25. Il verdetto

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Appena usciamo dalla grande sala, inizio a cercare con gli occhi Murdoc. In mezzo alla fitta gente che c'è, cerco di scivolare fra le giacche eleganti e le camicette a fiorellini di lino. Ma di Murdoc nessuna traccia. Ad un certo punto, nel bel mezzo della mia ricerca, vengo strattonato. Mi giro velocemente per vedere chi sia ed è lui: Murdoc. Appena lo vedo, quasi non ci credo, inizio a pensare che sia un'allucinazione. 《M-murdoc...?》
《Seguimi...》 mi dice, facendo segno di rimanere in silenzio. Io faccio come mi dice, iniziando a seguirlo. Arriviamo alla porta principale dell'edificio, Murdoc la apre e così usciamo all'aria aperta. 《Ho bisogno di aria pulita, non avevo più voglia di respirare la stessa aria che quegli omofobi stavano inspirando ed espirando là dentro.》dice spostandosi i capelli dalla fronte. Io lo guardo e sorrido. Lui fa lo stesso. 《Ehi, senti... dicevi sul serio prima?》mi chiede. Io rimango perplesso. 《Vuoi veramente passare il resto della tua vita insieme a me?》ribadisce Murdoc avvicinandosi a me. Abbassando lo sguardo, arrossisco lievemente. 《Sì... dicevo sul serio... l'ho sempre pensato fin dal primo giorno in cui ci siamo conosciuti... scusa se ti ho messo in imbarazzo davanti a tuo fratello...》dico, cercando di non alzare gli occhi verso di lui. 《Avanti, Stu... non dire così, tu non mi hai messo in imbarazzo, anzi... mi hai aiutato moltissimo durante il processo, e hai avuto più coraggio di me a fare il tuo coming-out davanti a tutti. Io non ci sarei mai riuscito.》dice, sfiorandomi la mano con la sua. Alzando gli occhi, i nostri sguardi s'incrociano. 《Beh, grazie...》dico con voce timida. 《Sai, pensavo di non rivederti mai più e invece, eccoti qui...》avvicinandosi ancora di più a me, mi prende entrambe le mani. 《Anche io, ho avuto paura di perderti per sempre Murdoc... e senza di te io non riesco a stare...》Murdoc mi sorride. 《Ti amo.》ad un tratto, quelle due semplici parole pronunciate dal più grande, mi lasciano senza fiato per qualche istante. Poi, le nostre labbra si uniscono ma per poco.
《Ragazzi, il verdetto è arrivato.》un segretario del giudice ci viene a chiamare. Staccandoci immediatamente, ci voltiamo verso il ragazzo. Sembra essere indifferente a quello che stavamo facendo e con nonchalance, se ne torna dentro l'edificio. Io e Murdoc ridiamo leggermente per quello che è appena successo poi, tenendoci per mano, rientriamo nella grande sala.
Quasi come se fossimo pronti alla morte certa, entrambi ci rimettiamo ai nostri posti senza esitare troppo, continuando a tenere sguardi seri ed impassibili. Io seduto di fianco a mia madre mentre Murdoc di fianco al suo avvocato.
Dopo un paio di minuti, il giudice ritorna a sedersi sulla sua poltrona, mentre un componente della giuria allunga la busta del verdetto al magistrato. Durante tutta questa "fase preparatoria" alla nostra condanna, l'ansia è ormai padrona del mio corpo. Poi, il giudice decide di aprire la busta e leggere il suo contenuto.
《Come stabilito dalla nostra costituzione, l'essere umano è esente da qualsiasi forma di razzismo. Non dev'essere giudicato in base alle sue scelte religiose, culturali e anche sessuali. Per questo, la giuria ha dichiarato che il Signor Tusspot ha discriminato un comportamento omosessuale che riguarda la sua prole e quella della famiglia Niccals. Inoltre, la vittima non è stata abusata né maltrattata dal Signorino Niccals Murdoc, ma bensì dal suo stesso padre. In conclusione, il verdetto è il seguente: due mesi di servizi sociali per il signorino Niccals in modo da pulire la propria fedina penale, e due anni di libertà vigilata per il signor Tusspot, accusato di maltrattamenti nei confronti del figlio. Se si dovesse conseguire un episodio di violenza domestica, Signor Tusspot: lei rischia di perdere suo figlio e sua moglie, in quanto verranno allontanati da lei immediatamente senza alcuna possibilità di rivedere entrambi.
Detto ciò, il caso è ufficialmente chiuso.》con tre sbattute di martelletto, il giudice mette fine al processo. Io e Murdoc siamo felicissimi, quasi come se avessimo vinto all'otto. Mentre mia madre e mio padre sono seri, con gli occhi persi. Girandomi verso mia mamma, noto parecchia infelicità nel suo sguardo, tanto da catturare a pieno la mia attenzione.《Mamma...》dico avvicinandomi alla donna.《Stuart... ti prego, come tu ami Murdoc devi capire che anche io ho amato e amo tutt'ora l'uomo che ho sposato. Ti prego, non compromettere il nostro matrimonio. Io amo tuo padre e lui fa lo stesso con me, ma anche con te. Ricorda che lui non lo ha fatto per impedirti di essere felice ma solo per proteggerti. Noi vogliamo tutto il bene del mondo per te e vogliamo anche che tu sia felice, papà ha agito così solo perché aveva paura...》《Paura..?》chiedo perplesso. 《Sì, tesoro... paura di perderti...》la donna conclude il suo discorso asciugandosi una lacrima che sta scendendo lungo la sua guancia sinistra. Ma le parole che mi ha appena detto, mi fanno riflettere.


-ANGOLO AUTRICE-

Scusate il ritardo ma sto leggendo parecchio in questo ultimo periodo per riuscire a scrivere meglio qui sopra. Uso la lettura come esercizio personale perché mi era venuto un periodo del cosiddetto "blocco dello scrittore" e mi dispiaceva lasciare questa storia incompleta...
Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto! 😁

Call Me By Your Name ~Studoc Fanfiction// GorillazDove le storie prendono vita. Scoprilo ora