Akemi Ren

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22 dicembre.
06:53:44.

Il cielo era scuro, il sole doveva ancora salire sull'orizzonte e il vento soffiava forte.
In uno degli uffici all'ultimo piano della sede della CCG, l'investigatore di classe speciale Kishou Arima sedeva quieto su una poltrona nera, fascicoli aperti e fogli mischiati sulla scrivania di fronte a lui.
Un nome impresso dappertutto.

Akemi Ren.

24 anni, altezza 1.76, peso 52 kg, carnagione albina, occhi grigi come la nebbia e lunghi capelli bianchi.

Un tempo era stata la temuta cuore di pietra, un essere con abilità pari solamente a quelle di un individuo potente come il Gufo. Un essere sospeso a metà tra umani e ghoul in quanto a potenza e resistenza. Un essere mai visto prima e talmente interessante da far gola anche a un'organizzazione già forte e sviluppata come la CCG.

Data di cattura: 27 febbraio 2018.
Vice investigatrice dal 5 settembre 2021.

Era stato proprio lui, Kishou Arima, ad occuparsi di lei nel corso degli anni che avevano preceduto la sua nomina a vice investigatrice. Anni in cui si era impegnato a darle una nuova identità e farle assimilare operazioni matematiche e dati che le sarebbero senz'altro servite per il ruolo che avrebbe ricoperto. L'aveva preparata a diventare una vera e propria macchina anti-ghoul. Un arma che ben presto sarebbe diventata essenziale per la CCG.

Quel 22 dicembre si prospettava un giorno come tanti altri agli occhi dell'investigatore di classe speciale.

Si era alzato come sempre poco dopo l'alba, si era preparato ed aveva iniziato a lavorare sui casi di omicidio più recenti attribuiti ad attacchi di ghoul per poi incappare in uno strano caso che aveva avuto luogo nella ventesima circoscrizione.

Un giovane uomo sulla ventina era stato violentemente torturato e presentava segni di morsi, punture e tagli su tutto il corpo. Il suo nome era Hiroto Nagashi, ed era un comune studente universitario iscritto alla facoltà di scienze politiche. Nella sua biografia non c'era traccia di cose che avrebbero potuto suscitare una reazione tanto violenta da parte di un ghoul. Sembrava conducesse una vita a dir poco perfetta: voti alti, trofei sportivi e vittorie in gare matematiche. Forse quel giovane aveva attirato la sua attenzione proprio per la sua banalità.

Prese tra le mani il suo fascicolo e ne estrasse la foto, soffermandosi ad osservare i suoi lineamenti dolci e languidi e il sorriso impresso sul suo volto nella fotografia segnaletica. Un leggero brivido gli percorse la colonna vertebrale. Aveva qualcosa di maledettamente familiare.

Dopo aver sgomberato la scrivania dagli altri casi tirò fuori dal cassetto il raccoglitore contenente i dati su Akemi e si ritrovò a confrontare il ragazzo a quello che era il modello di vittima ideale di cuore di pietra prima della cattura – occhi scuri, capelli neri, altezza modesta, corporatura esile e intelligenza sopraffina.

Hiroto Nagashi combaciava perfettamente con quel profilo.

Si fermò, sparpagliò quei fogli per tutto il tavolo e cercò qualcosa che non corrispondesse. Non trovò nulla. Sembrava che Hiroto fosse l'ultimo dell'interminabile lista di vittime di Akemi. Anche la firma – il laccio nero lasciato che era stato stretto attorno al suo collo dopo l'aggressione – era la riproduzione perfetta della sua.

Prese un lungo respiro e riordinò il fascicolo del caso, lasciando fuori solamente i fogli rigurdanti Akemi. In quel momento la vice investigatrice stava probabilmente dormendo, chiusa con due giri di chiave nella stanza affianco a quella dell'investigatore di prima categoria Sasaki e tenuta sotto video sorveglianza da funzionari addetti. Non c'era alcun modo in cui sarebbe potuta scappare e la violenza era stata effettuata poche ore prima, nel corso della notte.

Scosse la testa, cercando di riflettere più lucidamente. Dal momento in cui era diventata Akemi Ren, cuore di pietra aveva completamente perso i ricordi di quella che era stata la sua vita nei 20 anni che stavano a monte. Nulla la legava più al suo maestro e istigatore, il Gufo. Aveva cessato di condurre una vita da ghoul, e al contrario più volte si era trovata schifata di fronte alle brutali aggressioni da parte di essi.

L'investigatore Arima iniziò a riflettere con più calma, cercando di affrontare con razionalità la situazione. Doveva trattarsi di una trappola, di qualche ghoul che si divertiva a imitare il suo comportamento con il solo fine di provocare una reazione contro Akemi da parte della CCG. Sistemò gli occhiali che nel frattempo gli erano scesi sulla punta del naso e intrecciò le dita sulla scrivania. Non gli avrebbe lasciato rovinare il lavoro meglio riuscito della sua carriera, la sua perfetta creazione.

Il caso che all'inizio gli era sembrato così semplice e banale aveva assunto un'inaspettata importanza. Ne avrebbe di sicuro discusso con la squadra Quinx alla riunione che si sarebbe svolta di lì a qualche ora e non si sarebbe dato pace fino a che il colpevole non fosse stato ucciso e dimenticato.

Le 7 di mattina suonarono poco dopo. In quei pochi momenti di riflessione gli sembrava che il tempo si fosse completamente bloccato.
L'uomo si alzò e mise ordine alla stanza immerso nel silenzio più completo.

La riunione periodica sarebbe cominciata solamente alle 9:00. Disponeva ancora di due ore per portare a termine tutti i preparativi.
Si sedette nuovamente e i suoi occhi vagarono fino a rimanere fissi sulle gocce di pioggia che rimbalzavano sul vetro della finestra. Il tempo non accennava alcun miglioramento.

Quel 22 dicembre ormai aveva preso una piega che non gli piaceva per niente. Una giornata che gli sarebbe piaciuto cancellare.

Per un attimo gli balenò di fronte l'immagine di Akemi, con i soliti abiti bianchi ed eleganti, gli occhi persi in qualcosa di indefinito e l'espressione assente. Gli sembrava quasi impossibile che un essere tanto controllato e razionale una volta avesse ucciso o anche solo ferito tante persone solo per il gusto di farlo.

Un ricordo gli sfrecciò davanti come una maestosa stella cadente e una parte di lui si sentì improvvisamente sollevata.
Prima che diventasse Akemi Ren, nessuno l'aveva mai vista sorridere. La sua storia, in fondo, non era poi tanto diversa da quella di Haise Sasaki.

Aprì nuovamente il cassetto da cui aveva estratto i registri e prese tra le mani la fotografia che le aveva fatto l'anno precedente, il primo giorno di primavera. Era stata quella la prima volta che l'aveva vista davvero felice.
Lo scatto la ritraeva nel mezzo del cortile esterno della CCG, gli occhi vuoti e le mani rivolte verso il cielo, il volto sorpreso, le guance arrossate e per finire un piccolo, impercettibile sorriso impresso sulle labbra. Il primo sorriso della sua vita.

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