18. Paura

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Ormai sono già passate le quattro del pomeriggio e di Murdoc non si sa niente. Prima di uscire di casa, mi ha detto di rimanere in camera sua, di non aprire a nessuno, nemmeno a suo fratello. Che suo fratello sia così violento da fare venire l'ansia a Murdoc stesso? Hannibal non lo conosco bene, ma già dal primo giorno in cui ci siamo visti, cioè quando mi ha "rapito" dal marciapiedi, non mi è sembrata una persona socievole.
Ad un tratto, sento che qualcuno suona alla porta di casa. Forse è Murdoc, penso. 《Ehy!!! I miei amici!》sento urlare dal piano inferiore. Apro lentamente la porta della stanza per capire chi sia.

《No, mi dispiace... io non ho visto nessun ragazzino con i capelli blu aggirarsi da queste parti... la saluto, agente.》

《Signor Niccals, guardi che se ci sta raccontando delle falsità, può essere anche sbattuto dentro senza un mandato...》

《Ahah, già... me l'avevate già detto un po' di tempo fa, comunque io racconto solo le "falsità" a mio fratello, può stare tranquillo... ora devo andare, agente.》

Hannibal chiude violentemente la porta, poi va alla finestra cercando di guardare se la polizia se ne è già andata dal suo cortile. Appena nota che l'auto nera è lontana abbastanza da casa sua, sento i suoi passi pesanti che si avvicinano alla mia stanza. Appena sento quei tonfi rimbombare in tutta casa, chiudo immediatamente a chiave la porta di camera di Murdoc. Inizio a sudare freddo, mi allontano subito dalla porta, andandomi a riparare sotto al letto che c'è nella stanza. 《Senti, pidocchio! Non voglio avere problemi in causa mia, hai capito?!》lo sento urlare dal corridoio, mentre cerca di aprire la porta, continuando a spingere la maniglia su e giù. Io non rispondo, resto in silenzio, continuando a guardare con occhi sgranati la maniglia della porta che non smette di muoversi un secondo. 《LO SO CHE SEI LÌ DENTRO, STUPIDO MOCCIOSO! VEDI DI NON FARTI VEDERE IN GIRO IN QUESTO QUARTIERE MERDOSO, ALTRIMENTI SARANNO GUAI SERI PER TE E PER QUEL COGLIONE DI MIO FRATELLO, HAI CAPITO?!》la voce di Hannibal mi invade i timpani in modo fastidioso. Tremando dalla paura, mi porto i palmi delle mani alle orecchie, cercando di estraniare la voce del ragazzo. Poi, c'è un momento di pausa.
Lentamente, scopro le mie orecchie e la voce di Hannibal non c'è più. La maniglia della porta ha smesso di tremare e, finalmente il silenzio ha ripreso a farsi sentire.

Sento in lontananza i passi pesanti di Hannibal che si allontanano dalla mia stanza, ritornando al piano di sotto.
Prima di uscire allo scoperto però, rifletto su ciò che è appena accaduto. Molto probabilmente, mio padre ha sporto denuncia per il mio smarrimento, e questo vuol dire che io non posso più uscire di casa.

- Lo odio...-

Penso, continuando a tremare, un po' per la paura e un po' per la rabbia nei confronti di mio padre.


[.......]

《Sono a casa...!》finalmente, quella voce che volevo sentire, è tornata. In men che non si dica, appena sento quei suoi passi, diversi da quelli di Hannibal, arrivare davanti alla porta della stanza, mi butto sulla maniglia di questa.
《Oh Murdoc...》dico con voce singhiozzante. 《Ehy... ma che è successo..?》mi chiede il ragazzo, facendo fatica a capire cosa mi stia prendendo. Passo dopo passo, continuando a restare aggrappato al suo collo a mo' di koala, entrambi arriviamo al centro della stanza.《Dei poliziotti stanno girando per il vostro quartiere... hanno suonato alla porta di casa chiedendo a tuo fratello se mi avevano visto... molto probabilmente, i miei hanno sporto denuncia per la mia sparizione...》dico, iniziando a far scendere delle lacrime tiepide, lungo le mie guance pallide. 《Ho paura Murdoc... io non voglio tornare a casa dai miei... io voglio stare qui...》concludo singhiozzando. 《Stuart, finché sarai qui, nessuno ti toccherà, puoi stare tranquillo... ma dobbiamo restare qui dentro, non possiamo più uscire, altrimenti ti riconosceranno...》riflette Murdoc. Le sue mani poi, si vanno a posare sulla mia schiena, abbracciandomi in modo affettuoso. 《Finalmente sei qui...》dico con voce sottile, asciugandomi con le mani, gli occhi. 《Ehy, adesso basta piangere... perché non iniziamo a leggere il tuo libro nuovo, ti va?》mi domanda Murdoc, staccandosi dall'abbraccio. Io annuisco, continuando a tenere lo sguardo basso ma, non appena lo alzo, noto qualcosa di strano sul volto del più grande. 《Murdoc... ma quelle sono ferite?》gli chiedo, puntando gli occhi sul suo zigomo destro e sul suo naso. Murdoc non mi risponde subito e, cambiando espressione, mi inizia a fissare. 《Non è niente... ho avuto da dire con della gente, ma è andata peggio a loro...》mi risponde con voce tutta d'un pezzo. 《Hai bisogno di disinfettarle però... vieni, andiamo in bagno...》delicatamente, gli prendo la mano per portarlo con me verso la toilette. Appena siamo nella stanza, Murdoc prende fuori un po' di cotone idrofilo, dei cerotti e dell'acqua ossigenata. Come mia madre mi ha insegnato, imbevo dei piccoli pezzi di cotone nell'acqua ossigenata e inizio a tamponarli sulle ferite del più grande. Murdoc resta seduto sul water, arricciando la bocca e strizzando gli occhi ogni volta che gli sfioro la ferita col cotone. 《T-ti fa male...?》chiedo in modo indeciso. 《Brucia un pochino...》Mi risponde, continuando a tenere gli occhi chiusi. In silenzio, riprendo a disinfettare le sue ferite; una volta ripulite dal sangue poi, prendendo due cerotti dalla scatolina, glieli vado a posare sui due tagli. 《Ecco... ho finito...》
Murdoc apre gli occhi, riflettendo la sua immagine nello specchio della stanza. 《Grazie Stu...》Mi dice, lasciandomi un soffice bacio sulla guancia destra. Arrossendo, gli sorrido in modo imbarazzato. Poi, avvicinandosi al mio orecchio destro, Murdoc sussurra con voce calda: 《Dai, ora torniamo in camera... io vado a prendere il vino.>>

Io annuisco, continuando a guardare il pavimento.

- Finalmente è arrivato il momento di insistere...-

Call Me By Your Name ~Studoc Fanfiction// GorillazDove le storie prendono vita. Scoprilo ora