti quei dati e quelle lezioni le erano serviti a qualcosa. Al suo ritorno doveva ringraziare il signor Arima per tutte le cose che le aveva insegnato.

Cambiò forma alla quinque e si infilò fra un assalto e l'altro riuscendo a trafiggerla senza troppa difficoltà.

Eto indietreggiò e si liberò della spada con fatica. Dal petto le colava un fiume di sangue caldo. L'investigatrice sapeva bene il fatto suo.

«Niente male. Ma vediamo cosa capita se sono io a colpire te!»

Eto passò all'offensiva con la sua stessa quinque e Akemi cadde all'indietro dolorante con il petto trapassato. Tossiva sangue, il suo corpo era in preda a forti convulsioni di dolore. L'investigatrice allungò il braccio destro verso l'alto e strinse l'elsa dell'arma che la attraversava ancora da parte a parte strappandola via.

Una volta libera si alzò sorreggendosi in piedi a fatica. La vista le traballava e le sue dita non riuscivano a mentenere stabile la presa. Se avesse continuato a rifiutare la sua parte di ghoul, probabilmente sarebbe morta dissanguata sul colpo. Prese un respiro e chiuse gli occhi concentrandosi su quello che avrebbe fatto di lì a qualche attimo.

«Un colpo molto ben eseguito.» affermò.

I suoi occhi si tinsero di rosso e dalla sua schiena comparve la sua intera kagune. La cosa provocò l'immediata reazione di Eto, la quale annuì compiaciuta.

«Sono felice di vedere finalmente la tua vera forma, Maya.» le disse.

L'investigatrice scosse la testa. La mano e il torace erano completamente guariti in un attimo. Passò la quinque sulla mano sinistra e si stiracchiò tornando ad affrontare l'altra con un'intensità ancora maggiore a quella di qualche attimo prima.

Dopo essere riuscita con successo a strappare a Eto i due tentacoli superiori con la quinque, Akemi indietreggiò per prendere fiato.

«Sono spiacente. Maya non è qui.»

Le fece un lungo inchino e il ghoul rimase di nuovo esterrefatto dalle sue parole. Non si aspettava che l'altra fosse diventata tanto forte da riuscire a tenere sotto controllo la sua identità precedente.

In quell'attimo di quiete Eto si rigenerò e le assestò un nuovo colpo alla vita che la fece stendere sul pavimento. Sotto di lei si venne a creare una grande pozza di sangue fresco. La ragazza si avvolse con la sua stessa kagune e voltò la testa di lato. Aveva bisogno di riposare prima di riprendere il combattimento. Il mondo stava girando vorticosamente davanti a suoi occhi. Doveva prendersi una pausa e aspettare di stare meglio.

L'altra si fermò. Non voleva combattere contro un'avversaria fantasma. Avrebbe aspettato che si riprendesse per infliggerle la ferita fatale. Solo in quel modo si sarebbe sentita appagata dal senso di vittoria.

Haise stava ancora combattendo con Kanae e Shuu all'altro lato del tetto. Era arrivato quasi al punto di vincere e gettarli nel vuoto quando una nuova presenza li raggiunse.

Si trattava del Gufo dal singolo occhio, Eto.

«È un piacere rivederti, Kaneki.» lo salutò, ma l'investigatore la ignorò e continuò ciò che aveva continuato a fare nelle ultime ore.

Prima di pensare alla ragazza doveva finire gli altri due.

Akemi aprì lentamente gli occhi e si guardò intorno confusa. Era rinchiusa in una stanza piccola e scura in cui l'unica cosa che riusciva a distinguere era un piccolo letto a parete. Si alzò in piedi e si diresse alla porta tentando di aprirla con tutta la forza che aveva, ma per quanto impegno ci mettesse non riuscì a muoverla nemmeno di un millimetro.

Sbuffò e continuò a tirarla finché non si spalancò con una tale violenza che venne sbalzata all'indietro sul pavimento. Nella stanza era entrata una ragazza della sua età dai lunghi capelli biondi e gli occhi verdi, la quale le lanciò un'occhiata piena di rabbia e diffidenza. Le assomigliava molto.

«E così ci rincontriamo, Akemi Ren. È un immenso piacere vedere che sei ancora viva.» sbuffò quella incrociando le braccia.

Akemi si rialzò e la osservò diffidente. Non aveva ancora compreso chi fosse, ma le sensazioni che provava erano tutt'altro che positive.

«Tch... Te lo si legge in faccia che non ci stai capendo niente. Beh? Non ti dice nulla il nome Maya Kenomi? Tu... Lurida umana, tu hai rubato la mia vita!» le puntò il dito contro con rabbia.

Akemi indietreggiò fino a posare la schiena contro la parete. Per qualche motivo doveva essersi ritrovata nel profondo della sua coscienza.

«Io non ho rubato nulla. Mi è stato ordinato di condurre una vita con questo nome. Ho solo fatto ciò che mi hanno chiesto.» rispose.

«Già... Quello che ti hanno chiesto.»

Maya liberò la frusta rossa della sua kagune e iniziò a stritolare l'altra senza ritegno. Voleva ucciderla, sbarazzarsi di lei. Lei non solo aveva preso il suo posto ma le aveva tolto tutto.

Akemi chiuse gli occhi senza opporsi alle sue decisioni e ascoltò il cuore battere sempre più intensamente. Stava soffocando. Non poteva lasciarla vincere tanto facilmente. Strinse i pugni lungo i fianchi e si concentrò sulla sua bassa schiena. Dopo qualche attimo sei tentacoli blu la spinsero via dal muro e si andarono a conficcare nel corpo di Maya.

«Ah, e così se non li uso io li usi tu... Interessante.» osservò l'altra.

«Non ho intenzione di farti del male, né di cancellarti, Maya.» esclamò Akemi lasciando all'improvviso la presa, rendendosi colpo di non poter vincere contro un ghoul nelle sue condizioni.

L'altra replicò allo stesso modo interpretando le sue parole come il preludio di un trattato di pace. Se quella era la verità non c'era più bisogno di farsi del male a vicenda.

«Non vuoi... Cancellarmi?» domandò restia, sondando l'onestà dell'altra.

«No, Maya. Tu sei me, io sono te. Io sono umana, tu sei un ghoul, ma perché dovremmo combatterci? Condividiamo questo corpo, questa vita. Siamo la stessa persona... Se ti uccido, ucciderò anche me stessa.»

Abbassò gli occhi e alzò le braccia, sperando che Maya seguisse il suo consiglio e la accettasse.

«Se invece sarai tu a volermi cancellare... Io purtroppo non posso oppormi. Fallo.» le disse con lo sguardo fisso e deciso.

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