Domani

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Una scossa elettrica percorse il corpo della ragazza che giaceva immobile sul letto. Le sue dita si strinsero a scatti a quelle di Haise, il quale spalancò gli occhi sorpreso.

«Non dovete... Salutarmi. Io sono ancora qui.» si levò un sussurro dalle sue labbra rosate.

Tutti i presenti si alzarono in piedi e si allontanarono, lasciandole lo spazio necessario perché si riprendesse.

Akemi mosse leggermente la testa verso destra, poi raccolse le mani sulla vita e respirò profondamente.

Haise trattenne il respiro. Akemi si stava svegliando davvero.

«Io... Sono ancora qui.» ripeté formando un piccolo sorriso intenso.

Kishou Arima crollò in ginocchio e abbassò il capo verso il pavimento, oramai incapace di trattenere le lacrime. In quell'istante gli tornarono in mente tutti i momenti trascorsi assieme ad Akemi, dal suo arrivo fino a giungere in quella camera.

L'aveva vista soffrire, crollare, rialzarsi, sopportare ogni fallimento, attraversare momenti difficili e terribili senza mai arrendersi né lasciarsi trasportare dalla disperazione. L'aveva vista piangere, sospirare, tormentarsi, impazzire... Sorridere. Ridere. L'aveva vista felice. Sì, forse aveva commesso degli errori imperdonabili... Ma Akemi sarebbe rimasta sempre nel suo cuore, qualunque cosa fosse successa.

«Akemi...» le disse dolcemente. «Grazie di tutto.»

Akemi si nascose dietro alle mani.

Anche lei stava piangendo. Finalmente capiva... Sapeva cosa voleva dire sentire le cose con il cuore.

Abbassò le braccia e si riportò nella posa di poco prima. Solamente allora aprì gli occhi.

Le sue iridi erano tornate verdi, a eccezione di un piccolo spicchio grigio tagliato di netto in basso a destra nel suo occhio sinistro.

Stava sorridendo di nuovo. Ogni cosa davanti a lei aveva assunto un nuovo significato.

Si alzò a sedere, poi non riuscì a trattenere la risata di gioia che le scaldava il cuore. Le sue guance si tinsero di un rosso velato e i suoi occhi si richiusero nuovamente.

«Grazie.» disse commossa, abbassandosi ad abbracciare il signor Arima.

«Akemi...!» esclamò l'altro sorpreso.

«Grazie, Kishou Arima. Si è sempre preso cura di me, mi ha insegnato tutto quello di cui avevo bisogno. È solo merito suo se sono la persona che sono.»

L'espressione dell'investigatore si addolcì di colpo per poi tornare seria qualche istante dopo.

«Akemi...»

«Non c'è bisogno di scusarsi per niente. Io sono qui. Questo è più che sufficiente per me.»

Inclinò la testa e lo aiutò a rialzarsi.

«Sei cambiata...» osservò colpito.

«No, non sono cambiata. Ho solo... Ricordato chi sono veramente. Non è così?» chiese conferma alludendo ai primi giorni dopo il passaggio alla sua seconda vita.

«Sì. Hai ragione.»

4 marzo.
05:00:00.

«Sicura di volerlo fare?» domandò la voce incredula di Yoshitoki Washu.

Akemi rispose con un lungo inchino e un cenno del capo verso il basso.

L'altro si rigirò la busta bianca fra le mani, ripensando a tutte le cose che erano successe da quando la ragazza era stata inserita nella CCG.

«Sì.» confermò con voce sicura.

«Capisco.» ammise l'investigatore. «Prenditi cura di te stessa.»

«Sì.»

Akemi raccolse la valigetta che aveva portato con sé e uscì dalla stanza senza mai voltarsi indietro.

Una volta raggiunto il portone d'ingresso della sede dell'organizzazione si fermò e diede un ultimo sguardo al posto che non avrebbe più rivisto.

Il momento era arrivato.

Afferrò la maniglia e camminò verso l'esterno. Aveva preso la sua decisione, proprio come le aveva detto il signor Amon.

«Akemi, non sei obbligata a rimanere con loro se non te la senti.»

Sorrise. Si sentiva libera, finalmente.

-

«Cosa farai una volta che te ne sarai andata?»

«Ancora non lo so. So soltanto che seguirò il mio cuore, dovunque mi porti.»

«Sì... È un'ottima idea. Sono sicuro che ti aiuterà a capire davvero chi sei.»

«Mi mancherà, signor Arima.»

«Anche tu, Akemi.»

Un soffio di vento le accarezzò i capelli mentre si allontanava dalla CCG. Quel giorno avrebbe avuto inizio la sua terza vita. La sua vera vita.

Non è strana a volte la vita? Conducevo un esistenza al limite della perfezione, senza mai cadere in errore né lasciarmi scoraggiare dai fallimenti imprevisti. Eppure non ero felice.

Solamente ora, ora che sono distante da ogni cosa che conoscevo, ora che mi ritrovo in un mondo di cui non so niente, ora che commetto sbagli e non me ne rendo conto, ora che non ho idea di come agire, solamente ora riesco ad essere felice. L'ignoto, la consapevolezza della mia totale ignoranza mi rende felice. È tutto merito di quel giorno. Se Eto non mi avesse ferita tanto nel profondo non sarei mai riuscita a liberarmi dalla prigione in cui mi trovavo.

Come spesso mi è stato detto da quando ho intrapreso questo nuovo viaggio, «non tutti gli errori vengono per nuocere.» Se il mio errore è stato quello di affiancare la CCG senza riflettere, ora so che se non l'avessi fatto non sarei mai riuscita a liberarmi.

Adesso non so bene dove finirò, né se rivedrò mai volti conosciuti, ma poco importa.

La vita... Non è qualcosa che si può dirigere con precisione verso un punto determinato. È qualcosa di sconosciuto, di indefinito e incontrollabile.

La vita è desiderio.

La vita è forza.

La vita è un misterio.

Moonshine | Tokyo Ghoul :reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora