Maya (parte 1)

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«Non saprei...» balbettò insicura.

«Dopotutto sono loro la tua famiglia, adesso.» continuò il signor Yoshimura.

«Sì. Sono loro la mia famiglia. Il signor Arima, la signorina Akira, i Quinx, Haise...»

Mentre parlava vedeva delinearsi di fronte a sé i loro volti, illuminati da una strana luce giallastra che rendeva il tutto più distante e drammatico.

L'uomo al suo fianco la allargò uno dei suoi sorrisi saggi e pazienti, comprendendo le sue emozioni contrastanti.

«Perché non li vai a trovare? Saranno preoccupati per te.» le chiese posandole una mano sulla spalla.

Si voltò verso di lui, sorpresa da quel contatto inaspettato.

«Non posso andarmene. Questa è la mia prigione.» sussurrò abbassando gli occhi impotente.

Il signor Yoshimura scosse la testa.

«Lascia che ti racconti una storia, Maya.»

«Va bene.» acconsentì.

«Un tempo, nella Ventesima circoscrizione c'era un locale molto famoso. A prima vista era un bar come molti altri, in cui si servivano pasticcini, panini e caffè di vario genere. Tuttavia, quel bar custodiva molti segreti. I suoi camerieri non erano umani comuni, ma ghoul. Vivevano in pace e in armonia, tenevano le loro identità segrete e si erano perfettamente integrati nella società. Le cose andavano per il meglio e nella Ventesima regnava la pace. Un giorno un nuovo ghoul entrò a far parte dei dipendenti. Era un ragazzo giovane, di circa la tua età. Tutti gli volevano un gran bene, sia gli altri dipendenti che i clienti. Le cose non avrebbero potuto andare meglio di così. O almeno, questo era quello che credevano...» fece una breve pausa, controllando che la giovane al suo fianco stesse seguendo il suo racconto. «Un giorno il ragazzo se ne andò in seguito a un incidente che gli era capitato. Non si sentiva più parte di quel locale e gli voltò le spalle. Qualche settimana dopo, il locale venne attaccato dalle Colombe, i dipendenti furono feriti e uccisi e l'edificio fu messo a fuoco. Di quella bellissima famiglia non rimase che polvere.»

Il suo volto si tinse di dolore e nostalgia. Era andata proprio così, quella volta.

«Maya, non voltare mai le spalle alla tua familgia. Non fare lo stesso errore di Kaneki.»

Kaneki... di nuovo quel nome speciale...

«Se fosse rimasto al fianco degli altri, nulla di tutto questo sarebbe successo. Non permettere alla tua paura di distruggere la tua famiglia.»

Il signor Yoshimura abbassò il capo e accarezzò i capelli di Akemi con l'affetto di un padre.

«Quel bar... era l'Anteiku, non è così?»

L'altro sorrise più intensamente.

«Maya, loro hanno ancora bisogno di te.»

«Sì... Hanno ancora bisogno di me.» ripeté guardando il cielo.

21:34:23.

La squadra Quinx era di ritorno da una missione di poco conto.

Haise aveva ucciso senza problemi il ghoul che era stato loro indicato, mentre gli altri avevano riportato ferite superificiali dallo scontro con i suoi seguaci.

La giornata stava volgendo al termine ed era passato molto tempo da quando avevano avuto notizie sul conto di Akemi. Nei giorni passati nessuno aveva potuto farle visita, nemmeno Haise o Akira.

Il signor Arima aveva detto loro di rimanere il più distante possibile da lei e loro non avevano potuto obiettare. Qualunque fosse la ragione della sua decisione, in quanto suoi inferiori non avevano voce in capitolo.

Dopo aver salutato i compagni, Haise si ritrovò in compagnia di Akira in salotto. Nessuno dei due sapeva bene cosa dire, così ci fu un lungo momento di silenzio, animato solamente dai lamenti di Saiko nella stanza affianco.

«Sono convinto che Saiko abbia appena perso a quel gioco che le piace tanto.» sorrise Haise, nascondendo il malessere di fondo.

«Immagino di sì. Arima l'ha detto anche a te?» domandò Arika incontrando i suoi occhi.

Haise scosse la testa.

«L'investigatore Kori Ui è andato a togliere l'orecchino ad Akemi per volontà del capo Yoshitoki. Ora lei non fa più parte della CCG.» spiegò con freddezza innaturale.

Haise scosse la testa. Non poteva essere vero. Akemi...

«Cosa succederà adesso?» chiese con il cuore palpitante.

«Nulla, per ora. La perdita di Akemi non è un evento a cui la CCG era impreparata. Era una vice investigatrice come tanti altri.» sospirò. «Mi dispiace, Haise. So che eravate legati.»

«Sì...» sussurrò nascondendosi fra i capelli.

Strinse le labbra, cercò di mantenere la calma e prese dei lunghi respiri. Sentire che Akemi era stata deposta era equivalente a dire che era morta.

In fondo, quando lavori per la CCG le due cose non sono poi così diverse.

Scosse il capo meccanicamente. Stava piangendo. L'aveva persa prima di riuscire a vederla sorridere. Non era riuscito a renderla felice.

«Io torno in ufficio. Voi riposatevi. Ve lo meritate dopo tutti i ghoul che avete affrontato in queste settimane.»

«Sì.» ripeté nuovamente.

Quella parola ormai era svuotata da qualunque significato. Un mantra ripetuto senza fine e senza fini.

Non passò molto che andò a stendersi a letto. Affondò la testa nel cuscino, sofferente e frustrato.

Akemi era come lui, una ragazza a cui era stata strappata la vita di prima per finire ad essere una macchina anti-ghoul sotto le direttive della CCG. La loro non era stata una scelta, ma un percorso obbligato.

Nel suo caso, Haise aveva raggiunto una nuova felicità, uno stato di pace in cui aveva amici di cui potersi fidare ciecamente. Akemi invece era sola. Completamente sola. Era proprio un automa, un complesso di dati e ingranaggi che non sa nulla del mondo.

Avrebbe voluto renderla felice. Vederla sorridere.

Promesse gettate al vento. La CCG non avrebbe perso tempo a sbarazzarsi di lei. In fondo, la sua era un'esistenza legata a un filo. Quando non sarebbe stata più utile sarebbe stata eliminata. E quel momento, purtroppo, era arrivato prima del previsto.

Moonshine | Tokyo Ghoul :reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora