16. Stuart

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Apro gli occhi.
La luce bianca del sole illumina la stanza.
Sia io che Murdoc, siamo stesi sul letto, ma quella luce infastidisce il mio sonno, facendomi aprire gli occhi.
Sbadigliando, mi guardo attorno. Osservo i nostri corpi, entrambi nudi su questo materasso male odorante; le coperte nere ci avvolgono leggermente, nascondendo la nostra intimità; il braccio sinistro di Murdoc, invece, è ben avvinghiato al mio collo, impedendomi di fare qualsiasi movimento. Appena noto la scena che mi circonda, traggo una conclusione: questa notte, io e lui l'abbiamo... fatto.
Spalancando gli occhi, mi alzo sui gomiti. Puntando gli occhi fuori dalla finestra, la mia testa inizia a riempirsi di domande, tutte senza risposta. Ad un tratto, sento una mano che mi accarezza il viso delicatamente. 《Buongiorno...》con voce assonnata, Murdoc si sveglia, continuando ad accarezzarmi una guancia. Appena sento il suo saluto, mi volto verso di lui. Con occhi sgranati, lo guardo quasi come se avessi appena visto un fantasma. Murdoc mi sorride, ma non capisce per quale motivo io sia sorpreso. 《C-ciao...》ribatto, con voce impacciata. Murdoc si alza sui gomiti anche lui, per potersi avvicinare di più al mio viso. 《Abbiamo passato una nottata splendida...》mi sussurra all'orecchio con tono di voce sensuale. Appena fa ciò, la mia pelle si contrae del tutto, facendomi partire dei brividi pazzeschi, da capo a piedi. 《G-già...》dico sempre in modo indeciso. Murdoc però, sembra notare qualcosa di strano in me. Si allontana dal mio collo, iniziandomi a fissare le pupille. A quel punto, inizio a sudare freddo. Non mi ricordo assolutamente niente di quello che è successo sta notte, ora ho paura.

《Tutto bene..?》mi chiede il più grande, cercando una spiegazione al mio comportamento strano.
《S-sì, credo...》rispondo in modo schivo, abbassando lo sguardo. Velocemente, mi alzo dal materasso, andando in cerca dei miei vestiti abbandonati a sè stessi, sul pavimento freddo della stanza. Murdoc continua a guardarmi stando sul suo letto, ma non capisce per quale motivo io mi stia impanicando.
Appena mi avvicino alla maniglia della porta, vengo trattenuto dalla mano di Murdoc che, con uno scatto felino, mi avvinghia il polso. 《Stuart... aspetta.》mi dice con voce seria. Alzando gli occhi, mi immobilizzo di fronte ai suoi occhi neri pece. 《Usciamo... andiamo a fare un giro...》dico, facendo fatica a trattenere la calma. La mia affermazione però, non era un semplice invito ad uscire, la mia affermazione era una specie di richiesta d'aiuto. Ho bisogno di riflettere, ho bisogno di ricordare.

Murdoc mi lascia il polso, continuando a guardarmi dall'alto verso il basso. Mi annuisce con freddezza e, appena colgo il suo consenso, esco dalla stanza per andare verso il bagno del piano superiore della casa. Murdoc invece, rimane nella sua camera.

Dopo essermi rivestito, esco dal bagno, tornando verso la stanza del più grande.

*Knok knok*

《Posso entrare...?》chiedo prima di girare la maniglia della porta. Da dentro la stanza, si sente un borbottio poi dei passi. Ad un tratto, la porta della stanza di Murdoc, si apre bruscamente davanti a me. 《Senti, non userai mica quello che abbiamo fatto, contro di me, vero?》mi punta il dito contro, mentre ringhia in modo cupo. 《N-no, Murdoc... Non farei mai una cosa del genere...》rispondo con voce sottile, inghiottito dall'ombra del più grande. 《Mh, bene...》ribatte Murdoc, continuando a tenere un'espressione seria sul volto.
Con quella sua domanda, mi ha fatto capire che con lui non si scherza o che ha paura di essere scoperto da qualcuno? E se magari quel qualcuno, potesse essere suo fratello? Se suo fratello scoprisse questo suo lato "strano" per la società di adesso, magari lo cacerebbe di casa. Ma l'unica cosa che so adesso, è che non voglio rovinare il nostro rapporto per una sciocchezza del genere.

