11. Jimmy Tuspot: un uomo atroce

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Il ragazzo si stacca dalle mie labbra, aprendo lentamente gli occhi. I nostri visi sono rossi, mentre i nostri fiati si mischiano l'uno con l'altro.
Quello che è appena successo mi ha lasciato di stucco: non so più che fare.
《S-scusami... Non avrei dovuto farlo...》sussurra Murdoc, allontanandosi da me. 《No! Aspetta...》lo fermo, trattenendolo da un braccio. Murdoc prima guarda la mia mano che imprigiona il suo polso, poi alza gli occhi verso il mio viso e, lentamente, scivolo di nuovo di fianco a lui. Murdoc, abbassando lo sguardo sulle mie labbra, rimane fermo per vedere cosa decido di fare. Ma, senza pensarci due volte, mi butto nuovamente a capofitto sulle sue labbra. Questa volta il bacio dura più di qualche istante, diventando un bacio passionale.
Sento le mani del ragazzo che mi avvolgono il collo, mentre io continuo a tenere i suoi fianchi ossuti. Poi, sempre ad occhi chiusi, entrambi ci stacchiamo per riprendere fiato. Sia io che lui, con respiro affannoso, rimaniamo fronte contro fronte per qualche minuto.
Aprendo lentamente gli occhi, noto l'espressione del più grande. 《Murdoc...》sussurro, alzando una mano in direzione della sua guancia. Murdoc, apre gli occhi e mi sorride. 《Oh Stuart...》mi sussurra, mordendosi il labbro inferiore con i denti. Ricambiando il suo sorriso, inizio a dargli dei piccoli baci sulle labbra. Successivamente, alzandomi dal letto, il ragazzo passa le sue mani nervute sui lembi della mia maglietta, cercando di sfilarmela di dosso. Aiutandolo, rimango a petto nudo davanti a lui.
In seguito, prendendomi dai fianchi, il più grande mi fa avvicinare al suo viso con il mio petto. Il ragazzo inizia a baciarmi lo sterno, poi le costole ed infine il bacino. Io continuo a guardarlo dall'alto verso il basso, accarezzando quei suoi folti capelli neri. Poi, il più grande decide di riportarmi nuovamente sul letto, facendomi mettere a sedere sul suo bacino.
Nel mentre, i raggi della Luna sbucati fuori da uno squarcio, creatosi in mezzo alle nuvole grige che prima coprivano il cielo, illuminano fiocamente la scena.
《Aspetta... I tuoi ci potrebbero sentire...》mi sussurra il più grande, guardandomi con espressione affannata e vogliosa al tempo stesso. Accarezzandogli il viso, scendo dal letto per andare a chiudere a chiave la porta della mia stanza, mentre Murdoc mi continua a guardare con occhi interrogativi. 《Ora non ci potrà disturbare nessuno...》dico con voce soffice, girando la chiave della porta con uno scatto veloce. Murdoc rimane a guardarmi da sopra il letto con espressione maliziosa.
Lentamente, mi riavvicino al letto, ritornando a sedermi su di lui. 《Dove eravamo rimasti..?》chiedo con voce profonda, alzando con un dito il mento del più grande. Murdoc sorride, sentendo le mie parole e, avvicinandosi al mio collo, inizia a darmi dei soffici baci su quest'ultimo. Io rimango avvinghiato a lui, con le mie braccia che lo avvolgono.
Con un gesto veloce, poi, decido di togliergli la maglietta di dosso anche a lui. E, con un dito, lo spingo sul letto, facendolo adagiare del tutto sul materasso.
Con le mani, inizio a toccargli il petto nudo, fino ad arrivare alla zip dei suoi pantaloni che abbiamo comprato insieme.
Murdoc continua a guardare la scena dall'alto, mentre io inizio a lasciargli dei soffici baci sul suo petto. Appena mi avvicino al suo bacino, sento il ragazzo che si irrigidisce.
Alzando gli occhi, noto che Murdoc è completamente rosso in volto, così decido di raggiungere le sue labbra per baciarlo un'altra volta. Mentre succede tutto questo, le mani del più grande si vanno a posare sul mio didietro, iniziando a palparlo.

《STUART!》

Ad un tratto, fuori dalla nostra stanza, sentiamo dei passi pesanti che si avvicinano con violenza verso di noi. Appena sentiamo quel rumore, io e Murdoc torniamo subito seri, scambiandoci uno sguardo di terrore misto a preoccupazione.
In meno di due secondi, ci rivestiamo.
Murdoc corre a nascondersi sotto al letto, mentre io vado a girare la chiave della mia porta.
《STUART!》la voce che grida è quella di mio padre, e sembra essere davvero infuriato.
Poi, la porta si apre violentemente.

《Dov'è quel piccolo bastard-》l'uomo si ferma subito appena entra nella mia stanza, notandomi. Sono seduto sul letto mentre in mano tengo il libro di Oscar Wilde che stavo leggendo prima con Murdoc.
《Cosa..?》chiedo in modo naturale, cercando di non far destare sospetto all'uomo. 《Dov'è... lui?》chiede mio padre, con espressione dispreggiativa. 《Lui chi?》chiedo con tono provocatorio all'uomo. Quest'ultimo inizia ad innervosirsi, ma io lo faccio a posta. 《Quel trovatello... lui, il malvivente... quello che abbiamo salvato e che potevamo benissimo, lasciare sul ciglio della strada...》ringhia mio padre, stringendo pugni e denti, contemporaneamente.
Appena sento queste sue parole, mi si forma un nodo alla gola. Chiudendo velocemente il libro che tengo fra le mani, decido di rispondere all'uomo. 《Quel trovatello, malvivente, vagabondo o come lo chiami tu, "quel piccolo bastardo"... QUELLO, ha un nome, papà. Si chiama Murdoc, MURDOC è il suo nome! E non ha nessun difetto, non è un bastardo ed è l'unica persona che mi capisce qui dentro!》dico con tono di voce sicuro e deciso. L'uomo continua a guardarmi dall'alto verso il basso, con occhi sgranati. Non ho mai fatto un scenata del genere davanti a mio padre.
《E sai cosa ti dico? Ti odio, ti ho sempre odiato e non smetterò mai di farlo, Jimmy Tusspot!》appena mio padre sente pronunciare il suo nome e cognome, una sua mano ben aperta, si scaglia sulla mia guancia sinistra, facendomi voltare la testa.

Silenzio.

Nessuno dei due, parla.

Rimango immobile, pietrificato per quello che mio padre mi ha appena fatto.
《Stuart, da oggi sei in punizione. Ti sei giocato la tua libertà per i prossimi due mesi. E quel Murdoc che ammiri tanto, schioderà da questa casa oggi stesso; non lo voglio più vedere qui dentro e nemmeno vicino a te. Saranno guai seri, se pronuncerai quel nome dentro queste quattro mura, intesi?》conclude con tono severo e impassibile, mio padre, uscendo poi dalla stanza, sbattendosi dietro la porta.
A questo punto, le mie ginocchia iniziano a cedere, facendomi cadere per terra come fa una foglia che si stacca dal proprio ramo durante l'autunno, ormai rimasta senza più linfa vitale. E proprio come fa il mietitore, le parole di mio padre mi hanno prosciugato l'anima, facendomi cadere in uno stato di shock.

Call Me By Your Name ~Studoc Fanfiction// GorillazDove le storie prendono vita. Scoprilo ora