Siamo io, mia madre e Murdoc in bagno, mentre mio padre è fuori che sta scaricando le valigie dalla macchina.
Abbiamo passato tutto il pomeriggio a medicare il ragazzo che abbiamo trovato in strada.
Mia madre ha fatto del suo meglio, ma il naso del ragazzo non finisce più di sanguinare.《Senti, Murdoc... Ti va di raccontarci cosa ti è successo? Potremmo denunciare tuo padre, se vuoi-》mia madre non riesce a finire la frase che il ragazzo la interrompe subito. 《No, grazie signora... mio padre è fatto così e non cambierà mai... ha troppi debiti a causa dei suoi vizi e non penso che una denuncia ci possa aiutare... grazie comunque...》 risponde il ragazzo, continuando a premere il fazzoletto sul suo naso ancora sanguinante.
Mia madre decide di non riprendere più il discorso, continuando a medicare il ragazzo con del cotone imbevuto nel disinfettante verde.《Tesoro! C'è lo zio Tom al telefono...!》ad un tratto, mio padre chiama mia madre dal piano inferiore. Così, la donna lascia la stanza.
Ora siamo io e lui da soli.
Continuo a gurardare Murdoc con occhi curiosi. Vorrei fargli un mucchio di domande ma la mia timidezza mi blocca.
《Senti... Non è che per caso hai una sigaretta?》 ad un tratto, Murdoc mi pone una domanda. 《Uhm... mio padre fuma i sigari ma delle sigarette non ne ho, mi dispiace...》 gli rispondo in modo insicuro. Il ragazzo annuisce, facendo spallucce. Poi, decide di alzarsi, con fatica, ma si alza. 《Aspetta...》 gli dico, andando verso di lui per dargli una mano, ma il ragazzo mi ferma subito, impedendomi di raggiungerlo. 《No. Ce la faccio da solo... voi avete fatto anche troppo per me...》 mi risponde.
《O-ok...》 dico lasciandolo andare, ritraendo le braccia verso il mio petto. Così, Murdoc esce dalla stanza lasciandomi solo.
Mentre ripenso a quello che abbiamo fatto io e mia madre per medicarlo, butto lo sguardo per terra, notando che c'è un accendino sul pavimento. Appena lo noto, mi abbasso e lo afferro con le mie mani. Osservandolo meglio, noto che su di un lato c'è una scritta "S. Niccals". Molto probabilmente, è l'accendino di Murdoc.
Di corsa, esco dal bagno, iniziando a cercare il ragazzo per ridargli ciò che è suo. Appena apro la porta, noto la figura di Murdoc accasciata per terra, nel bel mezzo del corridoio, che si tiene la testa fra le mani. Appena vedo quella scena, mi inizio a preoccupare. Lo raggiungo, chinandomi per cercare di aiutarlo. 《Murdoc..? Che hai..?》gli chiedo, mentre gli appoggio una mano su di una spalla. Lui non mi risponde. Noto che ha gli occhi chiusi e sta stringendo i denti. 《Emicrania... mi sta uccidendo...》 sussurra, continuando a tenersi la testa fra le mani. 《Vieni, ti porto in camera mia... devi riposare...》 dico, cercando di aiutarlo per farlo alzare. E il ragazzo, questa volta, si lascia aiutare dal sottoscritto.Lentamente, entrambi arriviamo in camera mia.
Appoggio delicatamente il ragazzo sul mio letto, cercando di fargli meno male possibile. 《Hai qualcosa per il mal di testa.. Stuart?》 mi chiede il ragazzo, sistemandosi sul mio letto. Appena sento che pronuncia il mio nome, il mio corpo si blocca per qualche secondo. Cercando di reagire, vado alla ricerca delle mie pillole di antidolorifici. Appena trovo il barattolo arancione, glielo porgo. Il ragazzo afferra il contenitore, ringraziandomi. Velocemente, apre il barattolo e ingoia due pillole, senza nemmeno un goccio d'acqua. 《Anche io ne soffro molto spesso...》 dico, cercando di spezzare questo silenzio imbarazzante che ora domina la scena. Murdoc, lasciandosi andare sul mio materasso, lo vedo che inizia a rilassarsi. Poi, si addormenta in men che non si dica.
Guardandolo dormire, mi fa pensare che forse è meglio se lo lascio in pace.
Lentamente, mi avvicino alla porta della mia stanza per uscire. Una volta fuori, nella mia testa ci sono troppi pensieri su quello che è appena successo che quasi mi fanno cadere in una delle mie solite emicranie.
《STUART! VIENIMI A DARE UNA MANO, PER FAVORE!》urla mio padre dal piano inferiore. Scuotendo la testa per ritornare alla triste realtà, decido di raggiungere l'uomo per aiutarlo. 《Eccomi...》dico, uscendo in giardino. Mio padre, appena mi vede arrivare, mi passa immediatamente due valigie pesantissime. 《Lui come sta?》mi chiede, mentre entrambi iniziamo ad incamminarci verso casa, per portare in salotto le valigie. 《Si chiama Murdoc, papà... e comunque sta bene... io e la mamma lo abbiamo medicato il meglio possibile...》rispondo, con un tono di voce un po' infastidito. 《Ok, bene...》ribatte mio padre, appoggiando le valigie sulla moquette del salotto. 《Papà...》dico, incrociando le braccia. 《Che c'è?》mi risponde lui, cercando di fare l'innocente.《Perché devi pensare sempre male di qualsiasi persona, eh?》gli chiedo, seguendolo a passo svelto, in giardino. Lui, fermandosi davanti al baule dell'auto, mi risponde:《lo sai benissimo perché sono così duro con la gente che non conosco, Stuart... Non mi voglio far fregare un'altra volta...》. La solita storia: tanto tempo fa, quando era ancora un'adolescente, anche mio padre trovò un ragazzo bisognoso.
Penso che questo ragazzo, si chiamasse Peter. Anche lui era come Murdoc: senza un posto dove stare. Ma lui non era stato sfrattato di casa, a lui erano morti i genitori in un incidente, o così diceva, ma poi, quando entrambi divennero grandi amici, il loro rapporto si interruppe a causa del comportamento di Peter: egli derubò mio padre e i miei nonni, di tutto quello che avevano in casa. Da quel giorno, mio padre non si fida di nessuno, dubita su qualsiasi persona, spesso anche su mia madre.《Papà... Murdoc non è come Peter... lui è diverso...》ribatto, prendendo fra le mani altre due valigie. 《Va bene, Stuart. Se vuoi prenderti le tue responsabilità, sei libero di farlo, ma sappi che se lui si comporterà come fece Peter con me, uomo avvisato, mezzo salvato...》conclude mio padre, puntandomi il dito indice contro.
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Call Me By Your Name ~Studoc Fanfiction// Gorillaz
FanfictionUn ragazzo di soli sedici anni si ritrova con un inaspettato sentimento, mai provato prima: amore per un altro ragazzo: un vagabondo di vent'anni. La famiglia non aiuta ma solo quella particolare "amicizia" con il più grande, lo distoglie dalla real...