25 dicembre.
05:33:25.Era una giornata tetra e fredda molto diversa dalle precedenti. Delle pesanti nuvole grigie ricoprivano il cielo come un manto uniforme e lampi continui rigavano l'orizzonte, illuminando ogni cosa per qualche attimo. Il vento soffiava forte e portava via le ultime foglie degli alberi del cortile interno della CCG. Sembrava proprio che stesse per scoppiare un forte temporale destinato a durare ore.
Akemi si preparò ad uscire dalla sua stanza con indosso una mise più adatta possibile al clima rigido dell'inverno – una camicia bianco sporco, un paio di pantaloni grigio chiaro e una giacca di una tonalità leggermente più scura, le cui spalline preformate aderivano perfettamente alle sue curve e che le donavano il suo solito aspetto impeccabile. Ai piedi portava un paio di scarpe chiuse a punta arrotondata, mentre al collo una piccola sciarpa di tessuto pregiato in tinta con la camicia, priva di qualsiasi ricamo.
Si avvicinò alla porta della sua stanza e sbloccò la serratura prestando attenzione a non fare il minimo rumore. A quell'ora solitamente la squadra Quinx era ancora a riposo e lei non aveva intenzione di disturbarla prima del necessario.
Raccolse un ombrello dall'appendiabiti e si avviò in direzione del portoncino d'ingresso, ma prima di uscire si arrestò di colpo con la mano fissa sulla maniglia.
«Akemi.» la richiamò una voce dolce e sorpresa.
Haise Sasaki si trovava a un paio di metri da lei, sulla soglia della sua camera, con indosso una maglietta sgualcita e un paio di pantaloncini corti. I suoi occhi brillavano nella penombra della stanza come due piccole gemme cristalline alla luce del sole.
Akemi si voltò nella sua direzione con la solita espressione piana e si inchinò in segno di rispetto.
«Buon Natale.»
Le rivolse un sorriso meraviglioso che gli riempiva il volto, aspettandosi le stesse parole di ritorno.
Buon... Natale. Natale...
Akemi rimase lì, immobile, con lo sguardo perso nel vuoto e un'inspiegabile sensazione di calore che le attraversava il corpo. Nella sua breve seconda vita non aveva mai festeggiato il Natale e non aveva la minima idea di come comportarsi.
«Natale?» domandò incerta, cercando di ricordare cosa fosse successo il Natale degli anni precedenti.
«Sì, Natale. Oggi è il 25 dicembre. È una festività che viene dal mondo cristiano, no? Si dice che il figlio di Dio sia nato in questa data. La festa da noi ha un significato diverso. È diventata una specie di tradizione per scambiarsi dei regali fra amici.» le spiegò avvicinandosi con un andamento rilassato.
Akemi annuì silenziosa.
Era perfettamente a conoscenza di quelle cose, ma non aveva mai pensato che nella sua vita avrebbe avuto l'occasione di partecipare ai festeggiamenti previsti per quella data. In fondo, per lei il 25 dicembre era un giorno come gli altri. Un arco di 24 ore a cui adempiere ai propri doveri.
«Credo di avere il tuo regalo nella mia stanza. Ora te lo porto. Aspettami qui.» continuò Haise per poi rientrare da dov'era uscito poco prima.
Tornò poco dopo. Reggeva tra le mani una piccola scatola incartata con precisione e chiusa con un fiocco bianco come la neve.
«Ecco. Il tuo regalo di Natale.»
Le sorrise nuovamente e le porse il pacchetto.
Akemi staccò il palmo dalla maniglia e lasciò cadere l'ombrello a terra, rapita dalla comparsa di quel piccolo oggetto misterioso.Era la prima volta che le veniva fatto un regalo di Natale. Anzi, a dire la verità, era il suo primo regalo dopo la quinque che le era stata donata dal signor Mado per la sua nomina a investigatrice di prima classe.
Avvicinò insicura la mano sinistra al fiocco e lo sciolse, lasciando che il laccio finisse a terra. Per quale motivo Haise non le aveva detto ciò che conteneva all'interno? La sorpresa faceva forse parte delle tipice tradizioni natalizie riguardanti il regalo?
«Grazie.» mormorò mantenendo basso lo sguardo.
Haise batté gli occhi, sorpreso dal fatto che Akemi lo avesse accettato senza chiedere nulla. Anche per lui quello era solo il secondo Natale dopo la perdita della memoria, tuttavia avvertiva una forte familiarità con quella festa.
In quell'istante un fremito lo percorse. Per quanto le loro storie fossero simili, Akemi era totalmente diversa da lui. Gli sembrava così sola, catapultata in un mondo che non le apparteneva. Lui non l'aveva mai vista sorridere da quando l'aveva conosciuta. In che modo avrebbe potuto renderla felice?«Grazie, Haise.» ripeté all'improvviso.
Akemi aprì la scatola e ne estrasse una piccola collana d'argento con un cristallo azzurrino della grandezza di un osso di ciliegia. Rimase qualche istante a guardarlo, poi lo sollevò e venne catturata dal riflesso arcobaleno della luce che produceva.
«Cosa... devo fare con questa?» balbettò insicura abbassando nuovamente la collana, estranea alla situazione di difficoltà e imbarazzo in cui si era ritrovata.
«Avanti, indossala. Sono sicuro che ti starà benissimo.» la incitò Haise con un sussurro più dolce.
L'altra fece come richiesto. Slacciò la sciarpa che aveva al collo e lasciò che il giovane la legasse per lei.
Prima di procedere Haise si fermò a guardarla. Akemi quella mattina era davvero bellissima. Forse erano i vestiti, forse il fatto che avesse accettato quel nuovo accessorio, forse quella sua solita espressione confusa – qualsiasi fosse il motivo, il cuore di Haise palpitò più forte. Era una fanciulla dalla bellezza pari solamente a quella di una bambola di porcellana a regola d'arte del secolo passato.
«Dove vuoi andare con questo tempo?»
Le posò le mani sulle spalle divertito.
«Hiroto Nagashi. Ci sono novità sul caso.»
Haise si ritrasse lentamente. Nulla era in grado di sminuire il suo forte senso di giustizia, nemmeno il Natale. Sorrise di nuovo.
«La squadra sarà pronta per le dieci.»
«Sarò di ritorno prima delle nove.»
Si salutarono.
Akemi raccolse l'ombrello, poi uscì a passo svelto dagli appartamenti loro riservati e si gettò nel lungo corridoio che li divideva dal quartier generale della CCG. Il signor Arima la stava sicuramente aspettando.
Haise fece ritorno alla sua camera e si stese sul letto a guardare il soffitto, le immagini di pochi attimi prima proiettate tutt'intorno a lui.
Era vero. Akemi era sola, persa, distante, e forse non c'era davvero nulla che lui o i suoi compagni potessero fare per provare a farla stare meglio.Sospirò. Si trovò di nuovo a riflettere sul giorno dello scontro con l'albero di Aogiri, all'ultima volta che aveva visto risplendere di verde gli occhi di Akemi.
«Haise, tu e Urie tornate ad aiutare Mutsuki. Black Rabbit è mio.»
«Sì. Sii prudente.» le aveva risposto.
Una risposta così stupida e meccanica. Magari se le avesse detto di non perdere le cose sarebbero andate diversamente.
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Moonshine | Tokyo Ghoul :re
Hayran Kurgu[ Tokyo Ghoul :re ] Akemi Ren è una giovane donna dalle capacità straordinarie, un essere sospeso a metà tra il mondo dei ghoul e quello degli umani. Dopo essere stata catturata dalla CCG le vengono date una nuova identità e una missione: uccidere i...