Prendo il mio zaino, mi infilo il giubotto e poi le scarpe. Entrambi usciamo dalla casa di Hannibal Niccals, il fratello di Murdoc, mentre il sole decide di illuminare il quartiere in cui siamo, nonostante stia cadendo una fitta nebbia umida che ti penetra nelle ossa.

《Allora, mi volevi parlare di qualcosa?》la domanda di Murdoc mi colpisce, vuole arrivare dritto al sodo. Intrecciando le dita per l'ansia, decido di parlare. 《Riguardo a 'sta notte... Non mi ricordo nulla, non riesco a ricordare come è stato mentre lo facevamo... mi sembra di aver preso una botta in testa e di aver dimenticato tutto in un millesimo di secondo e-》non riesco a finire la frase che Murdoc mi interrompe subito. 《Scusa ma... noi questa notte non lo abbiamo fatto... mi sei caduto addosso mentre ci stavamo baciando, eri cotto come una pera》ridacchia il più grande, continuando a tenere le mani nelle tasche del suo giaccone color nocciola. Io arrossisco non appena mi rendo conto della gaf che ho appena fatto. 《O-oh... ora è tutto più chiaro...》rifletto, puntando lo sguardo sul marciapiedi che stiamo percorrendo.

《Andiamo, Stu. Me lo avevi detto che non ti sentivi pronto, per questo non ho voluto insistere》

Invece lo dovevi fare, dovevi insistere e io ti avrei detto . Forse ti avrei chiesto di non farmi male, ma magari volevo dire fammi tutto il male che vuoi, possiedimi.

《Non volevi insistere..?》la mia ripetizione mi è uscita con un tono quasi interrogativo. Murdoc mi guarda, mentre io non ricambio. 《Certo, solo quando me lo chiederai tu, insisterò.》la sua affermazione mi da un senso di sollievo che quasi mi fa distendere i nervi. A questo punto sono io che ho in mano la situazione, ora sono io quello che decide cosa fare di noi due. Una sensazione stupenda.

《Oh, guarda. C'è l'arcobaleno.》Murdoc punta il dito indice verso l'arco colorato che sbuca fuori da due nuvole perfettamente bianche.
《Rifrazione della luce solare attraverso le goccioline d'acqua della condensa di cui le nuvole sono fatte...》dico con tono serio, alzando lo sguardo verso il cielo. 《C'è qualcosa che non sai, Stu?》la domanda del più grande mi fa riflettere. Cresciuto in un ambito letterario/scientifico, sapevo anche troppo. Mia madre è una professoressa universitaria, tutti i libri che ha in casa arrivano dal suo corso scientifico in cui lavora. 《Io non so proprio niente... se solo sapessi quanto poco so delle cose che contano davvero, Murdoc...》sospiro, rimettendo le mani in tasca. Il più grande mi guarda con sguardo interrogativo.

《E quali sarebbero queste cose che contano per te, sentiamo?》

《Lo sai di cosa sto parlando...》

Silenzio.

《Perché mi dici questo, Stuart?》

《Perché pensavo che dovessi saperlo... Perché pensavo...che dovessi saperlo... Perché... pensavo che... dovessi saperlo...》ripeto con voce sempre più soffocata.
Murdoc ed io ci fermiamo, uno davanti all'altro.

《E perché proprio io, Stuart?》

《Perché voglio che tu lo sappia!》esclamo con voce forzata. 《Perché non potrei dirlo a nessun altro, se non a te.》

Call Me By Your Name ~Studoc Fanfiction// GorillazDove le storie prendono vita. Scoprilo ora